22 Settembre 2017

Kate Tappert, durante l’intervista, racconta la sua storia d’amore vissuta con Luigi Mandelli (prigioniero italiano) durante la seconda guerra mondiale. Racconta di aver incontrato Luigi per la prima volta quando lui lavorava nella cucina di uno stabilimento di aeroplani di fianco alle baracche mentre Kate, che aveva studiato economia domestica, era stata mandata a lavorare come cuoca nella stessa mensa.
Le ragazze tedesche che lavoravano in fabbrica, però, avevano la proibizione di fraternizzare con i prigionieri; quelle che venivano sorprese a conversare o, peggio ancora, ad aiutare in qualche modo i prigionieri subivano punizioni che andavano dal taglio dei capelli all’arresto.
Kate, però, fu fortunata:«Ebbi l’incarico di ritirare dagli operai i tagliandi dei viveri e di consegnare loro la dose quotidiana di cibo. Fu proprio in questo modo che riuscii ad approfondire la mia conoscenza con Luigi.»
Kate, visibilmente emozionata, ci confida che tra i due era lui quello più innamorato e che quando nessuno lo sentiva le rivolgeva dei complimenti in un tedesco piuttosto approssimativo; Kate arrossiva ma faceva finta di non sentirlo per evitare rimproveri dai sorveglianti ma d’altronde era molto felice e si sentiva lusingata delle attenzioni di quel simpatico giovanotto italiano.
«Luigi era talmente innamorato di me che ogni volta mi ripeteva: io ti amo, ti desidero, ti voglio sposare.»
Alla fine delle ostilità, Luigi e i suoi amici furono caricati su un treno e avviati verso un campo di smistamento dal quale dovevano proseguire per l’Italia.
Prima di partire Kate e Luigi si incontrarono per dirsi addio ma lui continuò promettendole che sarebbe ritornato a prenderla per portarla  con sè in Italia.
Kate era incredula, era certa che si sarebbe scordato di lei e con le lacrime agli occhi lo lasciò andare certa che non lo avrebbe mai più rivisto.
Il destino però fu ben diverso; quando Luigi giunse al campo di smistamento, finalmente libero, comperò con un paio di pacchetti di sigarette che aveva ricevuto in regalo un apparecchio fotografico, barattandolo poi con una bicicletta; in un paio di giorni di viaggio raggiunse di nuovo Oschersleben dove nel 1945 i due innamorati si sposarono in Comune.
La famiglia di Luigi, però, era particolarmente credente, tant’è che i suoceri un giorno dissero a Kate che, se voleva stare con il loro figlio, doveva convertirsi dalla religione evangelica a quella cattolica.
«In seguito tornammo insieme in Italia e più precisamente a Mariano, un piccolo paesino in provincia di Bergamo, e lì ci sposammo con rito religioso nella parrocchia del paese. Successivamente ci trasferimmo a Brembate dove Luigi fu sindaco per ben tre volte.»
La  vita della nostra Kate fu piuttosto movimentata, poiché Luigi anteponeva il lavoro alla famiglia. I loro figli crebbero quasi senza una figura paterna; «Il nostro alla fine non era più amore autentico ma un semplice volersi bene».
Kate si dice particolarmente affezionata all’Italia. «Dell’Italia mi piace il sole, mi piacciono i paesaggi e amo particolarmente i laghi (lago Maggiore, lago di Garda). Per quanto riguarda gli italiani credo che abbiano il pregio di essere gentili ma il difetto di non mantenere la parola».
Sono stati anni duri quelli vissuti dalla nostra ospite, tra il lavoro post-guerra, i soprusi che si subivano, il cambio radicale di città, abitudini e religione.
«Detto sinceramente, la Germania un po’ mi manca, ma nulla in confronto a prima. Mi ricordo che i primi anni volevo scappare da qui e tornare definitivamente a Berlino.
San Rocco oramai è diventata la mia casa. Devo dire che mi trovo bene.
Credo di avere un buon carattere per cui non ho problemi a stringere amicizie.
L’amicizia per me è un grande valore. È qualcosa di forte che ci porta a tendere verso l’altro.
Per ora qui non ho stretto particolari legami, forse perchè sono arrivata da poco.
Spero col tempo di poterne maturare.»