«Dove non ci saranno danni erariali al Comune siamo pronti a intervenire». «Confido di dialogare con l’opposizione». «Non ci sarà alcun spreco di soldi pubblici». «Coraggio e responsabilità le parole chiave»

2015-09-11

Puntuali come ogni settembre riprendiamo il percorso delle interviste con il primo cittadino. Va detto che dopo dieci anni fa uno strano effetto non trovarsi davanti ad Adriano Alessandrini. Sulla sua poltrona oggi, infatti, c’è Paolo Micheli, esponente del centrosinistra, chiamato a governare Segrate potenzialmente per un lustro. Ed è con lui che facciamo questa lunga chiacchierata.
Come è andata la prima estate da sindaco?
«Innanzitutto è stata un’estate premiata dal risultato del Cipe che ha stanziato i soldi per la mobilità speciale. Avevamo idea che potesse arrivare questo risultato positivo e così è stato. Un altro aspetto importante di questa estate segratese sono stati i mondiali di canoa che si sono tenuti all’Idroscalo e che hanno ottenuto un grande successo anche grazie al lavoro della nostra polizia locale che ha gestito alla perfezione il servizio d’ordine e la viabilità. E vorrei ringraziare anche Luciano Bonfiglio, presidente della Federazione Italiana Canoa, segratese doc, che ha gestito al meglio un impegno così prestigioso. Ora il nostro impegno sarà affinché l’Idroscalo, che ha enormi potenzialità, sia valorizzato come merita. Resta da capire chi dovrà gestirlo, ma si deve lavorare tutti insieme per renderlo sempre più fruibile. Penso ad esempio che sia assurdo non poterlo raggiungere agevolmente in bicicletta, non solo da Segrate, ma anche da Milano».
E la sua, di estate? Qualcuno sostiene che abbia fatto troppe vacanze...
«In realtà è stata l’estate in cui ho fatto meno vacanze in assoluto. Mi sarebbe piaciuto farne di più, ma il nuovo ruolo che ho assunto me l’ha impedito, ma non sono qui a lamentarmi, anzi. Però devo ammettere che mi sfugge la polemica che qualcuno ha fatto. Stiamo parlando di una decina di giorni dedicati alla mia famiglia, e neppure continuativi».
Lei ha nominato sette assessori. La giunta precedente ha concluso con quattro. Cosa risponde a chi insinua che sia uno spreco di denaro pubblico per accontentare i partiti?
«Un attimo, facciamo un po’ di chiarezza su questa cosa. Nel primo mandato Alessandrini furono nominati ben dieci assessori. Il fatto che non si parlasse a quell’epoca di spending review non autorizzava a gettare alle ortiche i soldi pubblici. Probabilmente Alessandrini considerò necessari dieci assessori per governare nella maniera migliore Segrate. Se ha terminato nell’ultimo anno con quattro, significa che in dieci anni avrà fatto le sue valutazioni. Esattamente come ho fatto io. Credo che per amministrare al meglio una realtà complessa come la nostra, servano sette persone in giunta. Se con il tempo mi renderò conto che sarà possibile rinunciare a qualche figura mi attiverò. Insinuare di soldi pubblici regalati però mi pare inopportuno oltre che sintomo di memoria corta».
Quali sono i primi tre impegni che intende affrontare in questo settembre?
«Sono molteplici. Se devo citarne tre, partirei dalla questione dell’intermodale. Abbiamo scoperto che la precedente amministrazione ha tenuto una doppia linea. In consiglio comunale era stata espressa negatività al progetto, però alla conferenza di servizi il Comune non ha mandato alcun rappresentante, ed è passato parere favorevole. Appena ne siamo venuti a conoscenza abbiamo subito manifestato la nostra contrarietà a Ferrovie dello Stato, Regione e alla società svizzera interessata al progetto. Ora però il danno c’è e il problema sarà difficile da risolvere».
Il secondo?
«Il nostro impegno per la festa cittadina che prende il via questa sera (venerdì 11 settembre, ndr). Rispetto allo scorso anno,in cui era stata denominata Festa dello Sport, abbiamo deciso di allargarla e dare visibilità a tutte le associazioni cittadine. Si chiamerà SegratExpo e avrà per la prima volta il patrocinio della Regione, della Città metropolitana e, naturalmente, di Expo».
Il terzo?
«Il golfo agricolo e non solo. Inizieremo l’iter per salvare tutte le aree verdi ancora presenti, andando a riscrivere il Pgt. Dove potremo intervenire senza creare danni erariali al Comune state certi che lo faremo».
A due mesi dal suo insediamento, sente di dover cambiare marcia o ha ancora bisogno di conoscere i meccanismi della macchina burocratica?
«Non sono un novello della vita amministrativa avendo due genitori che sono stati dipendenti comunali, avendo fatto il consigliere a Segrate per cinque anni e per due in Regione. Ci stiamo già muovendo a grandi passi. Posso dire che quello che ho notato è la grande disponibilità e simpatia nei nostri confronti dei dipendenti comunali. Non è una critica verso la precedente amministrazione, ma il cambiamento dopo tanti anni può portare nuovi stimoli. Il messaggio delle porte aperte in municipio fino al mio ufficio è stato colto e molto apprezzato da chi lavora qui».
Torniamo indietro di qualche mese: la nomina del Federalista Viganò a presidente del consiglio ha creato qualche polemica e già piccoli mal di pancia all’interno della maggioranza. Una sua riflessione a proposito?
«Premesso che è una decisione del consiglio e non del sindaco, in democrazia si discute e a volte si litiga anche. In questo caso c’erano più nomi validi per ricoprire quel ruolo e alla fine si è deciso di convergere su Viganò che gode della fiducia della maggioranza e sono convinto molto presto anche dell’opposizione. Mi pare che tutto sia finito lì».
In campagna elettorale i colpi bassi sono stati molti e anche spiacevoli. Ora come sono i rapporti con l’opposizione?
«Sinceramente non ricordo già più tutti questi colpi bassi, proteso come sono a lavorare. Posso però dire che qualcuno non ha ancora capito che la campagna elettorale è terminata, ma la maggior parte degli esponenti di minoranza mi hanno voluto incontrare e si sono detti disposti al dialogo e al confronto, nel rispetto dei reciproci ruoli. Mi pare un buon modo di lavorare per il bene di Segrate».
Ha già commesso qualche errore?
«Certamente sì. Il sindaco non è un supereroe. Importante è accorgersene e ritornare sui propri passi. Per esempio mi sono reso conto che, oberato dagli impegni, qualche rapporto personale non è stato curato come meriterebbe, ma sono ancora in tempo a riparare per mia fortuna».
Governare dopo vent’anni di centrodestra è uno stimolo o una responsabilità pesante?
«Di sicuro è una bella responsabilità. Questa è stata una vittoria che ha avuto notevoli riflessi anche mediatici e in controtendenza con il dato nazionale. Personalmente ho grande rispetto del lavoro effettuato dai mie predecessori. Alcune scelte le condividevo, altre no. Importante, però, è avere sempre come punto di riferimento il bene dei segratesi. Quando penso al mio lavoro penso a una città in cui oggi vivo e dove vorrei che un domani vivesse mia figlia. Mi piace pensare Segrate come una comunità dove la solidarietà tra le persone sia fortissima».
Cosa vuol dire a chi il 14 giugno le ha dato fiducia?
«Quanto dissi subito: che pongo il mio onore nel meritare la loro fiducia. Concetto che mi ripeto ogni mattina. La fiducia non è eterna, ma va mantenuta giorno per giorno. Per questo le mie due parole chiave in questo istante sono: coraggio e responsabilità».
E a chi non l’ha votata?
«Che sono la maggioranza dei segratesi, lo so benissimo. A loro dico che voglio ascoltare e rappresentare davvero tutti. Il mio obiettivo è convincere chi non mi ha votato che sarò all’altezza del ruolo e portare tra cinque anni alle urne chi non si è presentato a questo giro. La democrazia è una cosa bella».