29 Aprile 2016

Oltre 370.000 visitatori di cui circa il 70% stranieri, sono questi i numeri da record dell’evento fieristico per eccellenza del design italiano. Sicuramente il dato è estremamente positivo per l’indotto del mobile e rassicura anche quanti auspicano una progressiva uscita dalla crisi; gli addetti ai lavori e gli espositori respirano ottimismo e anche i visitatori occasionali tornano a casa con una bella dose di soddisfazione e nuovi cataloghi. Se però si confronta la manifestazione appena conclusa con le edizioni precedenti sul piano dei contenuti, qualche osservazione risulta doverosa. Rispetto all’evento di due anni fa, paragonabile perché ogni due anni il salone ospita oltre che l’arredo tout-court anche l’esposizione del bagno e delle cucine, le novità e il livello comunicativo degli allestimenti sono apparsi un po’ timorosi.
Il salone del 2014 aveva impressionato non tanto per i suoi numeri ma per la voglia di comunicare delle aziende che attraverso installazioni coraggiose e ricercate, esibivano i propri prodotti enfatizzando la sorpresa del visitatore; su molti spiccava l’allestimento di Cassina del gruppo poltrona Frau con la sua Floating Forest su progetto dell’architetto Sou Fujimoto. L’allestimento presentava i prodotti immersi in una fitta foresta metropolitana, imbastita su vasche sospese e specchianti che moltiplicavano l’effetto del verde, dando al visitatore l’impressione di essere in un living realmente allestito in una foresta ed ottenendo un risultato tanto emozionale quanto concettuale.
Nel salone da poco concluso, sono un po’ mancate queste coraggiose manifestazioni ricche di contenuti futuribili, che sembrano aver lasciato il posto a livelli comunicativi più cauti e concreti, probabilmente dovuti alla sensazione crescente del superamento di un periodo delicatissimo.
La vera nota di stupore della manifestazione di quest’anno si riscontra per le strade della città, con il cosiddetto “Fuori Salone” mai così ampio e ricco di partecipazione. Probabilmente il vero segnale di innovazione è proprio questo, l’espressione e la rappresentazione delle capacità di un settore non sono più relegabili ad un forse anacronistico polo fieristico, ma ad una manifestazione espositiva capillare e diffusa a livello urbano.
Giovannino Casu