07 Settembre 2018

Che cos’è e perché è importante il certificato  medico sportivo?
Dopo la bella stagione il desiderio di praticare attività sportiva aumenta  e, spesso,  decidiamo  di  andare in palestra. Proprio contestualmente all’iscrizione, che sia in palestra piuttosto che a una scuola di ballo o a un corso sportivo, ci viene prontamente richiesto il certificato medico per la pratica dell’attività sportiva non agonistica. Spesso questa richiesta viene interpretata come un impedimento burocratico che ci scoraggia perché implica altre spese.
Chiariamo prima di tutto che il confine tra attività sportiva agonistica e non agonistica è molto sottile,  a volte invisibile, e che entrambe devono essere considerate alla pari quando si parla di prevenzione  cardiovascolare. Infatti, lo stress a cui è sottoposto il nostro cuore non è forse maggiore durante una  seduta di spinning in palestra che non in una partita di tennis da tavolo nel contesto di una competizione agonistica? Risulta ben chiaro che  lo sforzo fisico in palestra può risultare di particolare rilievo e proprio per questo  la visita medico- sportiva assume un ruolo davvero importante. Fortunatamente di recente la legislazione riguardo alla certificazione medica per l’attività non agonistica è cambiata,  avvalorando il lavoro del medico dello sport e dando a quest’ultimo gli strumenti necessari affinché siano ridotte al minimo le complicanze potenzialmente gravi della pratica sportiva. La cultura, nata proprio in Italia, dello screening cardiovascolare dei soggetti candidati ad attività sportive, ha permesso nel nostro Paese una notevole riduzione dell’incidenza di morte cardiaca improvvisa, evento dotato di forte impatto psicologico e che ha segnato spesso le cronache dei nostri stadi.
Inoltre, dopo l’abolizione della leva  militare obbligatoria e di       conseguenza  della visita di leva a cui gran parte della popolazione maschile compiuti i 18 anni di età era costretta a fare, la visita medico-sportiva diventa, molto frequentemente, l’unico momento in cui  il soggetto abbia la possibilità di essere visitato da un  medico e di eseguire un elettrocardiogramma, utile strumento per escludere gran parte delle patologie cardiovascolari.
Noi tutti prima di metterci in viaggio per le vacanze,  per stare più sicuri, facciamo eseguire un check-up completo della nostra automobile, nessuno sarebbe così incosciente da mettersi alla guida di un’auto senza sapere se questa sia affidabile o meno. Lo stesso andrebbe fatto prima di iniziare un’attività sportiva, specialmente dopo un lungo periodo di inattività. Dovremmo eseguire una visita medico- sportiva come atto di dovere nei confronti del nostro corpo, piuttosto che farla perché obbligati  e al solo fine di ottenere il certificato medico.
Che cosa si verifica durante una visita
medico-sportiva?
Una visita medico-sportiva, eseguita da un medico specializzato in Medicina dello Sport,  comporta una dettagliata raccolta anamnestica, sia familiare che personale, un esame obiettivo accurato, un’elettrocardiogramma e la misurazione della pressione arteriosa; qualora dalla valutazione iniziale risultasse un sospetto clinico, si ricorrerà ad altre indagini di approfondimento. La visita medica, nel caso si tratti di un certificato agonistico, comprende anche l’esecuzione di un elettrocardiogramma dopo sforzo e di un esame spirometrico.
● Durante l’anamnesi, l’approccio iniziale al soggetto, sono ricercati e valutati quei fattori in grado di condizionare il rischio cardiovascolare legato all’esercizio fisico. In particolare, l’anamnesi familiare indaga sull’eventuale presenza di morti improvvise inspiegate o morti improvvise prima dei 50 anni di età connesse a problemi cardiaci all’interno della cerchia familiare.  Sono poste specifiche domande sui fattori di rischio cardiovascolare come l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito di tipo 2, l’obesità e la dislipidemia. Si pone attenzione a segni e sintomi di allarme quali il dolore toracico dopo sforzo,  la presenza di palpitazioni o battiti irregolari,  affaticamento eccessivo rispetto al livello di esercizio, episodi sincopali.
● L’esame obiettivo prevede la ricerca di eventuali soffi cardiaci,  suoni provocati dal flusso ematico durante il suo passaggio attraverso le strutture cardiache e i grossi vasi. I soffi cardiaci possono essere patologici ma, fortunatamente, sono abbastanza infrequenti nella popolazione sportiva giovanile mentre diventano importanti nello sportivo adulto dove sono spia di malattie cardiache di cui il paziente spesso non è a conoscenza. I soffi cardiaci posso anche essere innocenti, molto comuni nei bambini e nei giovani sportivi, e non devono preoccupare perché  assumono carattere di benignità e scompaiono durante l’accrescimento; può essere comunque utile, in taluni casi, effettuare un esame ecocardiografico al fine di escludere la presenza di alterazioni strutturali di significato patologico.
● L’elettrocardiogramma (ECG) è entrato a far parte del protocollo di screening cardiovascolare che precede l’attività fisica, un traguardo importante che è stato raggiunto grazie alla presa di coscienza che proprio l’ECG è spesso capace di diagnosticare molte cardiopatie del tutto asintomatiche ma  potenzialmente letali.
L’elettrocardiogramma risulta alterato in caso di miocardiopatia ipertrofica, nella miocardiopatia dilatativa e nella miocardiopatia aritmogena del ventricolo destro (MAVD), nelle patologie da canali ionici come la sindrome del QT lungo congenito (LQTS), la sindrome del QT corto e la sindrome di Brugada. Le anomalie  delle coronarie, le arterie che irrorano il cuore, sono una frequente causa di morte improvvisa durante esercizio nei giovani atleti e le alterazioni elettrocardiografiche conseguenti sono spesso identificabili durante la registrazione di un ECG a riposo.
L’ECG è fondamentale nella diagnosi della sindrome di Wolff-Parkinson-White (WPW), in questo caso i soggetti affetti corrono il rischio di sviluppare diversi tipi di aritmie (tachiaritmie  sopraventricolari) le quali, in casi particolari, possono portare a morte cardiaca improvvisa.
● La misurazione della pressione arteriosa diventa di fondamentale importanza se pensiamo che l’ipertensione rappresenta una delle più comuni problematiche cardiovascolari riscontrate negli atleti nonostante, come è noto, l’attività fisica rappresenti proprio una terapia per questa patologia. L’ipertensione arteriosa, definita come un aumento della pressione oltre i limiti di 140/90 mmHg, nel 90% dei casi è  definita come ipertensione primaria o essenziale ed è frutto di una combinazione tra fattori genetici e fattori acquisiti come obesità, elevato intake di cloruro di sodio nella dieta e altri fattori. Il riscontro di elevati valori pressori impone un corretto inquadramento del problema e un’attenta valutazione dei fattori di rischio cardiovascolare e del danno d’organo, come per esempio un’eventuale ipertofia del ventricolo sinistro.
Dobbiamo cercare di cambiare atteggiamento di fronte alla richiesta di un certificato medico sportivo, non dobbiamo vederlo come un impedimento bensì come un atto di prevenzione a 360 gradi, in particolare per le patologie cardiovascolari. Dobbiamo pretendere una    visita medica approfondita  che faccia luce su eventuali sintomi e che ci permetta di affrontare una sana attività fisica riducendo al minimo il rischio di eventi avversi.