24 Marzo 2017

Questo mese continuano le interviste ai nostri ospiti. Abbiamo deciso di dar voce a un  simpatico giovanotto classe 1920 che con la sua storia personale è riuscito ad affascinare molti di noi. Si tratta del Signor Luigi Cantù,   quasi 97 anni, ospite della  Residenza da circa un anno. Nonostante l’età è un uomo molto in gamba, ancora pienamente autonomo e con un bagaglio culturale e di vita molto importante. Ama molto raccontarsi e quando parla del periodo più brutto della sua vita, cioè la guerra, si emoziona e questi sentimenti sono subito avvertiti dagli interlocutori. Al momento dell’intervista è apparso entusiasta di poter condividere con i lettori parte della sua vita e di poter raccontare una parte del suo vissuto che, per esperienze, situazioni vissute e persone conosciute è diventato ormai un vero e proprio pezzo di storia. Conoscendo il signor Cantù non abbiamo posto delle domande prestabilite perché ci siamo lasciate trasportare dal suo racconto. È stato come immergersi in un fiume in piena ma non vorticoso e impetuoso bensì dolce e da cui farsi piacevolmente cullare. Il signor Luigi ha iniziato il suo racconto partendo dal periodo in cui, a circa 20 anni, è stato chiamato alle armi, a causa dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Questa improvvisa e infausta partenza gli ha impedito di continuare gli studi che avevano come obiettivo quello di poter diventare un giorno astronomo. Gli mancavano infatti solo due anni al compimento del percorso di studi. I suoi primi ricordi appaiono lucidi e ben scolpiti nella memoria anche se carichi di dolore e sofferenze. Rammenta benissimo come, dopo due anni di guerra, fu catturato dagli inglesi e fatto prigioniero a 240 Km dal Cairo dopo la sconfitta di El Alamein. Queste le sue parole: “Sono stato circondato dalle truppe del generale Montgomery, intorno a me vedevo solo morti, mi hanno preso e la mia prigionia è durata 7 lunghi anni”.
Durante i primi due anni di prigionia il signor Cantù è riuscito a studiare l’inglese e questa conoscenza gli ha permesso di diventare interprete tra le truppe prigioniere e gli Alleati. Solo dopo quattro anni ha ricevuto la prima lettera dall’Italia, grazie alla sua fidanzata che in seguito diventerà sua moglie e madre dei suoi figli. Quando l’Italia, dopo l’8 settembre del 1943, si unì agli Alleati nella lotta contro il nazifascismo, finalmente i prigionieri incominciarono a essere riportati in patria: “Io non sono tornato a casa subito perché gli inglesi rimandavano in patria in ordine alfabetico… Prima i cognomi con la lettera A, poi quelli con la B e finalmente toccò anche a me con la lettera C!”. Il racconto prosegue e Luigi ci narra  di  come, durante le lunghe notti di prigionia, riuscisse a sentirsi meno solo guardando le stelle, le ammirava e le contemplava e sperava che un giorno, una volta ritornato in patria, avrebbe ricominciato a studiarle. Il cielo africano tempestato di stelle gli donava consolazione e anche speranza, dando un senso al suo futuro che nel momento della prigionia appariva tutt’altro che luminoso.
L’emozione riaffiora quando nel ricordare  il rientro in Italia ripercorre alcuni momenti di intensa sofferenza emotiva. Tanti amici e conoscenti sono purtroppo morti durante il conflitto, e anche nel periodo della prigionia prima di far rientro a casa. Luigi ci racconta anche della triste avventura del percorso di rientro in patria. I prigionieri italiani infatti erano stati divisi su due navi, i ragazzi abitanti nel Sud Italia su una e quelli del Nord su un’altra. Quella degli amici del Sud fu purtroppo affondata durante la traversata del Mediterraneo da un sottomarino tedesco, la sua per fortuna riuscì ad attraccare nel porto di Napoli. Il signor Cantù commenta l’evento in questo modo: “Mi sono sentito miracolato per la seconda volta!”.  Ricorda anche che, dallo sbarco a Napoli, prima di giungere a casa, ha fatto diverse tappe, passando prima per Roma, poi arrivando a Genova per giungere finalmente a piedi a Milano. Terminato questo brutto periodo, riesce a vincere un concorso in Astronomia e inizia  a lavorare per l’osservatorio di Merate, dove resterà per circa 32 anni, coronando così il suo progetto giovanile. Termina il suo racconto dicendoci che la sua vita, seppur difficile, è stata anche piena di tante emozioni e soddisfazioni.  
La storia di Luigi ci ha insegnato che se si hanno buona volontà e tenacia i sogni si possono sicuramente realizzare! Il Signor Cantù è anche uno dei nostri ospiti che ama partecipare agli incontri dell’Università della Terza Età, che anche quest’anno ha in calendario un incontro organizzato e tenuto dall’Associazione Cernuschese Astrofili. Le stelle torneranno a parlare e ricorderanno alla memoria e al cuore del nostro caro Luigi tante esperienze, ma doneranno sicuramente anche tanta gioia a chi alle stelle ha saputo affidare il destino di una vita.