«Certo che è capitato anche a me, tuttavia il caso Mongili poteva essere gestito meglio». «Sull’Intermodale si doveva fare maggiore resistenza». «Sono grato a Forza Italia anche se mi aspettavo maggiore riconoscenza e considerazione»

2017-02-03

La politica segratese sta attraversando un passaggio delicato. Tra Pgt da approvare, vicesindaco sfiduciato, debiti di Bilancio, Intermodale che incombe e tanto altro ancora, di carne al fuoco è innegabile che ce ne sia tanta. E allora proviamo ad analizzare un po’ questo momento con chi il timone della città l’ha tenuto in mano per dieci anni: l’ex sindaco Bruno Colle.
Partiamo dal caso Mongili? Che idea si è fatto?
«A suo tempo dovetti affrontare un caso analogo. Avevo come assessore Francesco Casella con cui mi trovavo bene, ma i consiglieri Ruiu e Iapicca mi dissero che dovevo cacciarlo. Feci un po’ di resistenza e alla fine fu lo stesso Casella a rassegnare le dimissioni. Secondo me Micheli avrebbe dovuto comportarsi nello stesso modo. Resistere alla richiesta del Pd e con delicatezza convincere Mongili a fare un passo indietro. Credo che in questa vicenda ne escano male tutti: Micheli, Mongili e Pd».
Tutti a dire che è il sindaco a scegliere gli assessori, ma se io le dico De Nicola, o dicessi ad Alessandrini Maerna che, ricordiamo, furono i vostri vicesindaci?
«Dico che gli assessori vengono scelti anche su indicazione dei partiti, non nascondiamoci dietro a un dito. Certo, esistono margini di trattativa a seconda dei casi. Ma se ti chiama il capo di un partito puoi provare a resistere, ma fino a un certo punto. Se lei mi dice De Nicola, le rispondo che lo volle Alleanza Nazionale a livelli molto alti. Io ero contentissimo di Bozzetti come mio braccio destro. Ma le dirò di più se vuole».
Certo, ora sono curioso...
«Nella mia seconda legislatura l’assessore all’Urbanistica mi fu praticamente imposto da Arcore. Mi arrivò una telefonata di Berlusconi in persona che mi disse che avrei dovuto dare l’incarico a Fulghieri. Insomma, nulla di nuovo se il Pd spinge per togliere la fiducia a qualcuno come accaduto con Mongili. Importante però è che un sindaco alcuni nomi li scelga personalmente, come ho fatto io con Coari, Pedroni e lo stesso Alessandrini».
Sulla questione del debito di 2 milioni nel Bilancio, invece, che riflessione si sente di fare?
«Mi pare che questa amministrazione abbia gestito la cosa in maniera un po’ superficiale. Come mai questo debito non è emerso lo scorso anno? E come mai hanno fatto cambi radicali nel settore finanza? Ora c’è un contenzioso pesante che non so se si risolverà a favore della giunta».

Insomma lei è piuttosto critico su questa vicenda...
«Non vorrei essere frainteso, ma è una procedura comune coprire la spesa attuale con proventi futuri anche se sembrerebbe che la precedente amministrazione l’abbia fatto con esagerata leggerezza. Ammetto anche che quando io mi insediai la Lega mi aveva lasciato un attivo notevole e quindi fu facile subentrare. Ad ogni modo, fermo restando che se qualcuno ha sbagliato è giusto che ne risponda, ora questa giunta qualche piano urbanistico potrebbe liberarlo. C’è un’eccessiva protezione del territorio dovuta a una rigidità ambientalista discutibile».
E sull’imminente arrivo del nuovo Intermodale cosa diciamo?
«Vorrei sapere come nasce questa decisione della Regione di pensare a Segrate e non, ad esempio, a Melzo, che strategicamente era forse più funzionale. Credo comunque che giunta e consiglio comunale avrebbero dovuto essere un po’ più duri nei conforonti della Regione e del ministero».
Da ex di Forza Italia, che idea si è fatto di un partito che appare sempre più in calo?
«Forza Italia è nato come un fenomeno legato a una persona. Il famoso “un uomo solo al comando” che peraltro ora va per la maggiore in Europa e nel mondo. Ora però che Berlusconi è deteriorato fisicamente e politicamente il problema più evidente è che non si è lavorato per creare un’alternativa come, ad esempio, fecero Mitterand o De Gaulle. E poi il rifiuto delle primarie è un errore. Si tratta di uno strumento che fa emergere chi sa catturare il consenso. Lì si capisce chi è davvero leader».
E che scenario politico vede nel futuro italico?
«Sostanzialmente due. Il primo è che Pd e Forza Italia trovino un accordo anche se sono emendati da alleanze non compatibili. Il secondo, invece, è che Renzi trovi la forza di radunare i centristi e parte della sinistra per raggiungere il 40%. Tutto questo senza dimenticare il Movimento Cinque Stelle che continua a essere in ascesa».
Da ex forzista che effetto le ha invece fatto vedere sui figlio aderire al Pd?
«Innanzitutto sono contento che si sia appassionato alla politica. Credo che la sua scelta sia un po’ legata anche alle esperienze positive e negative di suo padre. E comunque la mia storia politica proviene dal Partito Socialista che attualmente è confluito nel Pd».
La vedo un po’ freddino verso Forza Italia, o sbaglio?
«Io sono grato a Forza Italia perché mi ha permesso di fare un’esperienza politica straordinaria che però, in un secondo momento, non ha voluto valorizzare. Diciamo che forse mi aspettavo, e credo meritavo, un po’ più di riconoscenza e considerazione».
Tornando a Segrate, che voto si sente di dare a Micheli dopo un anno e mezzo da sindaco?
«Un 8 pieno, conquistato sia per la sostanza che per la forma. Mi sembra una persona degna del mandato che i segratesi gli hanno conferito. Tuttavia a volte mi pare un po’ troppo solo, una “rara avis” (dal latino, “uccello solitario”, ndr) nel deserto. Lo vedo circondato da persone un po’ deboli soprattutto in consiglio comunale. Quando governavo io c’erano consiglieri del calibro di Latino, Zonta, Cristofori, Schieppati, Ruiu, Zanoli... Mica li vogliamo paragonare con quelli di oggi, vero? E oggettivamente c’è anche un’opposizione un po’ modesta e questo è un peccato perché è fondamentale».
C’è un consiglio che si sente di dargli?
«Di consultare ogni tanto la vecchia guardia. E le faccio anche due nomi: Vito Ancora e Angelo Zanoli».
E intanto lei si diletta con la rassegna stampa in biblioteca ogni venerdì mattina, per anziani, ma non solo...
«Lo trovo piacevole e mi consente di tenermi informato su cosa succede a Segrate, ma anche nel Paese. E inoltre fare una rassegna stampa mi ha permesso di venire a contatto con delle “belle firme” che conoscevo poco. Comunque tra le mie passioni non dimenticherei anche i miei continui rapporti con vecchi socialisti milanesi come Tognoli».