2018-03-09

In questi tempi di incertezza politica e sociale il dialogo e il confronto sono un’arma molto preziosa. Le università, le scuole, i centri ricreativi e i punti di aggregazione sono luoghi che acquisteranno sempre più importanza nella ricerca di spazi dove superare differenze e pregiudizi. Rania Ibrahim, giornalista e scrittrice, residente a Peschiera Borromeo da 14 anni, questo l’ha capito bene e ultimamente si sposta nei luoghi della conoscenza e della cultura per promuovere il suo libro “Islam in Love” e stimolare i giovani a intraprendere un dibattito sulla discriminazione di genere e la xenofobia. Mercoledì pomeriggio è stata la volta della facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università Statale di Milano, dove Rania ha tenuto una conferenza davanti a una cinquantina di studenti coinvolti e molto interessati. «È stata una grandissima emozione», ha dichiarato l’autrice al termine. «Io poi ho studiato in questa sede di via Conservatorio fino ai primi anni 2000 e tornare qui in queste aule è stato un piacere immenso». Il romanzo di Rania parla di una storia d’amore tra due giovani ragazzi a Dover, in Inghilterra. Detta così la situazione sembra piuttosto convenzionale se non fosse che lei, Laila, è di origini arabe e lui, Mark, è il figlio di un noto politico razzista. «I temi affrontati sono tanti e molto attuali», spiega la scrittrice. «Innanzitutto volevo analizzare lo scontro tra culture che gli immigrati di seconda generazione sono costretti a vivere quotidianamente ai giorni nostri, e in secondo luogo ho voluto dare molto spazio all’aspetto erotico della vicenda. Laila si trova per la prima volta a fare i conti con la propria sessualità e il suo corpo che cambia, e purtroppo non puó farlo con la libertà di cui avrebbe il diritto». Dunque è di questo che Rania parla agli studenti, di libertà e integrazione, di tradizioni diverse e di vivere la propria sessualitá senza barriere di alcun genere. E i giovani rispondono sempre in modo molto costruttivo, aprendo dibattiti che spaziano dall’erotismo alla pudicizia, dall’uso del velo al rapporto ta religione e politica. «In università parlare di questi argomenti è stimolante perché si ha un riscontro diretto molto importante. I ragazzi reagiscono in modo costruttivo e funzionale a un dibattito aperto e sincero. Mercoledì mattina sarei dovuta andare anche al liceo classico Parini, invitata da una ragazza del collettivo studentesco che in questi giorni sta gestendo la cogestione studenti-insegnanti, ma purtroppo il preside ha negato la possibilità di fare questa conferenza e non posso certo condannarlo. Alla fine parliamo di argomenti molto delicati, prendersi la reaponsabilità di parlarne con ragazzi così giovani non è per niente facile», racconta la scrittrice peschierese. Oltre alla bellissima iniziativa, è anche interessante constatare che ci sono ancora studenti pronti a impegnarsi e a dedicare il loro tempo libero all’organizzazione di eventi culturali e formativi, senza alcun interesse. «Devo ringraziare i ragazzi della Rete della Conoscenza, collettivo studentesco molto attivo sul tema delle disparità di genere», ha precisato Rania al termine dell’iniziativa. «Sono stati precisi e disponibili, e mi hanno permesso di tornare nell’università dove mi sono formata a fare ció che mi diverte di più, ovvero parlare con i più giovani». Ma non è finita qua, le occasioni di parlare di “Islam in Love” ci sono anche a Peschiera. Proprio ieri sera, in occasiona della giornata mondiale delle donne, presso il centro polifunzionale Sandro Pertini di piazza Paolo VI, Rania ha potuto presentare la sua opera letteraria ai suoi concittadini, constatando che l’interesse non è da ricercare solo tra gli studenti. Alcuni temi non hanno età né bandiera, alcune dinamiche sociali prescindono da religione ed etnia. In un’epoca caratterizzata dalla diversità e dalla conseguente diffidenza, il dialogo è una buona arma per conoscerci e scoprirci uguali. «La curiosità deve portarci in un mondo fatto di interazione e inclusione», conclude la scrittrice di Peschiera.
Mattia Rigodanza