26 Maggio 2017

Prima regola: “Sospendere il giudizio”. La nostra coach filosofica Antonia Chiappini esordisce così al primo incontro avvenuto il 9 Febbraio del corrente anno. Già questa frase entra nelle nostre menti come un lama di luce nel cuore della notte, disturbando il sonno.
La cosa che riesce più naturale alla nostra umana natura è proprio giudicare, sentenziare, pontificare, indottrinare.
Se l’umiltà è sempre stata una virtù poco praticata e poco valorizzata nei secoli scorsi, oggi è misconosciuta e disprezzata.
Eppure la prima lezione che ci viene impartita è proprio questo esercizio di umiltà, di accettazione dell’altrui pensiero, di ascolto non solo della voce ma anche di ciò che vibra in un altrove non distante.
Siamo al quarto incontro (il prossimo è stato fissato per giovedì 8 giugno alle 19:00 allo Sporting Club di Milano 2) e abbiamo trattato argomenti impegnativi quali “Chi è l’uomo?”, “Esiste il destino?”; eppure “sappiamo di non sapere” e ci confrontiamo con le nostre perplessità, i nostri dubbi, le nostre Incertezze.
Grazie alla equilibrante presenza della Chiappini incontriamo, durante il percorso, sempre nuove domande da formulare e nuove risposte da ricercare.  Se fosse una “lezione” di Filosofia i pensieri di grandi filosofi come Socrate, Platone, Aristotele, Protagora, Epicuro, Spinoza e tanti altri, riempirebbero il nostro contenitore cognitivo e poi lentamente si depositerebbero nel fondo della memoria aspettando di essere concimati da altre informazioni; ma lo straordinario di questi incontri è proprio la veste non cattedratica.
Siamo noi i “docenti” e la Chiappini è l’ “Aula” che ci contiene. Basterebbe solo restare in silenzio e ascoltare gli interventi dei partecipanti per avere la consapevolezza di aver “imparato” qualcosa. La domanda “Chi è l’uomo?” ha stimolato risposte e riflessioni che sono state trascritte dalla Chiappini su una lavagna; dalla lettura e dalla condivisione di quanto scritto appare evidente quanto il rapporto tra religione e filosofia costituisca ancora oggi uno dei temi fondamentali di dibattito.    
 L’ “Uomo è l’immagine di Dio”, afferma qualcuno,  “l’Uomo è un mistero che mi inquieta” afferma un altro e intendi, in queste riflessioni, quanto la storia personale di ognuno di noi tracci i binari sui quali scorre il pensiero. E impari a “sospendere il giudizio”, e fai tue le parole di Protagora: «L’Uomo è misura di tutte le cose».
La verità non è qualcosa che si intuisce e si mantiene per sempre, spesso è il risultato di una discussione, di un confronto. Se pensiamo che una tesi - la nostra - contenga tutto il bene e le altre tutto il male, ci precludiamo la possibilità di progredire nella conoscenza. “Esiste il destino?”: quante volte ci siamo posta questa domanda?
Il fato, il caso, la sorte, la predestinazione sono tutte parole che ci inducono a meditare sulla posizione che ognuno di noi vuole assumere nei confronti della propria vita.  Se è tutto predestinato quanto peso hanno le mie scelte?
E il “libero arbitrio” è una possibilità o un’imposizione? Personalmente concordo con la teoria che le nostre scelte influiscano in maniera determinante sul decorso della nostra storia; penso che assumersi le proprie responsabilità sulle conseguenze delle proprie scelte sia un atto di coraggio, così come penso che nascondersi dietro la “sfortuna” sia un atto di vigliaccheria.
Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della nostra vita è condizionato da una scelta e quella scelta modificherà il corso degli eventi. Sarà stato dunque il fato a farmi acquistare l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio Il bordo vertiginoso delle cose O il mio “libero arbitrio” mi ha portato a sceglierlo tra tanti altri libri?
Comunque sia, è stata una scelta felice; neanche a farlo apposta questo libro è ricco di riferimenti filosofici.
Il racconto comincia con una concatenazione di eventi che porta il protagonista a leggere un giornale e, nello specifico, un articolo di cronaca nera che cambierà i suoi programmi e lo porterà a cercare nel suo passato ricordi ed emozioni che credeva perduti. Ritorna nella sua città di origine e vaga per le strade bevendo con gli occhi e assaporando con la mente gli spot di una vita vissuta da giovane inquieto e solitario.
Tra le pagine che sfoglia con meticolosa attenzione emerge il viso di una giovane supplente di filosofia di nome Celeste. Una prima liceo di giovani svogliati e per nulla interessati a nessun esercizio mentale impegnativo e, ancor meno, filosofico, accoglie con disinteresse questa giovane supplente di filosofia; ma accade quello che pochi insegnanti sono capaci di far verificare: la sua passione per la filosofia contagia quelle inconsapevoli menti cosi come un virus attacca le giovani cellule.
Celeste parla dei sofisti, di Protagora, che fu il padre di questa corrente, della retorica, della verità ma soprattutto usa lo stesso linguaggio diretto e senza orpelli dei ragazzi che le stanno di fronte e che scoprono la potenza dell’ascolto e la forza del coinvolgimento. Mentre procedevo nella lettura del libro è sorta spontanea in me una riflessione: “In fondo anche noi che partecipiamo a questi Aperitivi filosofici stiamo vivendo un’esperienza analoga. Siamo entrati in punta di piedi dentro questo cerchio magico fatto di pensieri profondi - abitato da grandi uomini a cui facciamo ancora riferimento nonostante siano passati secoli - abbiamo meditato e dissertato sulle domande esistenziali che l’animo umano si pone da sempre ma alla fine di questo primo ciclo quello che davvero ci resterà dentro sarà la scoperta dell’altro Io, di quell’Io che ha sospeso il giudizio, che è entrato in sintonia con i pensieri e le parole del mondo che lo circonda”.
Un grazie ad Antonia Chiappini, la nostra Celeste.