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18 Dicembre 2015

Dal punto di vista embriologico, esiste uno stretto rapporto tra lo sviluppo della cavità orale ed il resto del tratto digerente. Dallo sviluppo dello stomodeo (il primitivo tratto digerente dell’embrione durante la gestazione) si accrescono infatti tutti i vari tratti di tale apparato, cavità orale compresa. Non può stupire che ci sia una stretta correlazione tra le alterazioni di salute delle gengive e la presenza di una disbiosi, ovvero l’alterazione della flora intestinale. Anche perché è ormai noto che gran parte del nostro sistema immunitario svolge la propria azione a partire dai tessuti intestinali. Una delle possibili conseguenze del dover ricorrere ad una terapia antibiotica, che in parte altera l’equilibrio dell’immunità dell’organismo, è proprio lo sviluppo di disturbi disbiotici.
Una terapia antibiotica, infatti, se da un lato è fondamentale per risolvere un problema infettivo, al contempo modifica la flora batterica dell’intestino, esplicando la sua azione sia nei confronti dei batteri “cattivi” responsabili di una infezione, sia dei microrganismi “buoni”, che regolano e mantengono l’equilibrio della microflora intestinale.
La flora batterica quindi, alterandosi, causa la già citata disbiosi, che da effetti indesiderati come la comparsa di difficoltà digestive, può arrivare a manifestarsi con sintomi quali diarrea, dolori epigastrici, nausea, vomito.
Ma allora è meglio evitare di assumere antibiotici?
Assolutamente no, perché si tratta di un farmaco fondamentale nella cura di problematiche settiche; va semplicemente usato nel modo corretto e senza abusarne.
Infatti l’antibiotico non è mai una terapia di automedicazione e deve sempre essere prescritto dal medico per un problema di salute ben identificato che abbia una patogenesi (cioè il proprio inizio) in relazione ad una infezione batterica, in quanto l’antibiotico non ha alcuna utilità nel controllo di una infezione che derivi dal contatto con agenti virali; una diagnosi corretta è quindi fondamentale.
Purtroppo succede spesso che pazienti che in passato siano ricorsi a terapia antibiotica per patologie a livello del cavo orale, si “autoprescrivano” il farmaco quando un problema di dolore si ripresenta, ma non sempre l’antibiotico è il giusto rimedio, perché dolori e lesioni a carico dei tessuti molli orali e dentali possono svilupparsi da cause diverse da una infezione batterica primaria.
Inoltre è importantissimo seguire la posologia indicata e completare il ciclo di assunzione fino a quanto indicato, senza interromperlo precocemente solo perché i sintomi sono migliorati, per evitare la selezione di batteri antibiotico-resistenti.
Si deve ricorrere spesso ad antibiotici per patologie della bocca?
E’ frequente che a livello del cavo orale si sviluppino ascessi di derivazione batterica e che sia quindi richiesto l’utilizzo di un antibiotico per risolvere l’infezione ed evitare che i tessuti orali vengano ulteriormente compromessi, ma è sempre bene che sia lo specialista a diagnosticare la necessità di una terapia farmacologica di tale tipo.
In caso di ascessi dentali di origine batterica l’utilizzo dell’antibiotico serve per eliminare  il problema sintomatico locale nonché per evitare che l’infezione si propaghi e si estenda anche ad altre parti del corpo, sia attraverso i tessuti, sia attraverso il sistema vascolare.
Questa ipotesi di diffusione può mettere a rischio anche altri distretti ed altri organi, soprattutto se esistono problemi di salute generale che riducono le capacità di difesa immunitaria del paziente.
Esiste poi in alcuni casi la necessità di dover eseguire una terapia antibiotica di copertura preventiva dal rischio di sviluppo di infezioni, principalmente in caso di problemi cardiaci e di immunodeficienze, nonché come copertura preventiva e postuma in caso di interventi chirurgici più invasivi o di interventi di chirurgia implantare.
Ma come ridurre gli effetti di disbiosi spesso conseguenti ad una terapia antibiotica?
Considerato che l’antibiotico è un farmaco indispensabile in determinate condizioni e non se ne può evitare l’assunzione, l’ideale è associare sempre ad una terapia antibiotica una terapia con fermenti lattici arricchiti con probiotici, che svolgono principalmente due importanti funzioni di supporto.
La prima è quella di ricolonizzare con i batteri buoni i tratti intestinali in cui la flora batterica viene eliminata.
La seconda funzione di supporto è quella di coadiuvare l’eliminazione delle molecole di farmaco non utili all’organismo. Volendo fare una metafora si potrebbe dire che usare l’antibiotico per debellare una infezione ė come se per spegnere un fuocherello nel bosco si aprisse a monte l’invaso di una diga, scaricando tutta l’acqua e allagando la valle; risulta fondamentale eliminare “l’acqua in eccesso” dopo che il fuocherello è stato spento!
A tale proposito è indicato anche il supporto con rimedi farmacologici drenanti che facilitano l’eliminazione delle scorie derivanti dai farmaci.
La terapia con probiotici andrebbe iniziata 2-3 giorni prima dell’inizio della terapia antibiotica e proseguita per  almeno 5-6 giorni dopo la fine della terapia stessa.

dott. Umberto Ghiddi - dott. Fabio Colombelli

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