25 Febbraio 2022

Nei giorni scorsi la stampa ha posto la sua attenzione per un quadro raffigurante la Gioconda che si trova a Montecitorio. In realtà non si tratta di una vera e propria scoperta, visto che già dal 2019 se ne conosceva la sua esistenza. Ora, però, si è acceso il dibattito sulla possibilità che si tratti di una copia realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione, come asserito dal questore della Camera Francesco D’Uva. Contro questa tesi, il critico d’arte, Vittorio Sgarbi che l’ha addirittura definita “una modesta tela da arredamento”. Chi può aiutarci a fare luce è però il presidente del consiglio comunale di Segrate, Gianluca Poldi, scienziato che si occupa di diagnostica e conservazione di beni culturali. Il primo che nel 2019 ha analizzato il dipinto in questione.
«Il senatore della Lega Stefano Candiani, allora sottosegretario agli Interni, mi chiese di compiere un’analisi sul dipinto, che era molto sporco» racconta Poldi. «Così, insieme a una collega, abbiamo compiuto degli esami non invasivi. Senza essere così drastico come Sgarbi, posso anche io confermare che l’opera non ha la qualità del maestro ed escludo anche l’ipotesi che sia uscita dalla bottega di Leonardo». Tuttavia per Poldi siamo davanti a un caso affascinante: «L’aspetto che trovo interessante è che parte del cielo e del panorama è molto scuro, rispetto al quadro esposto al Louvre. Chi l’ha dipinto ha usato un colore particolare, un blu di smalto, che non era quello che utilizzava Leonardo. Lui si avvaleva di un colore molto costoso ottenuto dalla polvere del lapislazzuli che arrivava dall’Afghanistan. Qui, invece, parliamo di un blu che dopo un secolo tende a scolorire. Siamo comunque davanti a un’opera del Cinquecento o del Seicento».