24 Giugno 2016

Avrei voluto scrivere questo articolo dall’Etiopia per trasmettere emozioni e sensazioni direttamente dai luoghi che andremo a visitare. Ma l’Africa non è solo un altro continente, è un posto nel Mondo dove il resto del Mondo è lontanissimo. Una contraddizione in termini, forse. Una tangibile realtà, sicuramente. Ed è così che, ripensando ai viaggi effettuati in passato,  mi rendo conto che ciò che per noi è scontato, ovvio e usuale, lì diventa conquista, eccezione, rarità. Così come l’acqua, anche la linea internet scarseggia,  e il segnale troppo debole e non costante, mi impedirebbe di collegarmi  per inviare le nostre prime notizie come avrei desiderato. Fra poche ore si parte.
I preparativi sono stati frenetici, e mentre la tensione si stempera, la solita, conosciuta compagna degli ultimi cinque anni, la  malinconia, prende prepotentemente il suo posto. E il cuore diventa piccolo, la gola si stringe mentre il cervello pone un’assillante domanda di cui già conosce la risposta. Perché io, Giovanna e ora anche Don Samuele stiamo partendo? Qual è la ragione  che ci spinge tanto lontano? E perché Antonella, Fabio e ora anche Dario sposano la stessa causa con tanto amore? Se Andrea, Linda e Valentina fossero qui, e se noi potessimo ancora godere della loro presenza, ci saremmo mai dedicati in maniera quasi totalizzante a un popolo così sofferente? Io credo di no. E allora un’altra domanda si fa prepotentemente strada: Era questo il senso del loro partire definitivo? Era questo che volevano da noi? Forse si! Però ancora mancava un tassello. C’era ancora qualcosa che necessariamente doveva collegare questo impegno per le popolazioni etiopi con il più recente impegno con i detenuti del Carcere di Opera . Da tempo cercavo un collegamento concreto fra due realtà lontanissime e differenti. Ci ha pensato Ciro, il detenuto ergastolano, che  per la prima volta dopo 36  anni ha ottenuto un permesso speciale lo scorso 12 Marzo, proprio per pregare e lasciare un fiore sulla tomba di Andrea. Sì, è proprio lui con data di “scadenza reclusione”  9999,  a fornire uno straordinario legame e a chiudere il cerchio. Lui, murato vivo, che vive e spera con dignità e lavora, con mani che un tempo furono insanguinate, ciò che di più puro possa esistere : le ostie per l’Eucarestia. 1500 ostie che, per sua volontà, doneremo ai salesiani  che incontreremo nelle missioni etiopi. Un gesto di una simbolicità  straordinaria. Il “pane” che attraversa due continenti più un terzo fatto di portoni e confini e cancelli che si chiudono.
Il peccato che chiede di essere lavato dalla misericordia. L’amore che prevale e sovrasta il male. Altro non so dire,  è l’amore che ci salva, è la luce del dolore.

Un pozzo
per Andrea
A cura
di Elisabetta
De Nando