Ancora assolutamente attuale la lezione dei grandi progettisti della seconda metà del '900

05 Febbraio 2016

Le nuove tendenze dell’abitare, influenzate dall’enorme quantità di informazioni editoriali e pubblicitarie alle quali tutti noi siamo abituati, non rappresentano più soltanto il semplice assolvimento della funzione del vivere o della rappresentanza del proprio status sociale, piuttosto si confrontano e traggono ispirazione dai temi di attualità che maggiormente attirano l’attenzione delle nostre coscienze.
Negli ultimi anni sono soprattutto le tendenze green a influenzare i nostri stili di vita e, come avviene per i campi dell’alimentazione, della mobilità e delle scelte di acquisto dei prodotti di consumo, anche nelle nostre case le vocazioni eco-friendly indirizzano il nostro gusto e le nostre preferenze abitative.
Tutto questo si traduce in architetture residenziali che tentano, non sempre con successo, di accontentare questi nuovi bisogni, attraverso edifici con appartamenti che privilegiano soluzioni tecnologiche a basso impatto energetico e importanti spazi aperti ad uso esclusivo dell’abitazione, come ampi loggiati,  terrazzi vivibili e tipologie di appartamenti a piano terra con giardini, porticati e verande vetrate.
Spesso però ci si rende conto che molte nuove residenze non riescono ad accontentare questi nuovi bisogni, che vengono invece ampiamente soddisfatti nei “vecchi” quartieri modello frutto delle sperimentazioni urbanistiche degli anni 60’ e 70’; tra i tanti, ne costituiscono un esempio virtuoso i contesti di Milano 2 e Milano 3, oltre al più organico nucleo del quartiere San Felice, progettato e realizzato tra il 1967-75 da L. Caccia Dominioni e V. Magistretti, architetti di spicco della cultura architettonica milanese.
Questi quartieri, in antitesi con la cultura della speculazione edilizia, riescono ad essere ancora un modello per l’abitare contemporaneo, mantenendo una sensibilità ed un rapporto con il verde di gran lunga superiore a molte costruzioni recenti che nonostante studiati slogan pubblicitari, non sempre raggiungono un vero rapporto tra verde privato e verde collettivo, né dirette relazioni con i servizi o calibrate gerarchie dei percorsi. Per tutti questi aspetti i “vecchi quartieri modello” rappresentano un esempio più che mai attuale per le tendenze dei nuovi stili di vita.

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