15 Ottobre 2021

Il Melograno di Segrate fa scuola e insegna l’accoglienza. Sono oltre 1.500 le famiglie che hanno alzato la mano all’appello lanciato ad agosto dalla cooperativa sociale, pronte ad accogliere una donna afghana se e quando ce ne sarà bisogno. E da allora, grazie alla campagna #unastanzaperunadonnaafghana, sono tante le realtà che, pungolate da Anci (associazione nazionale comuni italiani), si stanno sedendo a un tavolo di lavoro per provare a creare un modello di ospitalità diffuso, che crei una rete di supporto per chi arriva e tuteli sia chi viene accolto che coloro che accolgono.

«Quando la situazione in Afghanista è degenerata, ci siamo subito allarmati. Avendo mediatori culturali afghani, abbiamo visto con i nostri occhi cosa stava accadendo e abbiamo lanciato la campagna» ha commentato Mario Soldati, referente della cooperativa. «In pochissimi giorni all’appello hanno risposto in tantissimi e ora siamo arrivati a 1.500 famiglie. Vista l’eco che ha avuto la campagna e l’adesione imponente, Anci ha prodotto una nota formale che ha portato all’attenzione del legislatore affinché si elaborino nuovi modelli di accoglienza adeguata. Mi spiego meglio: quando abbiamo lanciato la campagna, i dubbi erano molti. Da più parti, per esempio, ci veniva sollevato il problema della tutela, sia delle famiglie che accolgono che di chi arriva e ha bisogno di assistenza, supporto e non solo. Nello stesso tempo, è sotto gli occhi di tutti come sia meglio aiutare le persone non concentrandole in grandi hub, bensì accogliendole in contesti familiari, dove oltre a una casa, si offrono sostegno, calore e una vera e propria rete di supporto».

Tra le persone che hanno dato adesione, infatti, non c’è solo chi ha messo a disposizione una stanza o una parte della propria casa, ma anche chi ha offerto le proprie competenze (per esempio mediche) o chi la propria convivialità, ovvero si è reso disponibile a offrire pranzi o cene nel fine settimana, a donare tempo per fare sentire le donne che arriveranno meno sole o più a casa. «Si è generata una rete davvero bella e si è innescato un meccanismo che ha portato all’attenzione di tutti questa lacuna» prosegue Soldati. «Ci siamo chiesti: Cosa possiamo fare davvero per stare vicino queste persone? Da allora si sono messe in campo tante forze attive. Per esempio, attraverso LegaCoop, che ha dato subito la sua adesione, si sta cercando di individuare partner sul territorio italiano che possano offrire supporto alle famiglie che accoglieranno, perché se è vero che la maggior parte sono lombarde (in particolare dell’area milanese) è anche vero che la metà vengono da tutta Italia ed è ovvio che noi non potremmo dare supporto a chi, per esempio, accoglierà in Sicilia. E ancora, in questo periodo stiamo organizzando anche dei webinar, affinché chi ha offerto la propria disponibilità sia partecipe nella costruzione di un modello di accoglienza nuovo».

Il Melograno è attiva nel milanese dal 1999, con attività nel mondo dei servizi alle persone e alle comunità (disabili, anziani, famiglie e minori, migranti richiedenti asilo). Dal 2019 si trova in via Pascoli, a Novegro, e conta 700 lavoratori, di cui 500 soci. Da subito si è messa a disposizione delle autorità governative e del territorio, “per accogliere una donna costretta a scappare dalla guerra e dalla furia misogina dei talebani” scrivevano in una nota ad agosto, e ancora, “lo dobbiamo alle persone che abbiamo illuso con il nostro tentativo di esportare democrazia, lasciandole poi in balia dei fondamentalisti”.

«Fino ad ora, in Italia sono stati accolti nuclei familiari, dunque la situazione non ha collimato con la nostra proposta di accoglienza di singoli individui» spiega infine Soldati. «Ora però, visto anche il calo dell’attenzione mediatica, è assai probabile che salga il numero di persone che cercheranno vie di fughe diverse da quelle formali. L’impegno, quindi, è quello di trovare sbocco a tutte le offerte di ospitalità, in rete con altre realtà del privato sociale del mondo cooperativo». L’iniziativa, infatti, è già sostenuta oltre che da LegaCoop, anche da Confcooperative e dal Touring Club Italiano e sono tante le famiglie che continuano a proporsi.

Eleonora D’Errico