«Nessuno per ora eccede e si pensa al bene dei segratesi». «Questo ruolo mi permette di controllare tutta l’attività amministrativa». «Che avrei appoggiato Micheli era chiaro già da febbraio». «Con la Lega sono in ottimi rapporti»

2016-01-22

Alle scorse amministrative ha corso come candidato sindaco per la lista Lega Federalista Segrate. Poi quando si è arrivati al ballottaggio ha scelto di apparentarsi con Paolo Micheli così come altre due civiche. Risultato: elezioni vinte seppure di un soffio e suo ingresso in aula Pieri con successiva elezione a presidente del consiglio. Lui è Claudio Viganò, vediamo cosa ha da raccontarci a circa sei mesi dal suo insediamento.
Allora, come si trova in questo ruolo, per lei inedito, visto che aveva già fatto il consigliere comunale a Pioltello, ma mai il presidente?
«Direi bene, non mi crea particolari problemi. Ho un’esperienza maturata nel tempo che mi ha permesso di conoscere i meccanismi della macchina comunale e come attenersi ai regolamenti. Questo consiglio comunale poi direi che è molto tranquillo. Non ci sono personaggi che puntano a prevaricare gli altri o che cercano visibilità a tutti i costi. C’è grande disponibilità da parte di tutti e i componenti della maggioranza mi pare che cerchino costantemente la partecipazione e la collaborazione dei componenti di minoranza. Chiaro che poi ognuno porta acqua al suo mulino e tenti a mettere in evidenza le proprie idee».
Quindi nessuna difficoltà particolare?  
«Direi proprio di no. Tutti i consiglieri rispondono in maniera positiva all’esigenza di portare avanti i problemi amministrativi. Non vedo rivalse in atto. C’è grande consapevolezza che qualcuno ha vinto le elezioni e altri le hanno perse e tutti lavorano per portare il massimo beneficio possibile ai cittadini».
Qualche schermaglia però c’è stata...
«Si, soprattutto all’inizio, ma più che altro sulla necessità di certe tempistiche legate al bilancio. Non eravamo davanti a uno scontro diretto tra persone».
Ha avuto un passaggio di consegne dal suo predecessore Zucconi o le capita di sentirlo per confrontarsi?
«No, non ho mai avuto nessun contatto, ma non per una questione personale, anzi. Verso Luciano provo stima e riconoscenza, politicamente siamo cresciuti insieme. Semplicemente non ne ho visto la necessità. Esiste un gruppo di funzionari davvero capaci che lavorava con lui e che ora opera con me e sono loro i reali detentori della conoscenza amministrativa. Il mio confronto costante è con loro».
Con queste premesse sembra quasi facile svolgere questo ruolo super partes. Invece?
«Invece è molto difficile anche per via della mia natura politica. A volte mi piacerebbe entrare nel dibattito però riuscire a gestire gli interventi, dare ordine e fare in modo che i lavori proseguano in maniera corretta è altrettanto appagante. Diciamo che le mie opinioni le esplicito durante le commissioni e così non altero lo svolgimento del consiglio comunale».
Ma c’è qualche consigliere un po’ più difficile da gestire rispetto agli altri?
«Direi che qualcuno va impostato. Chi ha già ricoperto questo ruolo ha il vantaggio di conoscere le procedure mentre per i nuovi è propedeutico il lavoro di preparazione. Il mio ruolo inoltre è anche di supporto verso i colleghi meno esperti e cerco di aiutarli quando serve».
Neppure con la Lega, nei suoi confronti molto critica quando è stato eletto presidente, ci sono problemi?
«Dal momento che mi tengo fuori dal dibattito politico viene meno anche lo scontro. Ad ogni modo con la Lega, intesa come gruppo consiliare, posso assicurare che ho un buonissimo rapporto. I suoi esponenti sanno riconoscere il loro ruolo e rispettare il mio».  
Facciamo chiarezza una volta per tutte visto che lei non ne ha mai parlato: senza la presidenza del consiglio non avrebbe mai fatto l’apparentamento con Micheli?
«Mi viene da sorridere quando si parla di questo. Perché era da febbraio che la Lega Federalista Segrate era stata chiara: il nostro compito era quello di scardinare il sistema Alessandrini e dare vita a qualcosa di nuovo. Siccome non siamo stupidi eravamo consapevoli che mai saremmo andati al ballottaggio. Dialogare con Micheli era la logica naturale».
Quindi la carica di presidente del consiglio comunale non era condicio sine qua non?
«Certo che no. L’esito delle urne ci dava un solo consigliere. Va ricordato che l’apparentamento oltre a noi comprendeva anche altre due liste civiche per un totale del 9%. A questo punto con un solo consigliere c’era la necessità di rappresentare una percentuale importante. In un quadro amministrativo avere un assessorato era limitativo perché ti concentri solo su un settore. Per potere avere il controllo di tutta l’attività amministrativa nel suo insieme il ruolo di presidente del consiglio era quello giusto».
E chi ha preso più voti non poteva rivendicarlo?
«Faccio un esempio: Segrate Nostra con l’11% ha un sindaco, due assessori e cinque consiglieri comunali. Chiaro che possono avere un quadro di insieme preciso. Non mi pare necessitassero anche della presidenza del consiglio».  
Ma i Federalisti così non rischiano di non essere rappresentati in aula? Il presidente di solito non interviene nelle discussioni...
«Il nostro programma elettorale era forse più a sinistra di tutti. A noi interessa essere in sintonia su come si muove l’amministrazione Micheli e non dire due parole in più in consiglio. Quello che noi vogliamo raggiungere lo abbiamo bene in mente. E comunque l’incisività è data dai numeri. Con un consigliere è più utile verificare come si muove questa giunta. E nel ruolo di presidente posso farlo».
A proposito, che giudizio dà di questi primi sei mesi della giunta Micheli?
«Purtroppo non ci aspettavamo di trovare una situazione come quella che abbiamo verificato giorno dopo giorno dove a prevalere erano stati gli interessi dei privati. In campagna elettorale uno dei nostri slogan era: meno urbanistica più servizi sociali. Qui invece si faceva il contrario. Con questa premessa, la giunta Micheli si sta comportando bene e si sta muovendo con coerenza».
Qual è il suo giudizio sulla messa in streaming delle sedute consiliari?
«È una buona iniziativa anche se forse non c’è ancora stato il riscontro che ci si aspettava. L’importante è che non venga trasformata in uno strumento di parte per coloro che da casa vogliono interferire con i lavori dell’aula».
Sel ha chiesto di prevedere lo streaming anche nelle commissioni. Che ne pensa?
«Pregiudiziali non ne ho. Tutto quello che è partecipazione mi trova concorde. In questo momento però non siamo strutturati in maniera sufficiente».
Ultima cosa: scusi se insisto, ma proprio non le manca la bagarre sui banchi consiliari?
«In 20 anni la politica è peggiorata. È difficile portare avanti argomenti politici. Ad ogni legislatura tutto si stravolge. No, sinceramente non mi manca».