13 Settembre 2019

Per anni è stato tra i più battaglieri sui banchi del consiglio comunale, sponda minoranza, poi ha scelto di lasciare spazio ai più giovani. Ma, come dice lui stesso: “La politica non è solo quella istituzionale, ma è anche uno stile di vita”. Ora si sussurra che potrebbe tornare in prima linea a Segrate, nel frattempo non ha mai smesso di impegnarsi per l’ambiente. Stiamo parlando di Biagio Latino, storica figura dei Verdi segratesi.
Saranno almeno sei o sette anni che non la intervisto. Come andiamo? Di cosa si sta occupando ora?
«Io sto bene e mi sto dedicando all’ecologia della vita. Sono istruttore di Tai Chi in una palestra a Cassina de’ Pecchi, un ruolo che mi impegna parecchio e che, al tempo stesso, mi dà parecchie soddisfazioni».
Mi spiega un po’ più nel dettaglio di cosa si tratta?
«È una disciplina che si basa sull’armonia degli opposti, lo yin e lo yang, che fa bene alla salute della mente, del corpo e dello spirito. Sono oltre vent’anni che pratico questa disciplina, grazie a un maestro cinese di fama internazionale, che mi ha nominato istruttore».
Non mi dica che il suo impegno ambientalista è venuto meno...
«Per nulla. Ho concentrato le mie ricerche e sto portando avanti le mie battaglie in un ambito un po’ più ampio di quello segratese. Da gennaio sono uno dei promotori del “Friday for future”, movimento internazionale che si ispira a Greta Thunberg e che lotta per trovare una soluzione alla crisi climatica. A marzo, è stato bello vedere in piazza a Milano 150mila persone e, più in generale, oltre un milione in tutta Italia».
Vogliamo spiegare per quale motivo il movimento si chiama Friday for future?
«Ogni venerdì mattina ci ritroviamo in piazza della Scala per uno sciopero per il clima. Si tratta di un presidio che viene ripetuto in tutto il mondo, per sollecitare i governi a prendere posizioni concrete per frenare la crisi climatica. Stiamo in piazza un paio d’ore, organizziamo cortei, flash mob e iniziative simili. Ogni volta siamo dalle 50 alle 100 persone, ma abbiamo anche avuto picchi di 300. E manifestazioni identiche si svolgono, in contemporanea, in tutto il mondo».
Tutti i venerdì, feste comprese? Quindi, se Natale cadesse quel giorno, voi andreste in piazza?
«Certamente. La crisi climatica non va mica in ferie».
Prossimo passo che avete in programma?
«Dal 22 al 27 settembre abbiamo organizzato una settimana di sciopero mondiale sul clima che vedrà il suo clou il 23, quando Greta andrà a parlare all’Onu. Mi auguro che, per l’occasione, le scuole segratesi si mobilitino e vogliano partecipare, perché c’è in gioco proprio il futuro dei ragazzi. Io non mi preoccupo per me, ma per i miei nipoti».
Ricorda la sua prima battaglia ambientale?
«Certo. A 22 anni, in Sicilia, nei confronti di una fabbrica che inquinava. Ricordo che tutto il paese si mobilitò. Ma la mia sensibilità ecologica era già emersa qualche anno prima».
In questi ultimi anni, quanta fatica le è costato stare ai margini della politica?
«Ma la politica non è solo quella istituzionale. È anche uno stile di vita, come mangi, come ti relazioni con gli altri. Puoi benissimo cambiare il mondo, cambiando semplicemente te stesso. La politica nei palazzi ti permette di muovere le leve per modificare gli strumenti amministrativi, ma se non siamo in grado di cambiare noi stessi, come possiamo pensare di modificare il mondo?».
Peraltro, questi sono discorsi che voi portate avanti da anni...
«E la crisi in atto è ancora poco conosciuta. Venti o trent’anni fa ci davano dei catastrofisti. Ebbene, oggi quelle catastrofi si sono registrate e c’è ancora troppa gente che si gira dall’altra parte. Nel 2018, l’Onu ha dichiarato che sono rimasti 12 anni per salvare il pianeta, ma questo periodo si è ulteriormente ridotto, visti i fatti drammatici che si stanno verificando. L’Alaska brucia e nell’aria si sprigiona metano. Tutto è a rischio, spariscono insetti come le api e le coccinelle, che servono per impollinare i fiori. Il livello di degrado sta crescendo in maniera esponenziale, e non lo dico io. Ci sono rapporti di organi internazionali. Siamo già ad un grado di aumento della temperatura, il Polo Nord si sta sciogliendo. Se arriviamo a due gradi i disastri aumenteranno e i fenomeni estremi, come il caldo e il freddo, colpiranno le popolazioni del sud-est asiatico, che si vedranno costrette a emigrare. Questo fenomeno non è legato solo alle guerre, come si vuol far credere».
E come si può porre un freno a tutto questo?
«Il metodo naturale per ridurre l’anidride carbonica è quello di piantare alberi. Ma si parla di 250 miliardi di piante. Per intenderci, a Segrate ne servirebbero un milione e 600mila. Sono numeri impressionanti. Si stanno studiando altri sistemi di cattura del CO2, ma sono ancora in stato embrionale e incidono per percentuali irrisorie».
Esiste anche un metodo non naturale?
«Bloccare le estrazioni di idrocarburi e riconvertire la produzione energetica su fonti rinnovabili. Allo stato attuale stiamo fornendo 18 miliardi di euro di sovvenzioni ai petrolieri. Se usassimo quella cifra per incrementare il trasporto pubblico dei treni e delle metropolitane, per aumentare l’energia del vento e del sole, per fare manutenzione del territorio, sarebbe già un grosso risultato. E, sinceramente, anche a Segrate mi aspettavo che si investisse sulla riconversione solare con l’installazione di pannelli su tutte le strutture pubbliche».
I suoi ragionamenti sono sicuramente confortati da dati ben precisi, ma non è un po’ utopistico pensare che davvero i grandi della terra si impegnino in questa direzione?
«A livello mondiale la coscienza sta crescendo, i giovani devono prendere in mano il loro futuro e invertire la rotta. Non è utopia. Stiamo toccando con mano la situazione. Pensiamo all’uragano Dorian o al Polo Nord che si scioglie. Questi sono fatti reali. Migliaia di scienziati stanno certificando questa realtà. Siamo già nel bel mezzo della crisi e dobbiamo evitare che si arrivi a un livello di non gestibilità. Sa qual è l’alternativa?».
Me lo dica lei.
«Una sola: la fine dell’umanità sulla terra».
Spostiamoci per un attimo a Segrate, visto che lei ha accennato la questione dei pannelli solari non installati negli edifici pubblici. Deluso dall’amministrazione Micheli?
«Non c’è alcun dubbio che abbia sicuramente fatto meglio di quella precedente, ma poteva fare di più. Mi aspettavo più coraggio nella gestione del territorio, per cancellare i progetti di devastazione edilizia della precedente giunta. Ha fatto un buon lavoro sul Pgt, ma doveva eliminare le nuove previsioni urbanistiche, non volute da lui, come il discount che sorgerà a Lavanderie, sul territorio del Centroparco».
L’attuale amministrazione, però, sostiene che si tratti di diritti acquisiti del costruttore a cui non si può più opporsi, anche perché sono già stati versati ingenti oneri di urbanizzazione…
«Vero. Nel Pgt, però, è previsto che i diritti acquisiti si possano spostare a Westfield. Si doveva avere il coraggio di farlo. Così come si poteva avere maggiore intraprendenza sulla raccolta differenziata e sulla viabilità».
Insomma, Micheli bocciato?
«Non ho detto questo. Semplicemente poteva fare di più».
Quindi, fra 10 mesi, è davvero pronto a tornare in campo?
«Per adesso mi occupo di Friday for future, tra 10 mesi vedremo. Insieme agli altri Verdi segratesi stiamo facendo dei ragionamenti, cercando soprattutto di stimolare i giovani. Vedremo come evolveranno le cose e faremo le nostre valutazioni politiche».
Un altro candidato sindaco di area di centrosinistra che si potrebbe schierare in contrapposizione ca Micheli, insomma.
«No, non dico assolutamente che, se decideremo di presentare una lista, sarà contro Micheli».
Beh, visto il suo ragionamento espresso pochi secondi fa, viene spontaneo ipotizzarlo.
«Io invece dico che le linee politiche si possono anche modificare. Se Paolo volesse aprire un dialogo con i Verdi, noi siamo disponibili».