23 Giugno 2020

Nello sorso articolo abbiamo affrontato gli effetti dell’emergenza sanitaria su noi adulti, come individui, e come affrontare al meglio la ripresa delle attività sociali e lavorative nella fase 2. Vorrei rimanere su questo argomento ma offrendovi un altro spunto di riflessione per quelli di noi che sono genitori. Recentemente l’Istituto Gaslini di Roma ha pubblicato i dati di un sondaggio svolto a tre settimane di distanza dal lockdown, dal quale è emerso come nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. Anche nella mia attività clinica ho trovato conferma a questo dato: diversi genitori mi hanno chiamata nel corso della fase 1, per raccontarmi la loro preoccupazione legata al benessere emotivo dei loro figli che apparivano più irritabili, con un aumento delle discussioni familiari, con disturbi del sonno o cambiamenti nel tono dell’umore.

Nei più piccoli qualcuno piange più del solito, altri chiedono maggiori attenzioni e vicinanza, aumentando la dipendenza dagli adulti di riferimento, oppure sono più inclini a essere arrabbiati o tornano ad avere piccoli “incidenti” come bagnare il letto. Nella fascia di età 6-18 anni gli effetti più comuni osservati sono disturbi d’ansia, scoppi d’ira e minore tolleranza alle frustrazioni con frequenti discussioni o scarsa accettazione delle comuni regole domestiche, ma anche disturbi del sonno con una significativa alterazione del ritmo sonno-veglia e la tendenza ad andare a letto molto più tardi senza riuscire a svegliarsi al mattino, come in una sorta di ‘jet lag’ domestico. In questi ragazzi è presente instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore. Nella maggioranza dei bambini e adolescenti si sono rilevati sintomi di regressione, ovvero comportamenti caratteristici di una fascia di età inferiore, lasciando i genitori perplessi, preoccupati o, anche, arrabbiati I nostri figli ci stanno comunicando che vivere h24 nel “nido domestico” li fa tornare un po' più piccoli, e che tutti i discorsi sentiti sul virus li hanno spaventati, che diventare grandi fa loro paura. Per questo dobbiamo oggi fare in modo di accompagnarli all’esterno per far ritorno a una quotidianità che vorremmo fosse la più bella e sicura possibile. Dobbiamo fare in modo che alla fine di un'esperienza che ricorderanno per tutta la vita si sentano più forti e sicuri.

Occorre ricordarci come lo stato mentale dei genitori, le normali paure, ansie e incertezze influenzano in modo determinante i vissuti dei bambini stessi. Avendo perso altri punti di riferimento sociale (scuola, amici, nonni, allenatori) le uniche persone con cui hanno potuto interfacciarsi e modulare le proprie rappresentazioni della situazione sono state in gran parte, o esclusivamente, i genitori, a loro volta gravati da nuove sfide, paure e incertezze non solo sanitarie ma anche socio-economiche e relazionali. E’ così necessario che di fronte al malessere dei nostri figli proviamo ad aiutarli anche guardando noi stessi, offrendo loro una “base sicura” a cui fare riferimento. No a eccessivi allarmismi o alla continua ricerca di informazioni attraverso social network e telegiornali. I genitori posso spiegare cosa succede ai figli dando un senso nuovo ad una riorganizzazione così radicale della propria quotidianità. È importante fornire informazioni chiare, adeguate all’età e al livello di sviluppo di ciascun figlio, senza omettere informazioni perché può solo favorire l’insorgenza di pensieri e fantasie paurose che, se non condivise, possono aumentare i livelli di incertezza e di malessere. I bambini di solito si sentono sollevati se possono esprimere e comunicare la loro inquietudine in un ambiente sicuro e supportivo. Allo stesso modo occorre modulare la propria ansia e paura poiché i nostri figli colgono i segnali emotivi dagli adulti di riferimento, quindi il modo in cui i propri genitori rispondono alla crisi e gestiscono le proprie emozioni è molto importante.

 

Laddove i comportamenti descritti perdurassero o aumentassero in gravità, nonostante la ripresa della vita quotidiana e una maggiore stabilizzazione dei vissuti emotivi familiari ricordatevi che può essere utile rivolgersi a un professionista psicologo per aiutare voi e la vostra famiglia a ritornare a una situazione di benessere con minori conflitti interni, una ridotta preoccupazione e figli che riprendono un percorso di crescita sereno.

 

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