«La scorsa volta mi hanno votato in tanti. È giusto proseguire». «In questi mesi ho sentito forte la fiducia del mio partito, ma anche di tanta gente». «Se vinco mi rimetto a correre più di prima». «Se si va al ballottaggio si va avanti da soli»

2016-05-27

Ed eccoci all’ultimo dei quattro candidati sindaco da presentare. Lui è Luca Zambon, primo cittadino uscente, mandato a casa dalle dimissioni di nove consiglieri, sostenuto dal Pd, da Api Federalisti per Peschiera e dalla civica Avanti con Zambon. Partiamo.
Come mai ha deciso di ricandidarsi?
«Per concludere il percorso iniziato e interrotto bruscamente dopo 18 mesi. Non solo solito lasciare i lavori a metà. Il nostro programma elettorale ampiamente votato la scorsa volta dai cittadini va completato, anche e soprattuto per rispetto verso di loro».
Non ha mai pensato di lasciare spazio a qualcun altro del suo partito nel ruolo di candidato?
«Dopo le dimissioni dei nove consiglieri, che mi hanno fatto cadere, ho sentito subito la solidarietà e la fiducia davvero ampia del mio partito. Infatti non c’è neppure stato bisogno delle primarie e tutti si sono espressi a favore della mia ricandidatura. Una volta incassata la stima del partito, ma anche di tanta gente che mi ha fermato nei giorni successivi per strada, posso aggiungere che è comunque mio desiderio concludere quanto iniziato perché quando sento di aver subito un’ingiustizia mi viene spontaneo lottare per ripristinare quella che considero la verità. Sarebbe stato più comodo farsi da parte. Invece ho accettato di rimettermi in gioco».
Riflettendo a bocce ferme qualche errore in quei 18 mesi l’avrà pure fatto a cui vorrà porre rimedio...
«In quell’anno e mezzo la mia esperienza è indubbiamente aumentata. E ho anche capito che le proposte del nostro programma erano giuste tant’è che le riproporremo, migliorandole, conoscendo meglio il bilancio del nostro Comune. E se sarò rieletto cercherò di lavorare di più sulla gestione del gruppo, anche se nei miei ultimi mesi mi ero già mosso in questa direzione».
Come le sembra questa campagna elettorale?
«Mi pare che tutti promettano tutto, ma poi non sanno come si possa fare a realizzarlo. Da parte dei miei avversari vedo poca concretezza, mentre leggo solo slogan con frasi fatte che peraltro smentiscono certi atteggiamenti tenuti in consiglio comunale. Mi pare anche evidente che sia una campagna elettorale nella quale i miei tre antagonisti tendano a non attaccarsi tra loro e fare fronte comune contro di me».
Mi sta dicendo che sono tutti contro Zambon?
«Direi proprio di sì. D’altronde è inevitabile, quando c’è qualcuno che esprime idee che danno fastidio, se non addirittura che vorrebbero avere avuto loro, attaccarlo. Ma io sono tranquillo. Questo atteggiamento mi mette nella posizione di uno che è da battere. E quindi temuto».
A proposito di critiche, cosa risponde a Carla Bruschi quando sostiene che le sue liste civiche sono finte e ingannevoli per l’elettore?
«Fin da quando sono diventato segretario cittadino del Pd ho sempre lavorato per allargare il dialogo con i cittadini. La scorsa tornata elettorale ci furono tre liste civiche che decisero di appoggiarmi e molti dei loro esponenti con il tempo hanno deciso di confluire nel Pd. Questa volta sono due le civiche che si fidano di me, formate da persone diverse. Significa che il mio consenso si è allargato. Non vedo per quale motivo il civismo non possa considerare il programma del mio partito valido e decidere di appoggiarlo senza per questo confluire al suo interno».
Solo 4 candidati sindaco: vantaggio o svantaggio?
«È indifferente. Alla fine contano le proposte che vengono messe in campo. Non è detto che una campagna elettorale con 4 candidati sia meglio rispetto a 6 o 7. Importante è riuscire a fare come l’altra volta dei buoni dibattiti e confronti con la partecipazione attiva dei cittadini».
Anche a lei chiedo un giudizio sui suoi avversari.
«Direi che è molto chiaro lo schema di gioco che hanno in testa, peraltro già iniziato nei mesi in cui ho amministrato Peschiera. Che non riguarda ragionare sui programmi visto che molti punti sono comuni a tutti. Il vero problema è che sono mossi da personalismi visto che chi mi ha fatto cadere si è candidato a prendere il mio posto. È tutta una questione di poltrone».
Nel caso fosse eletto cosa si sente di promettere nei classici primi 100 giorni di governo?
«Non ho nulla da promettere, ma solo proseguire il percorso che avevo intrapreso e portare avanti le delibere, come quella della riqualificazione delle Cascine che avevo già spiegato in apposite riunioni ai cittadini e che i nove consiglieri dimettendosi hanno di fatto bloccato. Consiglieri che, ricordo, hanno applaudito l’arrivo del commissario straordinario e adesso lo criticano anche con tanto di comunicati stampa. Nei primi cento giorni dovrò solo correre più di prima per risolvere questioni primarie che sono rimaste sul tavolo, come l’asilo nido di San Bovio, i trasporti e il rilancio degli impianti sportivi».
Obiettivo dichiarato?
«Mettercela tutta per vincere al primo turno anche per non allungare ulteriormente il fatto che la città si è inevitabilmente fermata. Anche quindici giorni in questo senso diventano importanti».
Se invece si dovesse andare al ballottaggio, anche a lei propongo i due scenari possibili. Se lei ci sarà come pensa di muoversi con le altre forze in campo?
«Devo in parte ripetermi anche qui. Lo scenario che si prospetta è chiaro: chi non vota me, darà il suo voto alla destra di Peschiera che non è per nulla moderata visto che la campagna elettorale di Carla Bruschi la stanno facendo Fratelli d’Italia e la Lega Nord, portando in città La Russa e Salvini. Le due liste civiche e il Movimento Cinque Stelle in questo senso sono cascate nel tranello e al ballottaggio rischiano di ricaderci. In virtù di questa premessa posso dire fin da ora che se andrò al ballottaggio non farò nessun apparentamento con i miei avversari politici. Inviterò semplicemente gli elettori a rileggersi le proposte programmatiche che ci saranno in campo. Se vorranno votare a destra, non daranno fiducia a me. Però ricordo che Peschiera Borromeo ha bisogno di concretezza e non certo di colpi di testa».
Se invece lei resterà escluso dal ballottaggio, che indicazioni di voto darete?
«A quel punto tutti al mare. Ma non sarà così. Resteremo tutti a Peschiera perché se si andasse al ballottaggio io ci sarò».