2023-06-22

Mi è stato chiesto di raccontare qualche episodio curioso che riguardi Silvio Berlusconi sul tema di Milano 2 ma io preferisco parlare di un argomento molto più importante e che ritengo non sia mai emerso chiaramente.
Si tratta del rapporto tra committente e architetto nella formazione del progetto.
Pare che risalga a Filarete, grande architetto del ‘400, il detto che «dell’architettura il committente è il padre e l’architetto è la madre». Il committente è colui che getta il seme e l’architetto colui che porta avanti la gestazione e dà alla luce la creatura architettonica. Da questo punto di vista, ritengo che l’esperienza di Milano 2 sia stata esemplare. Sin dalla realizzazione del Centro Edilnord di Brugherio, Berlusconi aveva maturato una serie di convincimenti che sono stati il seme per la creazione di Milano 2. Per primo il problema dell’auto che per lui era «il mostro che uccide»: Milano 2 doveva essere una città sicura; il pedone e i bambini avrebbero dovuto muoversi in sicurezza, avrebbero potuto «andare a scuola da soli». Questo obiettivo è stato conseguito con il progetto della triplice viabilità: i percorsi pedonali e ciclabili del tutto indipendenti dalla strada veicolare che viene attraversata dai 9 ponti del quartiere.
Poi l’amore per il verde e per il paesaggio, caratteristica che ben si ritrova espressa nel quartiere. E, ancora, l’importanza della tradizione: niente cemento armato a vista ma intonaco tradizionale con i colori delle terre, coperture con coppi, accoglienti balconi ecc. Durante tutte le fasi di progettazione il committente Berlusconi è sempre stato presente. Visite giornaliere al tavolo degli architetti, discussioni talvolta vivaci sulle idee che si esprimevano attraverso i disegni: un modo di procedere veramente proficuo per il risultato finale. Risultato, occorre precisarlo, che in ultima analisi doveva tendere alla creazione di un prodotto che potesse conquistare l’interesse dei futuri acquirenti e quindi condurre l’iniziativa al successo imprenditoriale. Milano 2 è stato un successo? Se la risposta è positiva molto si deve, è mia convinzione, al felice rapporto, professionale e personale, tra Berlusconi committente e gli architetti progettisti.
Architetto Enrico Hoffer