22 Settembre 2017

Ritmo Tribale è una storia di amicizia e di musica che inizia più di trent’anni fa. Metà anni Ottanta, “Milano da bere”, e chi non ne segue i riti si ritrova in piazza, magari a chiacchierare su una panchina. Cinque elementi borderline, Fabri, Alex, Zero, Edda e Andre, decidono così di imbracciare chitarre, bassi e microfoni invece dei fucili, e passano le serate a scrivere canzoni a Baggio, in una struttura che in precedenza ospitava una comunità per ex detenuti. Le occasioni di esibirsi in città, per un gruppo rock, sono poche, ma il movimento c’è, i ragazzi ascoltano, il passaparola funziona. I Ritmo Tribale diventano la band rock milanese per eccellenza, capofila di una scena che comprende anche gli Afterhours di Manuel Agnelli (sì, proprio quello che adesso fa il giudice a X Factor). Nel 1988 esce il primo album, allora si diceva ancora “disco”, il titolo è “Bocca Chiusa”. Poi Zero se ne va per la sua strada, al suo posto entra Briegel e si aggiungono le tastiere di Talia. I Tribali crescono con “Kriminale”, poi un mini-Lp, poi ancora “Tutti vs. tutti”. Dal vivo i loro concerti sono affollati, suonano dappertutto in Italia e pure all’estero. Sono fra i primi a essere ingaggiati da una major, le case discografiche importanti. Loro e i Negrita. Ancora un album, “Mantra”, e poi “Psycorsonica”. Il successo, quello vero, pare sia alla portata. Invece no. Edda, il cantante, se ne va. Un ultimo album con Scaglia alla voce, “Bahamas”, poi ognun per sé. Per tanti anni, più di quindici. Ora il gruppo si riforma. Edda non c’è, ha una sua carriera solista. Agli altri compari è tornata la voglia e lo scorso giovedì hanno suonato al Magnolia, locale sulle rive dell’Idroscalo. Quanto durerà? Non si sa. Non si sa se sia una fine o un nuovo inizio. Per loro non è questo l’importante.  L’importante è la musica e l’energia. Due cose che ai Tribali non possono mancare mai.