In un periodo fortemente negativo per l’edilizia italiana le ristrutturazioni smorzano la crisi.

19 Febbraio 2016

Nel panorama edilizio italiano, fortemente provato dalla crisi sistemica che appesantisce tutto il Vecchio Continente, una delle poche voci che offre una particolare positività è quella che riguarda il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente, con particolare riferimento alle ristrutturazioni di appartamenti unifamiliari (manutenzioni ordinarie e straordinarie).
Secondo i dati dell’ultimo rapporto Cresme, a fronte di una netta riduzione delle nuove costruzioni, che in Italia nel triennio 2012-2015 ha subito un calo del 14%, il trend relativo al rinnovamento dell’esistente ha registrato un incremento del 4,2% nello stesso periodo. Da questi dati deriva il primato europeo di spesa per le ristrutturazioni, che si attesta per il nostro Paese al 6,3% in rapporto al Pil, seguono Germania al 5,8% e Danimarca al 5,5%; tra i meno attenti al rinnovo edilizio in Europa troviamo la Spagna al 2,6% di investimenti sul Pil.
Le ragioni di questa attenzione degli italiani per la riqualificazione della casa di proprietà sono molteplici, sicuramente non solo economiche, ma anche culturali e radicate nel concetto di casa di proprietà come bene primario che in pochi Paesi come in Italia costituisce un rapporto bivalente di affettività e consolidamento economico della famiglia, oltre che un’importante manifestazione del proprio stile di vita. Sicuramente una concausa sono stati gli incentivi per il rilancio economico messi in atto dagli ultimi governi, che a tutt’oggi permettono sgravi fiscali consistenti per le ristrutturazioni; anche altri dati oggettivi fanno comprendere questa propensione tutta italiana: il 70% delle famiglie vive in una casa di proprietà e sempre più giovani acquistano un appartamento non nuovo.
Oltre ai dati statistici e alle propensioni culturali, quello che l’Italia ha intrapreso indica un percorso che necessariamente anche altri Paesi dovranno seguire, soprattutto se le politiche dei governi nazionali continueranno ad essere attente ai delicati temi climatici ed ambientali; il tempo del consumo “spensierato” di nuovo territorio e la cementificazione di zone a rischio è ormai passato, via libera dunque a riconversioni, rinnovamenti e restauri dell’esistente; e perché no, anche alla ristrutturazione di casa propria.

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