«Ho percepito nei cittadini una certa paura a esprimere il proprio voto e così non va bene». «Considero gli altri avversari politici e non nemici». «Falletta è stato un buon sindaco, ma ha sbagliato a non andare mai in mezzo alla gente»

2016-05-13

Sarà la candidata sindaco del centrodestra al cui interno troviamo Forza Italia, suo partito d’appartenenza, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Lei è Carla Bruschi, via al fuoco incrociato delle domande.
Centrodestra compatto anche se non è stato così semplice convergere sul suo nome visto come si sono dilatati i tempi dell’ufficializzazione...
«Abbiamo dovuto attendere qualche giorno in più solo perché la Lega doveva avere il quadro generale delle alleanze anche sugli altri Comuni in cui si va al voto. Vero che poi il Carroccio ha messo sul tavolo il nome di Tecla Fraschini, ma siamo stati subito d’accordo sul fatto che, dopo aver portato avanti un’aspra battaglia sul territorio per mandare a casa Zambon, c’era necessità di un candidato peschierese. E sul mio nome non ho sentito alcuna remora, nemmeno dai leghisti».
Cosa l’ha spinta ad accettare di candidarsi a sindaco?

«Come è noto io stavo percorrendo un’altra strada. Ho appena fatto una mostra dei miei dipinti a Milano andata benissimo ed ero pronta per partire per Londra dove avrei dovuto esporre a giugno. Sono stata tre giorni e tre notti a pensarci quando mi hanno proposto di fare il candidato sindaco. Quello che mi ha fatto decidere di accettare è stata la tanta gente che mi diceva che mi avrebbe sostenuto anche se l’avrebbe fatto di nascosto. Ecco, percepire che a Peschiera ci sia un’aria di non libertà e di paura, è stata la classica molla che mi ha portato a cambiare la mia strada da artista. Io voglio una Peschiera libera».
Lei ha preso parte a numerose campagne elettorali. Come immagina questa, che sta per entrare nel vivo?
«Credo sarà la più impegnativa degli ultimi anni. Saranno settimane durissime. Però, con la mia maturità, posso affermare che la vivrò da persona libera. Non voglio vincere a tutti i costi perché non c’è città libera senza sindaco libero. Non accetteremo soldi da nessuno se non tramite un conto corrente che presto ufficializzeremo. E chiederemo semplicemente 10 euro a chi crede in noi».
Ha detto “Settimane durissime”. Pensa a una campagna piena di veleni?
«Intendevo nel senso di intense. Per il resto spero sia una campagna elettorale civile dove non ci siano nemici, ma solo avversari politici».
Alle ultime amministrative il centrodestra subì una sconfitta pesante. Dove sbagliaste, secondo lei?
«Penso che i peschieresi siano stati attratti dal vedere un candidato come Zambon, giovane e che prometteva cose anche impossibili. Sembrava il salvatore della Patria. In più gli ha giovato l’accorpamento con le europee: Renzi, in quel periodo con consensi oltre il 40%, gli ha fatto certamenteda traino».
Ma voi proprio nessun errore?
«Noi in 5 anni avevamo fatto un grande lavoro e cambiato tante cose però la gente non l’ha percepito forse perché serviva un sindaco presente. Invece Falletta, che ripeto ha fatto bene in quel ruolo, si è chiuso nel suo bunker, che era il suo ufficio, al contrario della sottoscritta che è sempre stata tra la gente».
Solo quattro candidati sindaco: un bene o un male?
«Credo sia un vantaggio. La gente farà meno confusione con 4 nomi le cui appartenenze sono ben delineate».
Anche Caterina Molinari che è appoggiata da due liste civiche?
«Beh, certamente. Sono liste civiche genuine, ma sono assolutamente di sinistra e bisogna dirlo chiaramente. Peschiera Riparte è formata dai fuoriusciti del Pd mentre Peschiera Bene Comune dagli esponenti di Rifondazione Comunista».
Come mai lei non ha alcuna lista civica d’appoggio?
«Sono convinta che le civiche siano importanti, ma quando vengono dal basso e da esigenze vere dei cittadini. Quelle invece create ad hoc per sostenere un candidato sindaco di un preciso partito politico sono una presa in giro per i cittadini. Io mi sono rifiutata di averne in appoggio».
A questo punto viene spontaneo chiederle un giudizio sugli altri tre candidati.
«Di Zambon non ho più niente da dire. L’abbiamo mandato a casa e lui si è ricandidato. Un guanto di sfida che accetto, ma non condivido. Il Pd è un grande partito, ma ha un candidato inadeguato e non libero. Con Toselli e Molinari invece ho condiviso un percorso per liberare la città anche se su alcune idee siamo in contrasto. Posso dire che sono due persone capaci».
Se vincerà quali sono i tre punti principali su cui spingerà da subito?
«Il primo è i peschieresi. Hanno bisogno di attenzione. E posso affermare che la mia porta sarà aperta due giorni alla settimana da mattina a sera per favorire anche chi lavora. Non servirà appuntamento. Il municipio sarà una casa di vetro».
Il secondo?
«Zambon ha schiacciato un pulsante e spento la città. Io lo rischiaccerò per riaccenderla. Dobbiamo ridare vita a un commercio che è stato dimenticato. Abbiamo valori storici e dobbiamo portare gente qui. Ci sono eccellenze nel campo dell’imprenditoria con cui stringere accordi per fare assumere prima di tutti i peschieresi. E per i giovani il piano del diritto allo studio dovrà prevedere strade sul mondo dell’arte, del design e della moda. I nostri studenti dovranno uscire dalle nostre scuole e avere una strada spianata davanti a loro in campi dove Milano è all’avanguardia».
Il terzo?
«La salvaguardia del territorio e del Parco Agricolo Sud. Basta speculazioni edilizie».
Mirate ad andare al ballottaggio o puntate ad affermarvi al primo turno?
«Le gente è imprevedibile. E, ripeto, ho visto peschieresi che hanno paura di dire liberamente la loro. Diciamo che io conto sul segreto delle urne, non per fare vincere Carla Bruschi, ma Peschiera».
Ipotizziamo un ballottaggio. Se ci sarete, è pronta ad apparentarsi con qualcuno?
«Pronta a farlo con chi ha a cuore la città e condividerà con me il percorso per ridarla ai peschieresi».
Se sarete esclusi, darete indicazione di voto?
«Stesso discorso al contrario. Daremo indicazione di votare chi pensa di portare avanti i punti essenziali del nostro programma».