«Chi ha tradito non sono io, ma coloro che hanno votato contro il bilancio dopo esserci accordati per l’astensionismo». «Sono un consigliere comunale che punta ad azioni concrete». «Il rancore fa male a chi lo prova»

2015-10-02

È stato il consigliere che ha tenuto in piedi l’attuale amministrazione comunale, dopo averne criticato aspramente l’operato in un passato non lontano. Bistrattato da più fronti, sul suo conto se ne sono dette molte, senza mai un suo accenno di replica. O quantomeno fino ad ora. Già, perché oggi Antonio Falletta, senza dubbio il politico del momento, ha deciso di raccontare in esclusiva per in Folio la sua versione dei fatti.
Giovedì 24 settembre 2015 è stato scritto un capitolo importante nel libro della politica cittadina. L’unico assente, paradossalmente, era quello che ne ha decretato l’esito. Perché?
«Innanzitutto vorrei ristabilire la verità su quanto accaduto. Di menzogne se ne sono dette e scritte tante, ma i fatti sono andati diversamente da quanto sbandierato da qualche personaggio in cerca di notorietà. A luglio avevo stretto un accordo con i firmatari della mozione di sfiducia: l’obiettivo era appoggiare il bilancio con l’astensione per mettere in sicurezza i cittadini prima di un eventuale commissariamento. A questo patto avevano aderito tutti, tranne i grillini, che sono gli unici a essere stati sempre coerenti con la parola data. Il 4 agosto, senza che nessuno mi avvertisse, ho assistito in consiglio ad un pietoso tradimento: è stata una manovra maldestra per farmi passare per un battitore libero. Non ho partecipato alla seduta del 24 settembre perché il clima creato ad arte dagli oppositori, attraverso una campagna di insulti e diffamazioni sui social e su alcuni giornali locali, era rovente, non volevo creare altro attrito. I cittadini già sapevano per quali motivi non avrei sostenuto quella mozione».
Non ha partecipato fisicamente, ma avrà seguito in streaming il consiglio comunale. Che gliene è parso?
«È stata una delle sedute più tristi, che certo non ha fatto onore alla nostra città. Ho visto un accanimento dannoso per i nostri cittadini, ho visto sperperare soldi pubblici per presentare una mozione che i firmatari sapevano già in partenza che non sarebbe mai stata approvata. Alla fine, chi uscirà logorato sono le persone che hanno agito in malafede solo per accaparrarsi un posto al sole che nulla ha a che vedere con il bene della nostra bella Peschiera».
Qualcuno ha gridato all’inciucio, altri riconoscono in lei la stampella per sorreggere questa amministrazione. Come si vede?
«Ho agito per il bene dei cittadini perché questo è l’unico indirizzo del mandato elettorale. Il risultato è stato un abbassamento delle tasse per 500mila euro a carico dei peschieresi ed è il solo dato concreto sul quale mi voglio misurare. Gli inciuci li lascio agli arrivisti della politica, io continuerò a portare proposte concrete per migliorare la qualità della vita».
Ha cambiato la sua opinione nei confronti del primo cittadino?
«Zambon ha lavorato male per un anno, tagliando i servizi e ingessando la città. Poi ha cambiato la squadra e ha iniziato a dialogare con l’opposizione. Sono usciti dalla giunta tre assessori: quello che l’anno scorso aveva aumentato le tasse in nome di un inesistente buco di bilancio, quello che aveva perso il ruolo di ente capofila del distretto commerciale facendo perdere ai nostri negozianti un importante finanziamento regionale e chi aveva cancellato una stagione teatrale gratuita per imporre ai cittadini, in un momento di crisi, spettacoli a pagamento. Dopo aver messo a punto la sua squadra, devo constatare che negli ultimi due mesi il sindaco Zambon ha iniziato a produrre i primi risultati. Ma si può fare ancora meglio, vedremo strada facendo cosa succederà».
E di quelli che tutti, anche lei in precedenza, chiamano i “burattinai”?
«Sa qual è il male di Peschiera? La cultura del sospetto, la semina dell’odio e quelle persone che, in nome dell’interesse personale, dividono i cittadini».
Con questa manovra, nella quale il comune è sorretto da quello che era uno strenue oppositore, non si sente più sindaco di Zambon?
«Mi sento un consigliere comunale che, al contrario di altri, crede che l’impegno politico si debba tradurre in azioni concrete. Non mi ha mai affascinato il potere, ho fatto il sindaco con serietà e rigore e ora sto svolgendo il mio ruolo da consigliere comunale con coerenza nei confronti dei cittadini».
Come imposterà, adesso, il suo lavoro?
«Farò proposte concrete, mi batterò per ripristinare i servizi che sono stati tagliati, lavorerò per la qualità delle scuole e per avere una comunità equa e solidale. E lo farò con trasparenza nelle commissioni consiliari e in aula, dove spero che si possa presto tornare ad avere un clima sereno e costruttivo».
Parliamo di politica, ma anche, come credo, di vecchi amici. Carla Bruschi e Luigi Di Palma si sono sentiti traditi dal suo comportamento. Che ne pensa?
«I fatti dimostrano che in realtà sono stati loro a cambiare posizione all’ultimo momento per cercare di afferrare la leadership del partito. Non lo dico io, è facilmente intuibile da come sono andate le cose, a cominciare dalla nomina fai da te della nuova capogruppo. Credo che il rancore faccia male a chi lo prova, io sono convinto che la lealtà sia un valore importante e che, alla fine, porti sempre a risultati positivi».
Lei è ancora in Forza Italia? Crede che potrebbe essere espulso?
«Sono e rimarrò in Forza Italia, continuerò con coerenza a portare avanti le mie proposte per una Peschiera migliore. Nei partiti seri esistono vedute e posizioni diverse, correnti di maggioranza e minoranza. Le espulsioni di chi la pensa diversamente appartengono alla cultura fascista, la linea del “pensiero unico” non fa parte del dna di un partito liberale come Forza Italia».
Ma lei in questo momento fa ancora parte dell’opposizione?
«Sono un consigliere comunale e, come tale, boccerò le proposte negative per la città e approverò le delibere che renderanno migliore Peschiera».
In questa vicenda si ritrovano molte analogie con il governo nazionale. Antonio Falletta sta ad Angelino Alfano come Luca Zambon sta a Matteo Renzi?
«Le ricordo che il presidente Berlusconi, per il bene dell’Italia, dopo le elezioni politiche entrò a far parte del governo, così da garantire ai cittadini un assetto più stabile e poter dare corso alla stagione delle riforme necessarie per rimettere in piedi il Paese».
Se ne sono dette molte sul suo conto. Vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa?
«Ho fatto il sindaco per 5 anni con grande rigore e, per la prima volta nella nostra città, con uno sviluppo urbanistico pari a zero. Ho portato nuovi servizi, parchi giochi, aree cani, finanziamenti pubblici per i negozianti e politiche a sostegno dei bambini e delle famiglie. Tutte le cattiverie che hanno scritto su di me sono solo chiacchiere da bar, il gossip e le malelingue sono uno stile che non mi appartiene».
Maurizio Zanoni