«Ho sentito la responsabilità di provare a costruire qualcosa di nuovo». «Temo che ci saranno colpi bassi, ma siamo pronti a rispondere». «Se divento sindaco nei primi 100 giorni riorganizziamo il Comune per attuare il programma»

2016-05-20

Assessore nella giunta Zambon prima di dare le dimissioni per divergenze interne, Caterina Molinari è la candidata sindaco delle due civiche Peschiera Riparte e Peschiera Bene Comune. Conosciamola meglio.
Cosa l’ha spinta a candidarsi a sindaco?
«Ho pensato che fosse necessario. Non sono stata diretta promotrice della caduta di Zambon, ma non nego di averla seguita da vicino. Attraverso la mia esperienza da assessore ho visto che la sua condotta non era quella proposta in campagna elettorale e così ho sentito la responsabilità di mettere la mia faccia per costruire davvero qualcosa di nuovo».
Sorpresa che le due civiche abbiano scelto lei per il ruolo più importante?
«Direi di no. Dopo che Zambon licenziò Righini dal ruolo di assessore, sono stata coinvolta in prima persona in un processo che ha portato alle mie dimissioni in chiaro contrasto con il sindaco. C’erano altri nomi validi, ma mi pare naturale che ci sia stata convergenza su di me visto che rappresento proprio la diversità rispetto alla passata amministrazione».
In questa nuova avventura quanto conterà la sua passata esperienza da assessore?
«Molto. A partire dalla stesura del programma. Conoscere la macchina comunale e i tempi per mettere in atto certe decisioni non è così scontato come potrebbe sembrare. Ecco perché per noi è importante non sbilanciarci quando facciamo proposte. Inoltre avere conosciuto i dipendenti comunali, così come alcune realtà sovracomunali, ci permetterebbe di non partire da zero».
Lei è tra le fondatrici di Peschiera Riparte. Con la civica Peschiera Bene Comune invece l’approccio come è nato?
«Dal programma dove c’è stata una convergenza immediata. In particolare sul consumo di territorio zero, sulla partecipazione e sulla reperibilità delle risorse senza aumentare le tasse. Direi che loro si differenziano da noi solo perché non erano in consiglio comunale la volta scorsa».
Che campagna elettorale si aspetta?
«Temo ci saranno colpi bassi, ma siamo preparati. Conosciamo i nostri avversari e sappiamo come rispondere. Noi comunque non attaccheremo e non faremo polemiche se non saremo tirati nel vortice».
Nel caso dovesse diventare sindaco, nei primi classici cento giorni cosa farà?
«Organizzeremo il Comune per rendere efficace il nostro programma. Faremo una serie di interventi a costo zero e risolveremo annosi problemi, come quello riguardante l’asilo di San Bovio. Inaccettabile non sia stata trovata ancora una soluzione».
Visto che siete un movimento civico non pensate di rendere noti i nomi degli assessori prima di andare al voto?
«Non c’è alcun ostacolo a farlo. Nel nostro modo di fare politica la spartizione delle poltrone non esiste. Non dobbiamo attendere i risultati del primo turno per fare certe scelte. Gli assessori saranno scelti a seconda delle loro competenze e non è un’ipotesi da rigettare»
Essere solamente in quattro a correre per la poltrona di sindaco lo considera un vantaggio o uno svantaggio?
«Siamo quattro persone ben differenti, nel senso che ognuno di noi incarna caratteristiche ben precise. E questo penso sia un vantaggio soprattutto per l’elettore per il quale sarà più semplice indentificarsi in qualcuno di noi. Conoscere bene le persone per cui si vota permette al cittadino di riporre la sua fiducia in maniera più concreta».
A questo punto mi dà un giudizio sui suoi avversari?
«Va bene. Parto da Toselli  che conosco da tempo. Politicamente ha compiuto un bel percorso e in consiglio comunale ha prodotto numerose mozioni interessanti. Rispetto al dato nazionale il Movimento Cinque Stelle non riesce però ad avere lo stesso consenso a Peschiera e sinceramente non li temiamo. Bruschi conosce bene la situazione peschierese e in passato ha militato in vari schieramenti. C’è stata una collaborazione nella scorsa legislatura per mettere fino al governo Zambon, ma ora ognuno segue il proprio percorso e noi ci distinguiamo da lei e dai partiti che la appoggiano perché abbiamo in mente un modo nuovo di amministrare».
E arriviamo a Zambon...
«Il Pd ha scelto consapevolmente di ripresentarsi nella stessa modalità, con lo stesso candidato e il loro programma è simile a quello precedente. Evidentemente Zambon è convinto di quanto aveva proposto la scorsa volta e non ha valutato la possibilità di avere sbagliato qualcosa visto come è andata. Credo che questa sua sicurezza e il non avere spirito critico siamo un limite».
Cosa si sente di replicare a Carla Bruschi quando sostiene che deve essere chiaro che le vostre due liste civiche sono di sinistra?
«È vero che in Peschiera Bene Comune c’è gente che 15 anni fa era di Rifondazione come è vero che in Peschiera Riparte ci sono ex Pd. Per noi, però, non è importante la militanza a livello nazionale visto che la politica locale è altra cosa. E comunque una delle nostre figure più rappresentative è Chiara Gatti che non può certi definirsi di sinistra. Senza contare che io stessa non sono mai stata iscritta al Pd e sono stata apartitica fin dall’inizio. Nelle nostre liste troviamo persone della società civile. Etichettarci di sinistra mi pare faccia comodo a Bruschi che spera di potere intercettare così tutto l’elettorato di destra. Ma se si tiene davvero alla città chi andrà a votare guarderà oltre alle appartenenze politiche».  
Obiettivo che vi siete prefissati?
«Abbiamo fatto il calcolo che per vincere al primo turno servono circa 7mila voti. Stiamo lavorando con i nostri contatti per ottenerli e notiamo un buon ritorno. In alternativa l’obiettivo sarà andare al ballottaggio».
In questo caso si aprono i classici due scenari. Se ci sarete sarete pronti a fare qualche apparentamento?
«No. Non faremo alcun apparentamento».
E se rimarrete fuori? Indicazione di voto, libertà di scelta o tutti al mare?
«Non ne abbiamo ancora discusso. Vero comunque che tra gli schieramenti c’è chi è più vicino al nostro modo di fare politica. Ma per ora mi sembra prematuro ipotizzare una qualsiasi decisione».