«Il momento più difficile quando abbiamo rischiato di andare a giocare altrove per il tetto del palazzetto basso». «Baranek il giocatore più forte mai visto». «La squadra di quest’anno può fare un buon campionato». «Sbertoli e altri tre atleti hanno potenzialità per fare una grande carriera»

2015-10-16

In pratica ha dedicato gli ultimi sedici anni della sua vita al Volley Segrate. Da giugno ha deciso di accettare la proposta del Powervolley Milano come direttore sportivo, ma la sua passione per i colori gialloblu non si è per nulla sbiadita. A pochi giorni dal via al campionato abbiamo deciso di fare una chiacchierata proprio con Fabio Lini. Vediamo cosa ci racconta.
Allora, come procede la nuova avventura?
«Direi in maniera lineare. Ho tanti anni di esperienza sulle spalle, in particolare quelli di A2. Le problematiche sono soltanto quelle di essere in un posto nuovo, visto che giocheremo a Castellanza, in un impianto che era tutto da organizzare, a partire dalla sala pesi».
Di cosa ti occupi in particolare, visto che a Segrate spaziavi da acquistare i giocatori a guidare il pullmino delle giovanili...
«Faccio parte dello staff della squadra. Il mio ruolo è preciso: mi occupo del contratto degli atleti e delle loro esigenze professionali. Per intenderci non mi occupo più di organizzare le trasferte piuttosto che di prenotare visite mediche. Ognuno qui ha il suo compito ben definito».
Nostalgia del Volley Segrate?
«Ma no. Riesco a fare un salto in palestra quasi tutti i giorni. Il Volley Segrate è la mia passione e do sempre una mano. E poi anche per lavoro mi interfaccio costantemente con dirigenti e allenatori gialloblu, facciamo considerazioni sui singoli atleti e sulle squadre giovanili. Ricordiamoci che le due società sono legate. Il Powervolley è lo sbocco naturale degli atleti segratesi quando crescono e permette al Volley Segrate non di sopravvivere, ma di vivere».  
Quindi nessun taglio con il passato?
«Proprio per nulla. Il cordone ombelicale c’è eccome ed è bello solido».
Siamo alle porte del via al campionato di B2: che stagione sarà per i leoni?
«Non ho il quadro completo dei valori in campo della B2. Il gruppo è stato costruito in funzione della rivoluzione dei campionati del prossimo anno dove ci sarà una sola serie B. Credo che l’obiettivo sarà quello di restare in questa serie e per riuscirci si dovrà rimanere nella parte alta della classifica. Non penso ci siano ambizioni da playoff».
E ci riuscirà?
«Il potenziale è enorme. Non scordiamoci che parliamo di una rosa formata da diciassettenni e quindi come tale soggetta ad alti e bassi nel corso dell’anno. Ma noi chiediamo loro di crescere e di dimostrarci quei passi in avanti che possono fare».
C’è un po’ di Fabio Lini in questo gruppo che affronterà la B2?
«Ho condiviso tutte le scelte fatte. D’altronde una squadra non la costruisci a luglio. Ad esempio ci sono voluti cinque mesi di lavoro per avere nelle nostre fila Manuel Alfieri, che viene da Pescara».
E il settore giovanile? Sarà sempre all’altezza della sua fama?
«Assolutamente sì. Come valore siamo uno dei primi tre settori giovanili d’Italia. Neppure immagini quante richieste dobbiamo respingere di ragazzi che sono pronti a trasferirsi qui per giocare nel Volley Segrate».
Trasferirsi, vuol dire quindi da tutta Italia?
«Certo. I maggiori talenti della Lombardia lavorano già con noi. D’altronde negli ultimi anni, insieme a Trento e Treviso, a livello nazionale siamo quelli che hanno fatto il maggior numero di finali. Ben nove nostri atleti hanno indossato la maglia azzurra della loro categoria».
In tutti questi anni qual è stato il momento più bello?
«Il più bello è stato il titolo nazionale con l’Under 15 conquistato nel 2013 a Catania. Permettimi, invece, di aggiungere quello che considero il più emozionante: la promozione dalla B1 alla A2».
E il più brutto?
«Quando non sapevamo se potevamo disputare l’A2 a Segrate per via del tetto del palazzetto che era leggermente più basso rispetto alle misure previste dai regolamenti. Problema che non potevamo risolvere noi».
A bocce ferme: sinceramente è rimasto deluso da coach Eccheli che a metà della scorsa stagione ha rassegnato le dimissioni?
«Premettendo che stiamo parlando di un amico, diciamo che io avrei finito l’anno. Ho capito la sua scelta però non l’ho condivisa. Conoscendolo non è comunque stato un gesto istinto e deve averlo meditato bene. Comunque il nostro mondo non è poi così grande. Chissà, magari un giorno si tornerà a lavorare insieme».
E da qualcun’altro in questi anni?
«Guarda, io sono abituato a lavorare sugli obiettivi futuri e a non voltarmi troppo indietro. Dovrei pensarci molto e tuttavia non riesco a darti una risposta. No, direi che non sono deluso da nessuno».
Neppure da qualche giocatore?
«Sono professionisti e non mi sono mai aspettato una riconoscenza particolare. Al massimo apprezzo chi dimostra attaccamento, caratteristica peraltro che riscontro molto nei giovani e nelle giovani che indossano la nostra maglia e se la sentono sulla pelle».
In passato gli ultra hanno manifestato più volte il loro dissenso su alcune scelte societarie, come rinunciare all’A2. Che riflessione ti senti di fare?
«Chiunque ha diritto di esprimere la propria opinione se non lede la dignità altrui. Posso solo dire che più che lavorare dalle nove a mezzanotte senza guadagnare un euro, anzi spesso rimettendoci, non ho ricette. Ricordo che in 17 anni non abbiamo mai avuto uno sponsor di Segrate».
Il giocatore più forte che hai mai visto in gialloblu?
«Il ceco Kamil Baranek».
E italiano?
«Riccardo Sbertoli».
Presto lo vedremo nella nazionale maggiore?
«Ha le potenzialità per imporsi ai massimi livelli, ma ti assicuro che non è l’unico. Ce ne sono almeno altri tre».
Con un palazzetto adeguato dove avrebbe potuto arrivare il Volley Segrate?
«In A1 sicuramente, ma non vivo questa cosa con amarezza. Ti assicuro che è altrettanto gratificante andare alla Sabin e vedere 18 bambini che si allenano».
Per tutta l’intervista sai che hai sempre usato il “noi” parlando dei gialloblu?
«Mi viene spontaneo. È una questione di attaccamento».

Chiudiamo con un messaggio augurale ai leoni?

«Auguro alla società di non perdere neppure una stilla di energia e continuare a lavorare così che prima o poi saremo ripagati».