26 Febbraio 2016

Per il ciclo “Letture in tempo reale”, ancora un’opportunità  è stata offerta agli studenti del liceo scientifico Niccolò Machiavelli di Pioltello che lunedì scorso hanno incontrato Franca Cavagnoli, docente dell’Università Statale di Milano e autrice del romanzo Luminusa (Frassinelli), toccante riflessione sui tragici naufragi del Mediterraneo.
Attraverso la lettura prima e la conversazione con l’autrice poi, ai ragazzi sono state trasmesse le sensazioni che Franca Cavagnoli ha provato visitando Lampedusa ed entrando in contatto con la quotidianità dei migranti.
Luminusa nasce da una serie di suggestioni: quella durissima dei corpi senza vita sulle spiagge e degli oggetti rinvenuti sulle rive dell’isola, forse abbandonati, forse perduti, sempre traportati dal mare; la suggestione dell’arte: la Rosa nera di Kounellis, la fotografia di Masiar Pasquali  che mostra un bambolotto nero steso a pancia in giù su un parquet; la suggestione della letteratura: Jamaica Kincaid, Toni Morrison.
Mario, il protagonista, viene da lontano, è la sintesi di tanti ragazzi che Franca Cavagnoli ha conosciuto sui banchi dell’università, tra i volontari di Lampedusa.
Mario ha già popolato, da comprimario, altre idee di romanzo, ma qui si è imposto perché è uno che, sin dai tragici fatti del 2011, non si è lasciato paralizzare dai numeri, dalle quote, dalle percentuali dei migranti, dall’indignazione di circostanza, dal cordoglio di maniera.
Mario, rifiutando le logiche dei muri e dei respingimenti, prende lo zaino e se ne va, per un percorso contrario a quello degli scafisti, verso Lampedusa, l’isola che nel nome richiama la luce e il fuoco, l’isola luminusa, appunto.
“Su quest’isola arrivano in tanti, su quest’isola alla fine sono venuto anch’io. Ci sono venuto dalla direzione opposta, per dare una mano nei giorni dell’emergenza. Poi, una volta qui, sono rimasto”. Così Mario trasforma in energia buona l’antica rabbia del suo essere al mondo e riesce a restare umano: ridà vita e senso agli oggetti ritrovati sulla spiaggia, li raccoglie e poi li racconta in versi che “ti obbligano a distillare le cose, a renderle più pure perché i versi ti obbligano a lavorare ed escono lenti”.
Elogio della lentezza che permette la riflessione, lo studio, la lettura, la conoscenza, il riconoscimento di errori del passato che oggi ci presentano il conto.     
Ali Abou El Dahab e Sara Tomassini - 5E