«Prevalendo la linea Dalerba su quella di Ancora era chiaro che potesse succedere». «Con l’opposizione c’è dialogo, la campagna elettorale almeno in aula è terminata». «Siamo contrari all’intermodale, ma servirà dialogare»

2016-03-18

Alla sua prima esperienza in aula consiliare anche se fa politica dal 2005. Lui è Bruno Barsanti, capogruppo del Pd. Conosciamolo meglio.
Iniziamo dalle origini?
«Certo. Quando mi sono sposato sono venuto via da Milano e mi sono trasferito a Segrate e ho iniziato a occuparmi della mia nuova realtà come credo sia giusto fare. Nel 2005 decisi di aderire alla lista civica Aria Nuova del compianto Raffaello Pieri e successivamente sono passato a Insieme per Segrate con Paola Monti».
Dieci anni di civismo e poi il passaggio al Pd. Come mai?  
«Perché ho capito che frammentare troppo una parte politica, parliamo di liste civiche che si ispirano al centrosinistra, alla lunga fa il gioco dell’avversario. Ho ritenuto più utile portare avanti le mie convinzioni all’interno di un grosso partito. Il resto l’hanno fatto gli elettori che mi hanno dato fiducia, votandomi».
Com’è stato l’impatto con il consiglio comunale?
«Avevo seguito numerose sedute tra il pubblico e forse questo mi ha aiutato. Devo dire che tutto sommato mi sono trovato abbastanza bene. Chiaramente da neofita ho avuto magari qualche problema sui cavilli che si devono affrontare, ma non ho ravvisato ostacoli particolari dal punto di vista lavorativo».
Essere capogruppo di un partito così importante immagino sia una bella responsabilità...
«Comporta un maggiore impegno e qualche sacrificio in più soprattutto a livello familiare, ma sono contento perché dedico il mio tempo alla mia città».
Il fatto che abbiano scelto lei invece di qualche consigliere con maggiore esperienza non l’ha un po’ sorpresa?
«Credo sia stata la conseguenza del fatto che il partito ha svoltato verso Dalerba piuttosto che Ancora. Questo aveva già fatto intuire l’idea di una certa discontinuità verso una determinata linea consiliare. A quel punto si doveva scegliere tra me e Barbara Bianco e in maniera democratica i consiglieri hanno votato per me semplicemente perché sono una persona, diciamo, nuova. Sorpreso? Non più di tanto. Ripeto, era quasi inevitabile nel momento in cui si è svoltato verso Dalerba».
E con la corrente interna Segrate Democratica? Sembrate separati in casa...
«A parte qualche sfumatura legata alle singole sensibilità e non al fatto di appartenere a Segrate Dem, io non la vedo come dice lei. Trovo normale e positivo avere differenti pensieri. L’idea del partito unico non mi piace. Forse la scelta di mettere un’etichetta come hanno voluto fare loro la condivido meno, ma non vedo un problema all’interno del gruppo consiliare».
Eppure si sussurra che stiano pensando di chiedere un assessorato che rappresenti la loro corrente...
«Non do retta alle voci. Se un componente di Segrate Dem venisse da me a parlarmi di questo allora affronterei il problema, ma per ora nessuno mi ha detto nulla. Posso dire che con loro io lavoro benissimo e non hanno mai messo il bastone tra le ruote all’operato del gruppo. Le decisioni che abbiamo preso fino ad oggi, dopo averne discusso, sono sempre state votate all’unanimità».
E con l’altra forza di governo, Segrate Nostra, come sono i rapporti?
«Come detto, io ho un trascorso nelle civiche quindi con loro non ho problemi personali. Certo, loro forse sono un po’ più rigidi di noi su alcune tematiche ambientaliste però sanno mediare per il bene della città. E hanno nelle loro fila un elemento di grande esperienza come Rosa. Posso assicurare che nelle riunioni di maggioranza non si percepiscono differenze particolari tra Pd e Segrate Nostra. Le divergenze magari possono esserci su temi a carattere nazionale, ma non su quelli locali».
E con i consiglieri di opposizione invece? Come va?
« A parte il capogruppo di “Alessandrini per Segrate” Airato, che mi pare il più sanguigno, c’è dialogo. Che poi anche con Airato, soprattutto nelle commissioni, c’è spesso convergenza. Penso alla questione di riaprire via XXV Aprile al traffico delle auto, dove tutti abbiamo decisamente detto no. Ecco, posso dire che sul tema di tenere il traffico più lontano possibile da Segrate tutti i consiglieri sono sulla stessa lunghezza d’onda. Poi chiaro che in aula ci sono discussioni e differenti punti di vista, ci mancherebbe».

Quindi i veleni e l’astio della campagna elettorale possiamo dire che sono definitivamente sepolti?
«Da parte nostra sicuramente sì. Ma direi che a parte qualcuno, peraltro non presente nella vita politica cittadina, è così per tutti. Effettivamente è stata una campagna elettorale pesante, ma il gesto intelligente di Tecla Fraschini, che è venuta subito a complimentarsi con Micheli, ha subito fatto capire che si chiudeva la vicenda».  
Anche se è in maggioranza ha qualche critica da muovere a questa amministrazione?
«Posso dire che la vedo lavorare molto. Sindaco e assessori hanno ritmi e rapidità notevoli. Loro hanno un ruolo esecutivo e noi di controllo e di indirizzo politico. A volte diciamo che è difficile riuscire a fare coincidere i  loro tempi con i nostri. Vorremmo essere informati su tutto e subito, ma mi rendo conto che non è possibile. Sono più veloci di noi e ho riscontrato che è così anche altrove. Però sulle questioni davvero importanti ci tengono informati pressoché in tempi immediati».
Come Pd avete qualche dubbio sul nuovo Pgt presentato proprio in questi giorni dalla giunta?
«Questo è uno di quei punti in cui siamo in perfetta sintonia. Ora dovremmo essere bravi a spiegare ai segratesi come stanno le cose, nel senso che ci siamo trovati una serie di interventi immobiliari avallati dalla precedente amministrazione il cui iter oramai non possiamo più fermare senza produrre cause legali che porterebbero per le casse comunali costi assurdi da sostenere».
E sul nuovo intermodale che mi dice?
«Come linea di principio non lo vogliamo. Però sappiamo che ci sono delle volontà a livello governativo. Un nostro “no” rischia di non avere alcun peso e a quel punto lo faranno senza più interpellarci. Dovremo essere bravi a mediare per subire meno danni possibili».
Cosa si aspetta da questa amministrazione?
«Quello che si aspetta la città: molto».