26 Aprile 2022

Con i dovuti scongiuri, pare che la pandemia da coronavirus stia volgendo a un termine, come testimonia la vicina uscita dallo stato di emergenza sanitaria. Anche le farmacie segratesi, comunali e private, iniziano a prendere fiato dopo un periodo di attività intensa. Giuseppe Airoldi, titolare dell’omonima farmacia di San Felice, dichiara infatti: «La situazione non si è ancora stabilizzata, anche perchè si è trattata di una crisi del sistema sanitario senza precedenti, ma se non altro sembra passato il periodo di isterismo più acuto». Per esempio, nei momenti di massima carenza di tamponi lo scorso inverno, i telefoni della farmacia erano sempre bollenti, ricevendo oltre 100 chiamate al giorno, nonostante l’indicazione esplicita che lì non si eseguivano test rapidi nè molecolari. «Per la gente, comprensibilmente, era difficile mantenere la pazienza e le inevitabili incertezze del sistema sanitario senz’altro non aiutavano, quindi abbiamo cercato di rimanere calmi e di sopperire, là dove era possibile, consigliando la clientela e mettendo a disposizione la nostra professionalità». Tenendo fermo l’obiettivo di tutelare gli altri, il direttore manifesta però la speranza che si possa presto tornare a qualcosa di simile alla normalità, magari con una nuova consapevolezza circa il contributo che i farmacisti possono apportare alla comunità scientifica, al fianco dei presidi sanitari locali, e nella vicinanza stretta con la cittadinanza. A questo proposito, rinnova l’auspicio che possano prodursi cambiamenti anche a livello delle politiche e dei regolamenti nazionali, perchè le procedure si snelliscano e le competenze dei farmacisti siano messe sempre più al servizio della gente, a costituire un patrimonio di conoscenza condivisa. «Ci auguriamo che da questa drammatica esperienza si possa almeno cessare di vedere la farmacia solo come un luogo commerciale», dichiara, «e iniziare a considerarla per il suo ruolo sociale e per le connessioni che è capace di stabilire con il territorio, rispondendo alle esigenze dei suoi abitanti».

Un tema che è stato sottolineato anche da Marina Lovotti, direttore di Segrate Servizi, e Fabio Moroni, direttore della farmacia comunale del Villaggio Ambrosiano, quello della possibilità di una visione più integrata della farmacia che metta a frutto al massimo l’esperienza umana e lavorativa dei farmacisti. Moroni infatti sostiene: «La pandemia ha fatto emergere le numerose responsabilità che interessano i professionisti di questo mestiere, che sono sempre reperibili dal lunedì alla domenica, anche nei giorni festivi, come ad esempio questa Pasqua, giorno in cui abbiamo continuato a effettuare tamponi». Una presa di coscienza che si spera possa accompagnare con ottimismo l’uscita dalla situazione emergenziale, per offrire un servizio in continuo miglioramento. Lovotti racconta, per esempio che «è stata integrata nella squadra di esperti una nutrizionista capace di affiancare la clientela con una consulenza oncologica e si sta pensando a come inserire altre figure necessarie nella realtà post-pandemica, quali lo psicologo e lo psichiatra». Nonostante le ansie vissute negli ultimi anni, però, Moroni si dice positivamente stupito dalla reazione della cittadinanza a un’altra recente tragedia: «Molti sono entrati per acquistare medicamenti a sostegno della popolazione ucraina ed è stato bello ritrovare in questa occasione paradossale un’umanità che sembrava persa». Un sollievo per chi opera nel settore verificare che effettivamente il panico dei primi tempi si sta esaurendo, perchè questo permette di riaprire un dialogo credibile incentrato sulla salute, favorito dai consistenti miglioramenti dei casi di covid.

«All’inizio dicevamo tutti che ne saremmo usciti migliori», continua Moroni, «ma poi era naturale che la frustrazione si sarebbe riversata anche sulle farmacie, che d’altra parte rappresentano l’interfaccia con il pubblico del Sistema Sanitario Nazionale. Ora bisogna solo tenere a mente quelle speranze ed essere ottimisti, perchè il futuro è davvero più terso». La parola d’ordine, insomma, sembra essere proprio fiducia: nelle istituzioni, nella ricerca, nella professionalità dei farmacisti e, per forza di cose un po’ciecamente, anche nel futuro. Non esiste una sfera magica per prevedere ciò che sarà, ma oggi è già possibile dire che ci avviamo verso un miglioramento: una speranza che in passato sembrava irraggiungibile è diventata a portata di mano. Le farmacie locali si sono rivelate all’altezza delle sfide più inaudite, perciò ora non resta che affidarsi alle competenze di chi ci lavora e ai miglioramenti che hanno in piano.

Chiara Valnegri