«Sono circondato da persone di grande valore». «Un elettore su due ha visto nel programma degli avversari qualcosa di positivo. Dovremo capire cosa». «Alessandrini non ci mancherà, e non intendo come sindaco»

2015-06-19

E adesso arriva il bello. O meglio, il difficile. Domenica sera ha festeggiato scaricando tutta la naturale tensione accumulata in questi mesi di campagna elettorale, ma l’indomani Paolo Micheli si è già messo all’opera. Essere sindaco di Segrate vuol dire non perdere neppure un minuto di più. Vediamo di capire come sta vivendo queste sue ore iniziali da primo cittadino.
A bocce ferme quale riflessione iniziale si sente di fare?
«La prima cosa che mi viene da dire è che non siamo davanti alla mia vittoria, ma a quella di una squadra fatta di persone migliori di me. L’impostazione che abbiamo dato alla campagna elettorale è stata quella di non fare sembrare una persona sola al comando, bensì un team capace che aveva un solo desiderio: volere bene a Segrate».
E la seconda?
«Che a Segrate siamo davanti a una vittoria storica per il centrosinistra. Dopo vent’anni di amministrazioni di centrodestra siamo riusciti a portarli al ballottaggio. Da quando voto non ricordo che fosse mai accaduto. E la vittoria al secondo turno assume un significato importante perché va a interrompere un ciclo politico basato sul singolo e sugli interessi personali mentre il gruppo che io rappresento ha intenzione di portare avanti gli interessi di tutti i cittadini».
Una vittoria comunque decretata sul filo di lana: 59 voti sono proprio un’inezia...
«Non mi sfugge assolutamente questo particolare. Praticamente un votante su due ha visto qualcosa di interessante nella proposta avversaria. Per questo cercheremo di capire cosa può esserci sfuggito in modo da cercare di rappresentare tutti i segratesi».
Il suo primo applauso appena ha capito di essere diventato sindaco è stato per il suo avversario Tecla Fraschini. Come mai?
«Onore al merito a Tecla che ha combattuto correttamente e in modo leale. Ho apprezzato molto che sia venuta di persona a congratularsi domenica sera. Detto questo, spero che si possa collaborare sulle singole decisioni dove si possa trovare convergenza di opinioni».
Non è comunque stata una campagna elettorale proprio imperniata sulla correttezza...
«Vero. Ma fare apparire all’ultimo istante il mio volto su una pubblicità con accanto la falce e il martello e frasi tipo “loro vogliono scuole brutte”, “porteranno gli zingari” e “costruiranno solo centri sociali” secondo me si è rivelato un boomerang. Sono stati poco credibili. Chi mi conosce sa bene che non ho padroni e sono libero. Ecco, auguro a Tecla di poter iniziare il suo cammino politico, che è bello e impegnativo, in maniera completamente indipendente».
Nell’intervista doppia pre ballottaggio le chiesi se voleva dire qualcosa a Tecla Fraschini. Ora invece le chiedo: vuole dire qualcosa al suo predecessore Adriano Alessandrini?
«Come ha comunicato Segrate Nostra, non ne sentiremo la mancanza. Non tanto come sindaco, ruolo in cui ha fatto anche cose egregie, va riconosciuto, quanto per l’atteggiamento che ha avuto soprattutto nell’ultimo periodo. In campagna elettorale si è comportato come un tifoso e scorrettamente si è dimenticato di essere il sindaco di tutti. Molto spesso con la minoranza si è comportato in maniera maleducata, ma questo atteggiamento l’ha avuto anche nei confronti di esponenti della sua maggioranza e perfino dei cittadini comuni».
L’hanno accusata di ambire solamente alla poltrona. In realtà lei una poltrona e anche meglio remunerata però l’aveva già, quella di consigliere regionale. Quindi cosa replica?
«La domanda andrebbe posta a mia moglie che mi ha sempre appoggiato, ma che ha subito capito che la nostra vita sarebbe peggiorata dal punto di vista economico e anche del tempo libero da dedicarci come famiglia. Ho però deciso di rinunciare a quell’incarico e affrontare una scommessa perché voglio bene a questa città. Credo che i segratesi abbiano apprezzato molto questa mia dimostrazione d’affetto che ha voluto comunque dire accettare un sacrificio».
Qual è stato il momento preciso, l’attimo indelebile, in cui si è detto: “Sì, vinco”?
«Venerdì scorso con il ministro Maria Elena Boschi. Siamo entrati nel teatro con le luci che ci sparavano in faccia, ma ho sentito un applauso e un entusiasmo incredibile. Quattrocento persone erano lì, per manifestarmi il loro affetto e ho capito che questa volta potevamo davvero farcela».
Quale, invece, è stato il momento preciso, l’attimo indelebile, in cui si è detto: “Perdo”?
«Sono stati due. Subito dopo il primo turno quando ho visto il distacco di settecento voti. In quel momento ho pensato di essere davanti ad una differenza incolmabile. E poi durante lo spoglio del ballottaggio con cinque seggi mancanti e sotto di oltre cento voti. Anche in quel momento ho pensato fosse finita e, invece, è arrivata l’incredibile rimonta».
Per i classici primi cento giorni cosa si sente di promettere?
«Sicuramente cercherò di affrontare subito la questione della Viabilità speciale. Poi cercherò di avere ben chiaro cosa succede nella questione Westfield e poi bloccherò il ricorso al consiglio di Stato fatto da Alessandrini contro la sentenza del Tar che annullava il Pgt. Ma quello che potrò fare certamente sarà rimettere mano all’organizzazione della macchina comunale e ridare entusiasmo visto che mi pare nell’ultimo tempo sia mancato. Penso alla polizia locale, ma non solo».
La prima telefonata che ha ricevuto da sindaco?
«Umberto Ambrosoli. Gli ho detto che questa era anche la sua vittoria, la vittoria di un modello rappresentato da una presenza civica forte appoggiata da un partito nazionale valido come è il Pd. Se questo modello a Segrate ha sconfitto il centrodestra potrebbe riuscirci anche a Milano il prossimo anno».
Quanto hanno contato per la vittoria gli apparentamenti fatti?
«Molto. Perché fatti con persone che hanno capito il mio programma e il mio progetto. La condizione per sederci al tavolo e discutere era una sola: niente richieste. E così è stato davvero. Mi interessava avere in squadra gente che tenesse davvero a Segrate e loro mi hanno dato queste garanzie».
A questo punto la giunta. Ci siamo con i nomi?
«Ci siamo quasi, stiamo ragionando su alcuni dettagli e stiamo facendo le ultime riflessioni sulle deleghe. Posso confermare che gli assessori saranno scelti in base alle competenze. Come avevo promesso la metà della giunta sarà formata da donne. Nel fine settimane dovremmo definirli per poi ufficializzarli, dopodiché non ci resterà che insediarci e lavorare. Ci aspettano molte cose da fare, siamo carichi e e pieni di entusiasmo».

Roberto Pegorini