22 Gennaio 2016

È da sempre risaputo che andare dal dentista, come peraltro anche da altri medici specialisti, non è una cosa piacevole per nessuno, a meno che non ci si rechi presso lo studio dentistico per eliminare un problema che causa dolore, momento nel quale si apprezza l'esistenza della specialità odontoiatrica!
Ma a parte i momenti di urgenza e le paure legate al costo delle cure piuttosto che alle terapie stesse, nonostante le evoluzioni in campo medico odontoiatrico abbiano migliorato la prognosi di cure dentali che fino a qualche anno fa risultavano improbabili o impossibili e nonostante le evoluzioni in campo anestesiologico abbiano reso ormai completamente indolore le terapie odontoiatriche, resta diffusa nella popolazione una più o meno elevata paura del dentista in senso lato.
Vanno certo distinte condizioni di poco piacere nel doversi recare presso lo studio dentistico, da quelle invece di paura, ansia, fino a vera e propria fobia che si manifesta con reazioni eclatanti da parte del paziente nei confronti delle cure dentarie.
E' certo nella suggestione di un passato meno attento a tutti gli aspetti dell'approccio al paziente che trova il maggior riscontro questo senso di paura nei confronti di una seduta odontoiatrica, anche perché in effetti questo sentimento negativo è molto più alto nell'adulto trenta-cinquantenne piuttosto che nelle nuove generazioni, che hanno un vissuto odontoiatrico certamente diverso da quello dei loro genitori e dei loro nonni.
Questo principalmente perché l'approccio moderno alle cure odontoiatriche è notevolmente meno invasivo da parte del professionista (sia fisicamente che psicologicamente) e quindi nel bambino non maturano suggestioni drammaticamente negative verso le cure dai propri dentini.
Quando ci sono situazioni di paura non coerente alle esperienze vissute da parte dei più piccoli, in genere è dalle suggestioni negative ricevute direttamente o indirettamente dai genitori che matura un senso di rifiuto verso le sedute odontoiatriche.
Ma qual è la differenza tra le diverse emozioni, come vengono differenziati questi diversi stati d'animo?
Ansia: l'enciclopedia Garzanti di Filosofia (1995) la definisce come una emozione negativa caratterizzata dal timore di pericoli imminenti nei confronti dei quali si avverte dolorosamente la propria impotenza; è associata a manifestazioni somatiche quali dispnea, accelerazione del battito cardiaco, contrazioni della muscolatura liscia.
Fobia: definita dalla stessa pubblicazione come sintomo patologico consistente nella paura eccessiva, ingiustificata e sistematica in presenza di oggetti o eventi specifici. Va differenziata dalla reazione di paura sproporzionata di fronte a pericoli reali.
Paura: lo Zingarelli (1977) racconta invece la paura come un intenso turbamento misto a preoccupazione ed inquietudine per qualcosa di reale o immaginario che è o sembra atto a produrre gravi danni o a costituire un pericolo attuale o futuro.
Una certa ansia o paura nel paziente per una seduta odontoiatrica si può considerare entro certi termini normale, in merito anche al tipo di terapie alle quali deve andare incontro. In genere è sufficiente una completa spiegazione di quello che si dovrà fare da parte del medico per mettere più a proprio agio il paziente, che deve comunque dare fiducia al medico che ha scelto per le proprie cure.
Le problematiche fobiche, invece, diventano difficili da arginare o limitare, anche con approccio soft; si tratta spesso di reazioni di rifiuto che non si sviluppano su basi razionali e quindi qualsiasi tentativo di approccio verbale può essere assolutamente inutile.
Esistono possibilità di cura anche se il paziente non riesce proprio a vincere le sue fobie e rifiuta le sedute odontoiatriche?
Normalmente, proprio perché evita costantemente nel tempo qualsiasi tipo di controllo periodico o minime cure, più il paziente è fobico nei confronti del dentista e più la sua situazione richiede cure complesse. Il paziente fobico in genere resiste alla necessità di curarsi, vincendo ogni tipo di problema (estetico e funzionale) fino al momento in cui arriva in modo importante l'unica condizione che lo obbliga a prendere in carico la cura dei suoi denti: il dolore!
Quando il paziente trova una vera motivazione alle cure si riesce a superare la fobia riducendola a paura con forte ansia, magari con un piccolo supporto farmacologico.  In quel caso le cure riescono ad essere eseguite.
Le alternative a questa soluzione sono la possibilità di ricorrere a forme di sedazione ambulatoriale che, a seconda del tipo di sedazione cui si ricorre (farmacologica, inalatoria, endovenosa), vengono gestite direttamente dall'odontoiatra o richiedono l'intervento di un medico specialista in Anestesiologia.
L'ultima spiaggia è quella della anestesia totale (narcosi) che però va sempre utilizzata quando le altre modalità non hanno dato alcun risultato.
La narcosi deve essere ovviamente effettuata da un Anestesista presso una struttura ospedaliera.

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