21 Dicembre 2018

Oggi affronteremo un tema che interessa molti di noi: la demenza.
La popolazione mondiale sta invecchiando e uno studio (World Population Ageing, 2012) stima che nel 2050 il 22% della popolazione modiale avrà un’età superiore ai 60 anni e che nei prossimi 30 anni le persone affette da demenza saranno oltre 30 milioni. Attualmente non esiste una cura per la demenza ed è possibile solo fare prevenzione. Alla luce del crescente problema del declino cognitivo, la vera sfida è quella di promuovere il cosiddetto invecchiamento cognitivo di successo. A tal proposito, la letteratura scientifica ha introdotto il concetto di riserva cognitiva. Quest’ultima rappresenta l’abilità di sviluppare circuiti neuronali e strategie alternative in caso di danno o degenerazione cerebrale. L’ipotesi è che esista una soglia di accumulo del danno cerebrale entro la quale esso non si manifesta clinicamente. Studi su soggetti sani dimostrano che il variare di questa soglia è influenzato da fattori genetici, quoziente intellettivo, ambiente arricchito e attività motoria. Dobbiamo quindi pensare al cervello come a un muscolo che può, e deve, essere allenato! L’American College of Sports Medicine e American Heart Association ha creato delle
linee guida per un allenamento efficace: attività aerobica moderata (60% del massimale), 5 sedute di allenamento settimanali da 30 minuti, rinforzo muscolare, equilibrio e stretching. Dobbiamo quindi condurre una vita ricca di passioni, di interessi e di attività fisica perché tanto maggiore sarà la nostra riserva cognitiva, tanto minore sarà il nostro deterioramento cognitivo.
Purtroppo, a oggi, non ci sono cure per le demenze, ma quello che possiamo fare è cercare di prevenirle, controllando le patologie concomitanti, curando la dieta, avendo attività sociale e con l’esercizio fisico.
Ovvero tutti i soggetti con demenza hanno passato una fase prodromica MCI ma al contrario non è detto che un soggetto
MCI sviluppi necessariamente demenza.