03 Agosto 2020

Partiamo da chi sono io: sono una psicologa psicoterapeuta, a orientamento sistemico-relazionale.

Spesso, durante la mia attività professionale e ancora di più nella mia vita privata, mi viene domandato che differenza ci sia tra psicologo e psicoterapeuta, e se io posso prescrivere farmaci. Ho pensato potesse essere di vostro interesse trovare qui la risposta a queste domande che in molti si pongono.

Lo psicologo è un professionista laureato in Psicologia che è abilitato alla professione in seguito al superamento dell’Esame di Stato, a cui si ha accesso solo dopo un adeguato tirocinio pratico della durata di un anno. Per esercitare la professione lo psicologo si deve essere regolarmente iscritto all’Albo degli psicologi, nella sezione regionale di appartenenza. Ad esempio, per uno psicologo che esercita in Milano e provincia il riferimento è l’ordine degli Psicologi della Lombardia. Sulla pagina web dell’Ordine (www.opl.it) è possibile trovare l’elenco aggiornato dei professionisti abilitati.

Lo psicoterapeuta è un professionista laureato in Psicologia o in Medicina e Chirurgia che ha acquisito una specifica formazione teorica e pratica, almeno quadriennale, presso scuole di specializzazione post-lauream universitarie o riconosciute dal MIUR. Le scuole di specializzazione in psicoterapia si differenziano per il tipo di orientamento (ad es. sistemico-familiare, cognitivo-comportamentale, analitico-transazionale…). Agli psicologi psicoterapeuti di formazione non medica non è consentito prescrivere farmaci, poichè intervento di competenza esclusiva della professione medica. A questo punto occorre fare un’ulteriore precisazione: chi è allora lo psichiatra? È un professionista laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Psichiatria che interviene sulla malattia mentale attraverso la diagnosi e la cura dell’eventuale disfunzione a livello organico utilizzando, anche, un trattamento farmacologico per ristabilire l’eventuale scompenso chimico.

Ma quali sono le differenze nel lavoro dello psicologo e dello psicoterapeuta?

Il primo, come previsto dal codice deontologico, lavora per migliorare la capacità dell’individuo di comprendere se stesso e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace.

Il suo compito è analizzare la domanda di aiuto discriminando la natura del problema presentato ed eventualmente il tipo di intervento da adottare per la risoluzione dello stesso. Si tratta, in questo caso, di una consulenza psicologica. La ragione per cui richiedere il parere dello psicologo può essere rappresentata da un momento di crisi personale, limitato nel tempo, o un momento particolarmente stressante sul lavoro o nelle relazioni sociali, la scoperta di una malattia e così via. Lo psicologo può proporre una consulenza che ha l’obiettivo di sostenere la persona nello specifico momento critico, identificando le strategie più idonee alla gestione del problema attuale. Lo strumento principale è il colloquio.

Di fronte a una sofferenza psicologica significativa, che può avere un effetto in vari ambiti di vita (privato, sociale, lavorativo…) e che può trovare le proprie origini in esperienze lontane nel tempo, o in presenza di una sintomatologia clinica più o meno importante, non è sufficiente la consulenza psicologica ma è necessario un trattamento terapeutico, che è di competenza esclusiva dello psicoterapeuta. La psicoterapia è l’intervento maggiormente indicato per la cura e il trattamento della sofferenza della psiche, sia essa di natura mentale, emotiva o comportamentale. Ciò non significa che chi intraprende una psicoterapia manifesti una patologia grave, ma che il grado di sofferenza coinvolge la persona più nel profondo inficiando la capacità di attingere alle proprie risorse soggettive e influenzando il funzionamento personale, relazionale o lavorativo. Spesso una psicoterapia inizia con una prima fase di consulenza psicologica, proprio per definire insieme alla persona il livello di sofferenza e la necessità di intraprendere, o meno, un percorso più profondo. Genericamente, la psicoterapia può essere definita come un processo di cambiamento di modalità cognitive, emotive, relazionali e comportamentali che danno origine a una sofferenza più o meno intensa.

Anche in una psicoterapia il principale strumento è il colloquio clinico, ma si amplia la possibilità degli strumenti da poter utilizzare, come quelli specifici per il trattamento del trauma (EMDR, NET, terapia sensomotoria…).

È di competenza dello psicoterapeuta anche il trattamento del disagio della coppia, e la cura delle relazioni familiari. L’orientamento di elezione per questo tipo di terapia è quello sistemico-relazionale che considera l’individuo come immerso nel contesto delle relazioni. Il sintomo dell’individuo viene osservato come la manifestazione di un disagio dell’intero contesto in cui esso si esprime, e non un problema unicamente individuale.

L’intervento principale diventa, così, il colloquio familiare, con tutti i membri invitati a partecipare e il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco poiché ognuno porta il suo contributo sia al mantenimento della situazione sia al suo cambiamento.

È importante, di fronte alla presenza di malessere psicologico, rivolgersi a un professionista abilitato per decidere insieme quale sia il miglior percorso da intraprendere allo scopo di non vanificare gli sforzi profusi per raggiungere un più alto livello di benessere percepito, senza sentirsi spaventati di fronte alla parola “psicoterapia” che ancora spesso viene associata al grave disturbo mentale e affrontata con sentimenti di vergogna.

Per domande, dubbi o informazioni potete scrivermi all’indirizzo:

dott.marchesisimona@gmail.com