«Alessandrini ha amministrato bene, ma certe sue decisioni prese senza interpellarci non ci hanno convinto». «Serve un ricambio nei nomi dei candidati al consiglio». «Il nostro obiettivo è uno solo: vincere»

2015-04-17

Per cinque anni è stato consigliere comunale tra le fila della maggioranza seppure negli ultimi tempi con un atteggiamento molto critico tanto da passare dall’altro lato della barricata. Eletto nel Pdl, successivamente ha aderito al Nuovo Centrodestra. Ora si presenta come candidato sindaco per una lista civica denominata “Cittadini di Segrate”, fondata insieme al collega Guido Bellatorre. Vediamo di capire come sia arrivato a questa decisione.
Dunque, alla fine ha deciso di correre da solo...
«Esatto. Per cinque anni siamo stati in maggioranza con atteggiamento critico. Alessandrini è stato un buon sindaco però spesso alcune sue decisioni non ci hanno convinti soprattutto nel metodo con cui questa amministrazione le ha prese. Non da ultimo quella sul centro commerciale che sorgerà all’ingresso di Milano 2 che abbiamo appreso dai giornali, indice che il ruolo del consigliere comunale è stato svilito, dove invece ha una grande valenza sia per controllare il programma che l’indirizzo politico dell’amministrazione».
Il programma non è stato rispettato?
«No, mi spiego meglio. Il programma era condiviso, ma al suo interno c’erano priorità che sono state disattese. Ad esempio il Centro Verdi è bellissimo, ma per realizzarlo non sono stati portati avanti nel modo previsto altri aspetti. Penso al commercio di vicinato della zona che si è trovato una piazza impattante in negativo. Ma anche alcuni servizi alla persona sono stati dimenticati. Nella prossima legislatura servirà un approccio più sensibile alle persone che alle apparenze».
Insomma, pare molto critico verso questa amministrazione.
«Vero, ma ammetto che con il senno del poi è più facile. Si è esagerato con il residenziale e con i centri commerciali con provvedimenti scelti senza interpellare i consiglieri. Non è giusto chiedere di votare sempre a scatola chiusa».
Lei è stato il primo consigliere ad aderire al Nuovo Centrodestra di Alfano e ci si aspettava che si sarebbe presentato sotto questo simbolo. Invece?
«Fino a 20 giorni fa doveva essere così. Stavo lavorando per una coalizione di centrodestra e ho chiesto un ricambio delle persone. A Segrate però questo non è stato possibile, quindi con Guido Bellatorre abbiamo deciso di creare una lista che vada nella direzione del rinnovamento».
E con l’Ncd a livello nazionale, come si pone?
«Al momento non ho alcun problema. Tuttavia credo che anche a livello nazionale serva un ricambio. E poi si deve fare maggiore chiarezza sulla linea politica che deve rappresentare l’elettorato moderato».
Si stava accordando anche con Daniele Casadio di Fronte per Segrate. Cosa è successo in questo caso?
«Per Casadio rimangono la mia stima e amicizia, però non avevamo idee convergenti sulla linea politica da seguire».
Allude a?
«Beh, in primis che Casadio non avrebbe avuto problemi a dialogare anche con Casa Pound. E poi lui guarda con interesse alla condotta di Matteo Salvini, invece noi siamo più vicini a Flavio Tosi».
I like Segrate mirava a unire tutte le liste civiche. Mai pensato di agganciarvi?
«No, ripeto, ho lavorato per creare una coalizione di centrodestra. Quando abbiamo deciso di formare una lista civica abbiamo deciso di andare da soli. I like Segrate aveva già scelto il proprio candidato sindaco. Inoltre il nostro programma è completamente diverso da tutti gli altri. Ad esempio noi siamo per la sussidiarietà, concetto che altri non hanno come idea di base».
Perché non avete trovato questo accordo con il centrodestra visto che ripete di aver lavorato per creare una grande coalizione?
«Direi che abbiamo una visione più liberale, coinvolgendo il privato solo in alcuni servizi che non sono essenziali. Per noi il Comune deve occuparsi di determinate cose, mentre non deve entrare in certi campi. Penso alle farmacie comunali che a nostro giudizio non dovrebbero esserci».
Insomma, siete per la discontinuità, giusto?
«Siamo per il miglioramento dell’attività amministrativa fatta con un cambio di persone che vogliano impegnarsi in politica. Al momento non conosco i programmi di Forza Italia e della Lega Nord e non so chi siano i candidati nelle loro liste per il consiglio comunale. L’unico nome che ho sentito è quello di Alan Rizzi che pare però tramontato. I contenuti e i programmi sono importanti, ma anche le persone contano. A parità di programmi sono quest’ultimi che fanno la differenza».
Chi troveremo in “Cittadini di Segrate”?
«Escluso Guido Bellatorre, i segratesi troveranno volti nuovi tutti con un proprio lavoro. La mia idea è quella di Forza Italia del 1994: chi scende in campo deve essere economicamente indipendente dalla politica e non influenzabile nelle decisioni che deve prendere per conto dei cittadini. Copriremo tutte le categorie. Anche quella degli studenti. In questo caso saranno le loro famiglie a sostenerli. E non vogliamo gente che porti avanti solo un piccolo spicchio di istanze, ma che abbia invece una visione totale dei bisogni e delle necessità che si devono mettere in campo per Segrate. Comunque la lista è tutta in divenire. Abbiamo lasciato di proposito alcune caselle vuote nel caso qualcuno si volesse proporre».
Il vostro manifesto ha come sfondo la riproduzione della carta dei sacchetti del pane. Vuole spiegare perché?
«Ci rappresenta. È laboriosa e onesta, fa di conto. Infonde sicurezza e parla di famiglia e fatica. È povera, ma dignitosa. È tutto quello che vorremmo fare noi per i segratesi».
Mi dice tre punti del vostro programma a cui tenete particolarmente?
«Il primo è la sicurezza, legata anche alla famiglia e alla crisi economica che stiamo attraversando. Il secondo è la viabilità intesa anche come recupero dei rapporti verso l’esterno. Alcune problematiche sono sorte per un modo di approcciarsi di questa amministrazione con gli altri enti. Dobbiamo dialogare di più e essere rappresentati maggiormente in certe stanze. Il terzo è la rivisitazione del Pgt indipendentemente da cosa dirà il Consiglio di Stato. E poi ce ne sarebbero molti altri. Ne aggiungo solo un quarto: il piccolo commercio che si ricollega comunque alla sicurezza e alla crisi economica che vivono molte famiglie».
L’obiettivo che vi  ponete?
«Semplice: vincere e diventare sindaco».
Bene. Poniamo che nessuno vinca al primo turno, si aprono due strade. Se sarete voi ad andare al ballottaggio, farete apparentamenti?
«In questo caso mi ricollego a quanto detto prima: se qualche forza politica si troverà in sintonia con il nostro programma dovremo vedere quali saranno le persone che rappresentano questo partito. Se non ci convinceranno, niente apparentamento e proseguiremo da soli».
Se, invece, sarete fuori dai giochi, darete indicazioni di voto oppure libertà di espressione o, ancora, tutti al mare?
«Questa sarà una scelta che verrà presa da tutti gli esponenti della lista civica. Una scelta che dovrà essere condivisa. Il mio parere personale in questo momento è che se il centrodestra avrà un programma che posso condividere, naturalmente così come le persone che lo porteranno avanti, sarei per appoggiare questa coalizione. Altrimenti non se ne fa nulla. Ma adesso pare tutto prematuro».