2015-09-25

Il Tor des Geants è la gara più ambita per quel genere di runner che decide di abbandonare le distese pianeggianti per inerpicare il proprio passo tra pendii e cime montuose. Il suo fascino è paragonabile solamente alla sua pericolosità. E ne ha dato nuovamente prova in quest’ultima edizione: le condizioni climatiche particolarmente avverse hanno obbligato gli organizzatori a sospendere definitivamente la competizione, per il dispiacere degli oltre 500 concorrenti.
Tra loro, figurava uno skyrunner che di casa sta proprio a Peschiera. Giorgio Luciani, classe 1965, è un odontoiatra. Quantomeno, durante l’orario lavorativo. Ma appena può, calza le scarpette ai piedi e inizia a fare andare le gambe. Per chilometri e chilometri. L’obiettivo che il corridore peschierese si era prefissato per il 2015 riguardava la partecipazione alla regina delle competizioni montane, il Tor des Geants, appunto. Si tratta di una endurance trail, lunga 330 Km con un dislivello di 24mila metri, che si tiene annualmente in Valle d’Aosta. «Per circa 12 mesi mi sono allenato intensamente per arrivare pronto» racconta Giorgio Luciani. «Ho corso, compiuto lunghe massacranti uscite notturne e diurne in balia di qualsiasi tipo di evento atmosferico, a stomaco pieno oppure vuoto, stanco o riposato. Insomma, le ho sperimentate tutte, spinto dalla voglia di misurami con la gara delle gare, la più proibitiva al mondo».
Parrebbe, infatti, che non ci si possa sentire completamente runner estremi finché non si indossa la pettorina del Tor des Geants. Cosa, tra l’altro, non proprio facile: ci si iscrive, ma poi bisogna sperare di essere sorteggiati. Non a caso era da un po’ che Giorgio Luciani provava a partecipare. E quest’anno, al terzo tentativo, è arrivata la sua occasione. «Il 13 settembre siamo partiti da Courmayeur. Le prime ore sono trascorse in un’aurea malinconica: era da tempo che sognavo, cullavo, immaginavo, preparavo questa corsa, che di lì a 6 giorni al massimo sarebbe inesorabilmente finita» rivela. «Poi, il cuore ha cominciato a battere e ho lasciato alle spalle il resto. Una sensazione indescrivibile mi ha circondato, riconducendomi alle cose basilari: correre, mangiare, dormire ed espletare bisogni. Il resto non esisteva. Perché si dimentica meravigliosamente la quotidianità e i suoi problemi».
A riportare il peschierese alla realtà è stato però il maltempo che, in quel contesto, può diventare anche fatale, come già accaduto in passato. Così dopo 165 km percorsi, in circa due giorni di marcia, è arrivato il ritiro. «Ho abbandonato soltanto qualche ora prima che il Tor des Geants venisse ufficialmente annullato» ammette. «Fisicamente stavo benissimo, le gambe viaggiano, ma erano venute meno le condizioni basilari di sicurezza. Temperature gelide, pioggia battente (talvolta neve) e una fitta nebbia non mi hanno permesso di continuare. Ovviamente ho una gran voglia di riprovarci nel 2016. Lassù, ho lasciato il cuore».
Maurizio Zanoni