«Nella lista civica niente personalismi con il mio nome o quello di Segrate». «L’Idv è morto, ma non il dipietrismo». «Figini ha un percorso culturale diverso dal mio». «Punto ad avere più consiglieri possibili»

2015-05-08

Per cinque anni consigliere d’opposizione sotto la bandiera dell’Italia dei Valori. E ora che il suo partito si sta sfaldando ha deciso comunque di continuare la sua avventura politica con una lista civica. Antonio Berardinucci è il candidato sindaco de “I valori della Costituzione con Tonino”.
Alla fine ha deciso di esserci e di correre addirittura da solo.
«Sì. La scelta nasce da domande spontanee. Chi votare? Chi appoggiare? Da una parte troviamo il berlusconismo allo sfascio sia a livello locale che nazionale; dall’altra c’è l’ascesa del renzismo che forse sta facendo ancora più danni del Cavaliere. E a mio modo di vedere va frenato o quantomeno corretto. Una politica di sinistra che abolisce i diritti acquisiti negli anni dai lavoratori mi ha fatto riflettere e molto. E così ho deciso di fare una mia lista civica».
Che Micheli sia renziano non è un segreto, ma a livello amministrativo certe dinamiche contano?
«Il renzismo a livello locale può riflettere poco, è vero. Tuttavia le leggi emanate dal governo influiscono anche sulla condotta delle aziende locali. Per evitare altri vent’anni sbagliati serve una politica di riflessione anche a livello locale. È vero che una parte del Pd segratese è prudente nei confronti di questo governo e va aiutata nel suo percorso. Io credo però che lo si debba fare anche da fuori come ho deciso di provare io».
Non ha mai pensato di aderire al progetto di “I like Segrate” che puntava a unire tutte le liste civiche presenti?
«Rispetto al candidato sindaco Federico Figini, ho un percorso culturale diverso. Ai segratesi si deve parlare con correttezza e sincerità. La lista di Figini nasce dalle ceneri di quella nazionale “Fare per fermare il declino” fondata da Oscar Giannini. Io ho un’altra storia alle spalle. Io vengo da vent’anni di Mani Pulite e di battaglie accanto a Di Pietro. L’Idv a Segrate l’ho costruita io pezzo per pezzo e non posso rinunciare a questa identità. È un dovere morale».
Ma l’Idv e Di Pietro come li colloca nella sua lista?
«Quel che resta dell’Idv a livello nazionale oggi è direttamente collegato al Pd».
Quindi prende le distanze dall’Idv?
«Da questa Idv certamente. Non ha nulla a che spartire con quella che ho costruito a Segrate. Il dipietrismo invece mi trova sempre concorde e sta rimettendosi in moto con la decisione di candidare Di Pietro alle amministrative di Milano. Lo incontrerò per iniziare a lavorare in questa direzione».
La sua lista richiama la Costituzione, ma cosa c’entra con le elezioni amministrative?
«Non ho voluto fare il solito simbolo civico personalistico o che richiama il territorio, intendevo uscire dalla mischia. Il richiamo alla Costituzione è perché fa parte della coscienza di ogni cittadino. Ho messo in questo senso anche la bandiera italiana e la spiga di grano che ha una duplice valenza. Da un lato la prosperità, l’ambiente e il lavoro, dall’altro vuole richiamare il 22 dicembre del 1947 con la strage del Portello della Ginestra e l’eccidio dei lavoratori».
Sul suo manifesto scrive anche “Un partigiano tra i segratesi”, ma non credo che lei sia stato partigiano o sbaglio?
«Non l’ho fatto per una logica questione di età visto che sono nato nel 1948, ma lo slogan si adatta bene alle mie idee. La parola partigiano racchiude persone di diversa fede politica con un unico scopo. Al giorno d’oggi i cittadini devono essere i partigiani di allora che si erano uniti per liberare l’Italia da una dittatura atroce. Oggi si vede chiaramente che c’è un fallimento della politica e non si può rimanere indifferenti. Non ho voluto apposta usare il linguaggio dei politici comuni, ma uscire dagli schemi».
Chi troveremo candidato nella sua lista?
Qualcuno dell’Idv, non molti in realtà. E poi gente che lavora e si alza alle quattro del mattino per fare i mercati, gente che vive la disoccupazione e gente che lotta ogni giorno con i problemi della crisi. Gente che in questi anni mi è sempre stata accanto anche se non ha mai fatto politica vera e propria, ma che conosce i problemi reali del giorno d’oggi».
Ci sarà anche il suo attuale collega in consiglio comunale, Simone Marea?
«No, è stato coerente e ha rinunciato per motivi lavorativi».
Beh... ha fatto il consigliere senza mai presentarsi in aual in questi anni. Lo giudica coerente fino ad oggi?
«Non lo è stato, ma per una situazione particolare. Aveva un contratto a termine, non poteva prendersi permessi per fare politica».
Mi dice tre punti cardine del vostro programma?
«Innanzitutto la legalità della politica che significa fare politica affinché le persone indesiderate non entrino nelle istituzioni. Penso ad esempio al lavoro svolto per confiscare beni alla mafia sul nostro territorio oppure al lavoro che ho fatto per oppormi al progetto di una persona condannata per appoggio esterno mafioso che avrebbe portato in città 110mila libri di cui 20mila tre anni dopo sono stati confiscati dall’autorità giudiziaria».
Secondo punto?
«Cambiare la cultura politica e amministrativa di una città. È inaccettabile che una classe politica davanti a una situazione delicata come quella che stiamo attraversando trovi come unico rimedio quello di alzare i tributi. Un’amministrazione deve produrre economia con soldi per le casse comunali e, di conseguenza, abbassare i contributi richiesti ai cittadini».
E il terzo?
«La viabilità. Noi che siamo confinanti con Milano, subiamo disagi che purtroppo non sono stati studiati a tempo debito. Oggi possiamo però apportare piccoli accorgimenti nell’immediato e con pochi soldi. Ad esempio sulla Cassanese io vedrei bene una corsia preferenziale per i mezzi pubblici solo due ore al mattino e due al pomeriggio. Nelle ore di punta per intenderci. E incentivare i cittadini a lasciare l’auto in garage. Chi sale sui mezzi pubblici con il libretto di circolazione della propria auto non pagherà il biglietto».
Che obiettivi volete raggiungere?
«Pur non mettendo i limiti alla provvidenza divina, sono consapevole dei miei numeri. Cercheremo di ottenere il maggior numero di consiglieri comunali possibili per essere l’ago della bilancia e portare avanti i nostri ideali e le nostre battaglie così come abbiamo fatto in questi cinque anni».
In caso di ballottaggio come pensate di comportarvi, ragionando sull’ipotesi che voi siate esclusi?
«Se ho messo insieme questo lista è perché ho un senso civico in me. È chiaro che il mio stato di appartenenza è nel centrosinistra. Se ci sarà ballottaggio mi regolerò di conseguenza. Se saranno recepite le mie rilevanze allora darò una specifica indicazione di voto».
Intende che poi sosterrà il candidato sindaco che ha scelto anche in aula nel caso vincesse?
«Se darò indicazioni di voto ai miei elettori è chiaro che poi sosterrò quella eventuale maggioranza».
E chiederebbe un assessorato?
«Questa è tutta un’altra cosa e mi pare prematura».