2015-04-10

In questi primi 9 mesi da sindaco forse questo è il primo scoglio che si trova a dover affrontare. La situazione politica pare tesa, con una crisi di maggioranza in atto. Allora proviamo a capire meglio quale sia lo stato d’animo e il pensiero del primo cittadino, Luca Zambon.
Sinceramente, pensava fosse così complicato fare il sindaco?
«In realtà fare il sindaco è una cosa bella anche con le difficoltà che possono esserci e che comunque avevo messo in conto visto che rapportarsi con i problemi della città per forza di cose non può essere semplice».
Però il momento pare delicato: è azzardato parlare di crisi di maggioranza?
«Non credo che vi sia una crisi di maggioranza. Sulle questioni amministrative stiamo portando avanti il programma che abbiamo presentato ai cittadini in campagna elettorale. Produciamo delibere ogni settimana a vantaggio della città. Lavoriamo per la progettazione di opere fondamentali per il futuro di Peschiera. Credo che quanto successo in consiglio comunale, con l’uscita dall’aula di sei consiglieri del Pd, non blocchi l’azione di governo».
Però la lettera, peraltro pubblica, dei sei consiglieri critici del Pd è chiara ed esprime un malcontento verso la sua azione politica.
«Bisogna capire bene le posizioni che si assumono. Noi abbiamo un compito ben preciso che è portare avanti ciò che sta scritto sul programma elettorale. Allora dico, fermiamoci e rileggiamolo insieme. Non c’è appiattimento verso nessuno come si sottintende in quella lettera e io sono una persona totalmente indipendente. Ascolto tutti, mi raffronto con dialoghi costanti e poi il mio compito è quello di fare sintesi sulle diverse sensibilità».
Resta il fatto che sei consiglieri sono usciti dall’aula.
«La mossa di uscire non l’ho ben compresa nelle sue ragioni e motivazioni. Ovvio che era un segnale rivolto a me ed è arrivato e ho capito che dovrò potenziare la comunicazione con loro. Però siamo a inizio percorso ed è chiaro che la macchina vada un po’ oliata. Molti consiglieri sono alla loro prima esperienza in aula e forse devono capire che l’organizzazione interna è altra cosa rispetto al portare avanti le cose come amministrazione».
Nella sua replica si è paragonato a Renzi e ha dato degli irresponsabili ai consiglieri usciti. Però il premier ha una maggioranza forte che lei senza sei consiglieri pare non avere...
«Mi reputo una persona pacata che riflette prima di parlare per questo ho risposto solo dopo un giorno e mezzo. In realtà la loro presa di posizione mi è spiaciuta, non tanto per i segnali lanciati o una visione differente che pare si abbia, quanto perché non è passata una delibera che avrebbe offerto due posti di lavoro. E in questo periodo di crisi non possiamo permetterci di rinunciarvi. Per questo ho parlato di irresponsabili. Non l’avrei detto se fosse stato solo un dissentire verso me. Ci sono questioni che vengono prima del proprio partito e vanno risolte al nostro interno. Dobbiamo fare un salto di mentalità perché il consiglio comunale ha un ruolo istituzionale e quelle sedie non sono quelle della sede del Pd. Per rispetto verso chi ci ha votato questo dobbiamo ricordarcelo».
E in giunta come va? Sbaglio o qualche scricchiolio c’è anche lì?
«Se si riferisce all’aver tolto la delega del Commercio all’assessore Marco Righini va ricordato che ne ho data una altrettanto importante come il Patrimonio. Non a caso abbiamo istituito un apposito ufficio. Se invece pensa al fatto che lo stesso Righini e Caterina Molinari sulla delibera del Pii Bellaria non hanno presenziato alla votazione e Perotti abbia votato contro, aggiungo che loro godono della mia fiducia visto che li ho nominati io. Certo, anche nella differenza di vedute, certi percorsi andrebbero condivisi e dobbiamo maggiormente lavorare sulla compattezza, però non ho segnali che io non goda della loro di fiducia».
Quindi nessun rimpasto in vista?
«Per il momento lo escludo».
Senza entrare nella questione Pii Bellaria, il capogruppo di Forza Italia tra le righe in aula consiliare ha fatto intuire che il famoso documento da lei ritrovato potrebbe essere un falso. Vuole fare chiarezza?
«Innanzitutto non sono un detective. Quel documento non l’ho trovato io, ma è stato inviato da un organo tecnico alla nostra Pec e a quella di vari enti coinvolti. Sull’operazione Bellaria la questione è molto semplice: stiamo aggiornando e verificando tutte le carte per poi sederci tutti intorno a un tavolo e cercare di trovare una soluzione. Comunque non voglio fare polemica alcuna con i miei predecessori anche se il caso non l’ha creato il sottoscritto, anzi l’ho ereditato. Io punto solo a risolverla».
Che riflessione si sente di fare su quella famosa seduta dove volarono insulti ed epiteti pesanti?
«Un conto è avere posizioni differenti. Ci sta. Altro però è alzare lo scontro a quei livelli e urlare “mafiosi” e “corrotti” in quel modo. E comunque i nostri consiglieri come possono essere mafiosi mentre quando escono dall’aula invece bravi? Peschiera non ha bisogno di certe sceneggiate, ma di fare cose e risolvere problemi. Se l’opposizione vuole partecipare a questo processo io sarò sempre pronto al dialogo».
A chi la chiama Zambella (un mix tra Zambon e Chiapella) cosa si sente di rispondere?
«Giochi di parole ne so fare anch’io. Capisco che un 29enne alla guida di una città di 23mila abitanti possa essere una novità e come tale vista con un po’ di paura. Far pensare che sia manovrato in realtà fa comodo all’opposizione per nascondere la propria debolezza visto che hanno prodotto zero idee. E poi mi pare offensivo anche per i cittadini che mi hanno votato. Questo ritornello è stato portato avanti anche nei sei mesi di campagna elettorale eppure la gente mi ha ascoltato ed eletto. Bisognerebbe avere più rispetto verso i peschieresi e con questo atteggiamento invece si dimostra il contrario. Sia chiaro, non penso che tutti gli esponenti di minoranza siano così e spero che possano smarcarsi da questo atteggiamento che non porta nessun giovamento alla città. Comunque sono talmente indipendente che ribadisco: sono pronto ad ascoltare chiunque abbia proposte interessanti per questa città».
La decisione di lasciare la segreteria del Pd locale, atto dovuto o scelta precisa?
«Una scelta dettata dal fatto che voglio dedicarmi totalmente alla mia città. Ho portato avanti un percorso di grande apertura in cui credevo molto. Ora è giusto che ci sia un segretario che rappresenti questo cambiamento».
Un’ultima domanda: che primavera si aspetta?
«Mi aspetto che ci sia da parte di tutti, maggioranza e opposizione, un ritorno al pensare alla città. Peschiera ha bisogno di serenità. Gli scontri politici ci stanno, ma devono venire sempre dopo il pensiero primario che è occuparci dei bisogni della gente. Tutti pensino al ruolo che gli è stato assegnato. Si può fare un buon lavoro indipendentemente dall’essere all’opposizione o al governo».
Roberto Pegorini