«Comunque dopo due settimane già non ci pensavo più». «Micheli è un amico, ma politicamente mi pare spiazzato». «Con Fraschini stima reciproca giorno dopo giorno». «Questi consiglieri sono più educati rispetto ai loro predecessori»

2016-03-04

Nella passata legislatura è stato presidente del consiglio, in questa invece si trova fuori dall’emiciclo. È comunque segretario cittadino della Lega Nord. Lui è Luciano Zucconi, con il quale abbiamo fatto quattro chiacchiere.
Allora, come va senza la cosiddetta politica attiva?
«Benissimo direi. Mi sento di fare quello che più mi aggrada e vado molto più spessi nella mia Borgo Val di Taro, in provincia di Parma, a rigenerarmi. Il consiglio comunale non mi manca, lo seguo dall’esterno e mi va bene così».
E che idea si è fatto?
«Devo dire che i consiglieri sono molto educati. Non si alzano mai e seguono con attenzione il dibattito che si svolge in aula. Rispetto alla passata legislatura sono certamente più rispettosi».
La Lega ha rimarginato la ferita della sconfitta alle amministrative?
«Certo. La ferita è guarita alla grande e la botta assorbita molto bene. Non ci stiamo più pensando. Anzi, dopo un paio di settimane dalla sconfitta stavamo già lavorando per il futuro».
A proposito di futuro: come segretario locale della Lega come si sta muovendo? Quali sono i progetti che avete in mente?
«A giugno due Comuni limitrofi come Peschiera Borromeo e Pioltello andranno al volto per scegliere il nuovo sindaco. Giovedì scorso ci siamo riuniti e abbiamo deciso di dare una mano in quei territori per fare vincere la Lega e la coalizione di centrodestra. Sono due realtà importanti a cui teniamo. Naturalmente senza dimenticare Segrate su cui continuiamo a tenere alta l’attenzione».
A proposito di Pioltello, si fa sempre più largo la voce che il centrodestra voglia candidare Alessandrini come sindaco. Cosa ne pensa?
«Mi pare che la sua candidatura sia ben avviata e ben vista dall’alto. Se sarà confermata daremo tutto il nostro appoggio affinché possa diventare sindaco di Pioltello».
Tornando a Segrate, è soddisfatto di come sta lavorando il suo gruppo consiliare?
«Non troppo, ma non me la sento di dare la colpa a Rigamonti e Fraschini. È tutto il consiglio comunale che sta lavorando poco e andando a rilento. Io parlo e ascolto molto i cittadini e in tanti si domandano cosa stia facendo questa amministrazione. Escluso l’approvazione dei regolamenti, dove peraltro personalmente prima di votarli un paio di emendamenti li avrei fatti, mi pare si sia mosso poco o nulla. Penso che si possa davvero fare di più».
Nelle vostre fila di recente è entrata Tecla Fraschini che quando era candidato sindaco non godeva certamente della vostra massima simpatia. Cosa è successo perché accadesse questo avvicinamento?
«È stata una sua libera scelta. Quando ci ha chiesto di potere aderire alla Lega Nord ha spiegato che ci vedeva come il partito più serio e che durante la campagna elettorale, pur non essendo la nostra prima scelta, l’abbiamo appoggiata lealmente. Ha apprezzato la nostra correttezza».
E voi cosa avete visto in lei che prima non notavate?
«Appena perse le elezioni si è dimostrata intelligente ed educata andando a complimentarsi con Micheli e alla Lega le persone corrette piacciono. Diciamo che con il passare del tempo ci siamo conosciuti meglio e apprezzati. Già nei quindici giorni che hanno preceduto il ballottaggio la stima era cresciuta notevolmente. Il resto è venuto spontaneamente».
Sbaglio o come minoranza non siete molto compatti?
«Direi che non sbaglia. Non c’è omogeneità. Il Movimento Cinque Stelle già per le elezioni del presidente del consiglio è andato per i fatti suoi favorendo la vittoria di Viganò. Ma anche con il resto delle forze in campo non c’è grande sintonia».
E non sarebbe auspicabile trovarla?
«Essere uniti sarebbe certamente meglio però se qualcuno pensa di imporre alla Lega il suo modo di fare politica allora non va bene. Insomma, si può costruire qualcosa, ma senza imposizioni. E comunque lo scollamento è evidente, inutile negarlo. Già prima delle elezioni c’erano differenze nascoste e la sconfitta le ha accentuate e fatte emergere».
Cosa non la convince di questa maggioranza?
«Onestamente mi pare non stiano facendo molto per il territorio. Alessandrini sarà anche stato un sindaco decisionista, ma ha fatto tante cose per Segrate e l’ha resa oggettivamente più bella. E poi mi sembra che la sicurezza sia un po’ trascurata. La decisione di mandare via l’esercito mi trova completamente contrario».
Sul territorio questa maggioranza in realtà ha deciso di cambiare il Pgt. Non è che sia cosa di poco conto...
«È vero e non mi trovano totalmente contrario. Se avessimo vinto le elezioni alcuni piccoli accorgimenti li avremmo proposti anche noi. Detto questo, voglio proprio vedere quanto riusciranno effettivamente a cambiare».
Che non sia di suo gradimento pare chiaro, tuttavia mi dà lo stesso un giudizio sul sindaco Micheli?
«Come persona davvero solo cose belle, Paolo è un amico. Politicamente credo che sia stato un pochino spiazzato. Non credo si aspettasse di vincere e quindi ha bisogno di più tempo per organizzarsi ed entrare in un certo ordine di idee. In questo momento mi pare che non riesca ancora ad avere la marcia giusta per governare nel modo che serve».
E della giunta cosa mi può dire?
«Non riesco ancora a inquadrarla. Non conosco nessun assessore e mi viene difficile dare un giudizio. Preferisco aspettare ancora».
Da ex presidente del consiglio un giudizio sul suo successore Viganò però può darmelo?
«Lo conosco da 25 anni e non sarei obiettivo. Preferisco non commentare».  
Non le chiedo un giudizio sul Viganò politico, ma sul Viganò presidente del consiglio.
«Sotto questo aspetto posso dire che mi pare gestisca bene il consiglio comunale e, più in generale, il suo ruolo».
Un’ultima domanda. Con il senno di poi quali errori si sente di ammettere se ripensa alla sconfitta elettorale?
«Non ci sono stati errori particolari. Sono le regole della democrazia: si vince e si perde. Se proprio devo trovare un mio sbaglio posso dire che la Lega a Segrate voleva correre da sola e forse avrei dovuto essere più deciso quando dall’alto ci dissero di creare una coalizione».