«Il ruolo di consigliere mi ha permesso di conoscere bene i vari ruoli». «Come giunta siamo soddisfatti di quanto stiamo facendo». «Abbiamo ereditato dei buoni servizi ottenuti però gestendo la cosa pubblica in modo personalistico»

2016-03-11

La scorsa legislatura sedeva sui banchi dell’opposizione. Oggi è in sala giunta come vicesindaco. Lei è Manuela Mongili. Sentiamo cosa ha da raccontarci.
Sette mesi da vicesindaco: più complicato del previsto?
«Non ho mai pensato che sarebbe stato facile. Normale che abbiamo una certa inesperienza. Siamo però animati dalla volontà di fare bene e di seguire le regole. Il punto di partenza è essere umili e lavorare valorizzando e indirizzando le risorse interne del Comune, che sono la nostra forza più grande e il braccio senza cui nulla si può realizzare. Piano piano il resto verrà da sé».
In giunta lei è l’unica, sindaco escluso, presente anche la scorsa legislatura. Questo l’ha avvantaggiata?
«È stata un’ottima scuola. Mi ha consentito di radicarmi sul territorio. Ho avuto 5 anni, con limitate responsabilità, per conoscere la macchina amministrativa e oggi ho piena coscienza del significato del mio e degli altri ruoli. Inoltre, ho potuto seguire gli sviluppi di vicende molto complesse e delicate che ora ci troviamo a gestire, ma che partono da lontano. Una per tutte, Vegagest».
Non mi dica che in giunta siete sempre d’accordo...
«Tra noi c’è fiducia e stima. Il clima è sereno e ci confrontiamo in modo aperto su tutte le questioni. Stiamo imparando a conoscerci, sia nel modo di lavorare che, più in generale, nella visione della città. Ciò non vuole dire che siamo sempre tutti d’accordo, anzi, discutiamo, talvolta anche in modo animato.  Posso però dire che in pochi mesi la nostra giunta ha fatto passi da gigante. Sono soddisfatta del lavoro che stiamo facendo insieme, e credo che gli incontri pubblici sul Pgt l’abbiano dimostrato anche ai cittadini».
Il ruolo di consigliere comunale lo preferiva a quello di amministratore?
«Preferisco di gran lunga il ruolo che ricopro oggi, ma senza essere stata consigliere forse sarei rimasta spaventata dalle responsabilità. Così mi sono fatta le ossa. Governare significa tenere conto di tutti gli interessi e trovare un giusto equilibrio tra essi, anche quando la via è stretta. Quando si è in minoranza, invece, bisogna far sentire la voce di chi altrimenti non l’avrebbe, usando anche toni aspri, ma sapendo che, alla fine, le responsabilità sono di altri».
La verità: fare opposizione era più facile?
«Certo. Ma più frustrante».
Dai suoi predecessori che situazione ha ereditato? Ci sarà qualcosa di positivo... o no?
«Come detto anche in passato, abbiamo ereditato una città con un buon livello di servizi, ottenuti però in forza di una gestione personalistica e quasi privatistica della cosa pubblica, che la città ha giudicato negativamente. La decisione demagogica ed elettorale di eliminare la Tasi senza che ci fosse certezza di entrate sostitutive, oggi pesa molto e ci lega le mani. Ma ci stiamo dando da fare per dare comunque risposta ai problemi».
Progetti futuri per la delega sulla Famiglia?
«Abbiamo deciso di destinare la struttura dell’ex materna-sud di Milano 2, a spazio per le famiglie. Il sindaco mi ha dato ampia delega a occuparmene e sto lavorando con l’obiettivo di creare un centro polifunzionale, dedicato alla famiglia in senso lato, dalla prima infanzia fino alla preadolescenza, con un’attenzione anche a genitori, specialmente mamme che vogliono trovare una riqualificazione professionale, e  nonni. L’idea è quella di valorizzare le energie positive che già ci sono sul territorio e rivitalizzare un po’ il quartiere. Invito chi ha delle idee a venirmene a parlare».
Per la delega sulla casa invece?
«L’obiettivo è quello di portare avanti il programma elettorale, che parla di diritto alla casa. Gli strumenti sono quelli della promozione degli affitti a canone concordato, del sostegno agli affitti per i meno abbienti, della politica fiscale volta a immettere nel mercato degli affitti le case sfitte. Ci tengo molto, perchè mi sono accorta che gli sfratti sono in aumento, le richieste di casa sono moltissime, e non si può pensare  di ricorrere esclusivamente all’Erp. All’interno del Comune abbiamo tutte le competenze per affrontare il progetto. La giunta ha compreso l’importanza di investire nelle politiche abitative. Ora ci vogliono le risorse. Continuerò  a chiedere che mi vengano messe a disposizione le risorse umane necessarie per partire col lavoro, che è lungo e non darà risultati immediati».
Lei è l’assessore di riferimento di Segrate centro. Che criticità le hanno già segnalato i residenti?
«Essere il referente di Segrate centro è motivo di orgoglio. Non è il mio quartiere, quindi per capirne a fondo i problemi chiedo ai cittadini di darmi una mano, di non essere timidi. Per ora si è parlato di viabilità, che troverà una sua sistemazione nel piano urbano del traffico, di trasporti, su cui sta lavorando bene l’assessore Mazzei, insieme a Città Metropolitana e ai Comuni della nostra zona, per arrivare alla tariffa puntuale e alla possibilità del biglietto unico e di Bar del Centro parco, di cui si occupa l’assessore Di Chio e per cui è pronto il Bando».
Quali sono i rapporti con gli esponenti di minoranza?
«Per ora ho ascoltato con interesse le questioni passate in consiglio comunale. Ci sono stati anche punti di convergenza, per esempio con il M5S sul progetto rifiuti zero, ma anche con quasi tutti gli esponenti della minoranza, per confermare la chiusura al traffico della via XXV Aprile, con l’idea che la piazza resti un luogo di aggregazione e svago senza pericoli per i bambini».
Come vede la nascita di Segrate Democratica?
«Come oggi si usa dire, anche a livello nazionale il Pd ha una pluralità di anime. Questo per me è positivo, consente di intercettare il consenso di una fascia di popolazione che oggi non si riconosce del tutto nel nostro premier, e tuttavia non intende, per fortuna, distaccarsene. A livello locale vale la stessa logica; bisognerà vedere poi in concreto che cosa effettivamente si propone Segrate Dem, e in che modo intende realizzarlo. Posso dire, per ora, che con i consiglieri comunali a cui fanno riferimento lavoro molto bene, perchè conoscono in modo profondo il territorio, e sono persone politicamente capaci e di esperienza».
Governerete cinque anni?
«Ne governeremo dieci».