11 Novembre 2016

Se al mattino vi capita di passeggiare per il terzo piano della Residenza San Rocco di Segrate, sarete sicuramente attirati dalla musica accattivante della fisarmonica, suonata dal signor  Delfino, che si diletta a fraseggiare con le dita sulla tastiera, mentre le signore cantano spensieratamente i motivetti proposti.
Ho chiesto al nostro ospite come è nata la sua passione per la musica e nel rievocare immagini del passato mi ha raccontato le sue vicende...
Delfino Mantovani nasce a Ceneselli, provincia di Rovigo, nel lontano 1926. Purtroppo la mamma è deceduta dandolo alla luce e il suo rammarico è quello di non avere foto che possano ricordargliela. È stato cresciuto dalla nonna materna ma all’età di otto anni, dopo aver fatto la Prima comunione, si è presentato suo padre per portarlo via: “ormai era grande e doveva lavorare”.
Il papà faceva di lavoro il cantastorie; giravano per le piazze dei paesi vendendo canzoni. Il piccolo Delfino passava tra la gente con un vassoio, vendendo i fogli delle canzoni per cinquanta centesimi, mentre il papà cantava e il fratello suonava la batteria.
Ma la vita gli preservava altre difficoltà da superare; il papà morì improvvisamente in un incidente d’auto a soli 44 anni e Delfino, rimasto solo con il fratello minore, continuò con difficoltà il mestiere di famiglia.
All’età di 33 anni, dopo mille avventure e diversi amori giovanili in giro per l’Italia, conobbe a Vercelli l’amore della sua vita: una bellissima ragazza di nome Elisa, che tutti chiamavano Regana. Si sposarono e dal loro matrimonio nacquero due figli.
Così iniziò una nuova avventura e un nuovo lavoro con la famiglia di sua moglie, che aveva le bancarelle di giochi del tiro a segno con cui seguiva i giostrai nelle feste di paese. Si occupava di tutto: organizzava le date, gli spostamenti, montava i tirassegni, gestiva la famiglia.
In particolare aveva allestito uno zoo itinerante con gabbie di animali da mostrare al pubblico; Delfino era diventato domatore e la gente pagava il biglietto per vedere gli animali.
Ha iniziato con  una scimmia, due fagiani, tre trampolieri, un varano, i vampiri, poi ha aggiunto un orso tibetano che gli ha azzannato un dito, un leone che portava a spasso di notte, leopardi, iene, serpenti, ecc.
L’impegno era tanto per cui, dopo alcuni anni, decise di vendere lo zoo a Nando Orfei, che fece un buon affare, visto che pagò il tutto solamente sei milioni e mezzo di lire.
Venduti gli animali si trasferì a Genova con tutta la famiglia gestendo i tirassegni, ma contemporaneamente svolgeva un altro lavoro in Svizzera: montava i guard-rail  sulle autostrade.
Finalmente decise di fermarsi all’Idroscalo di Segrate e lì rimase per 30anni. Ha smesso di lavorare a 78 anni per un infortunio alla gamba, ma ha tanta voglia di vivere.
La sua fisarmonica ci accompagna dolcemente durante la giornata e per Delfino è non solo un legame con i ricordi del passato ma un mezzo per vivere in modo spensierato il presente, perchè la vita lui l’ha vissuta intensamente, non ha rimpianti, rifarebbe tutto e rivivrebbe le sue avventure.
A San Rocco continua a suonare per noi e a farci cantare, insegnandoci che “La musica non è solo passione ma è vita!”