01 Febbraio 2019

Per il secondo anno consecutivo al centro civico Verdi torna “Migrazioni” rassegna culturale con mostre, incontri, presentazioni di libri, spettacoli e testimonianze di Ong, come Emergency e Cesvi, su un tema di bruciante attualità. L’appuntamento prenderà il via sabato 9 febbraio e durerà, quasi quattro mesi, visto che si concluderà il 24 maggio. L’iniziativa si svolge in collaborazione con D come Donna  e ha come obiettivo cercare di creare spunti di riflessione per tutte le età per continuare a capire di più, per avere un’opinione motivata su quella che è una vera e propria emergenza umanitaria e provare ad affrontarla agendo in maniera consapevole e intelligente. Si parte con il pomeriggio del 9 febbraio con la presentazione del libro di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti “Non lasciamoli soli”. A seguire, mostra fotografica e visita guidata “Libya - Off the wall”, la primavera araba del 2011 nelle immagini di Giovanni Diffidenti. «La politica nazionale e internazionale» spiega  l’assessore alla Cultura Gianluca Poldi «deve occuparsi seriamente della tutela dei diritti dei migranti, incluso quello di asilo, e deve mettere in campo progetti di lungo respiro per favorire da un lato l’affermazione di politiche democratiche e virtuose in Africa, dall’altro, qui da noi, l’integrazione per costruire un tessuto unitario pur a fronte di storie, esperienze e culture diverse. Anzitutto il rispetto, quindi prassi d’ascolto e politiche lungimiranti, anche se magari scomode. Il sogno di ciascuno, stabile o migrante, è lo stesso: poter stare tranquilli, umanamente ed economicamente, avere un buon alloggio, diritti oltre a doveri, potersi sentire accolti e valorizzati. Insomma la libertà, la pace. Per questo abbiamo voluto riproporre “Migrazioni”, che attraverso esperienze, racconti, immagini, ci possa aiutare a pensare a una nuova politica che permetterebbe agli europei di rendersi conto delle difficoltà della migrazione e conoscere di più l’altro». Gli fa eco il sindaco Paolo Micheli: «La parola integrazione, o inclusione, è da qualche tempo sparita dal vocabolario politico, soffocata dall’urgenza di sicurezza e dalle mille paure, nel medio periodo poco o nulla giustificate, di fronte all’arrivo di stranieri, soprattutto oggi africani. Come se non fosse il successo dell’integrazione, ossia la reciproca capacità di ascolto e condivisione della propria cultura e quindi la comprensione delle leggi dello stato che ospita, a garantire la stabilità della società e di un Paese. Come se non fosse questa educazione alla cittadinanza l’argomento su cui puntare maggiormente forze ed economie a livello di politica interna. A livello di politica estera, invece, se si può pensare di regolamentare e ridurre gli arrivi, gli sbarchi, non si possono calpestare i diritti umani, per un fatto di umanità come pure per legge».