«Se avessero fatto una terza mozione di sfiducia avrebbero dovuto motivarla, ma erano privi di argomenti». «Chi è rimasto fuori dal consiglio comunale ha spinto per silurarmi». «Se il Pd me lo chiederà sono pronto a ricandidarmi»

2016-01-15

Dal 14 luglio 2014 al 4 dicembre 2015. È durato solamente un anno e mezzo il mandato da sindaco di Luca Zambon, terminato con lo scioglimento del consiglio comunale a seguito delle dimissioni di nove suoi componenti. A distanza di poco più di un mese, dopo che hanno parlato davvero tutti e i commenti si sono sprecati, sentiamo cosa ha da dirci il diretto interessato.
Allora, come sono andate le feste natalizie?
«Direi bene. Sono rimasto a Peschiera e le ho passate in famiglia. Dopo un anno e mezzo davvero intenso, dove non ho praticamente mai staccato la spina, avevo bisogno di riposarmi un po’».
E c’è riuscito? Intendo non tanto fisicamente, quanto mentalmente.
«Per due o tre giorni ho davvero lasciato perdere tutto, ma è chiaro che durante i successivi qualche riflessione su quanto accaduto l’ho fatta».
Durante il suo mandato si sono registrati numerosi attacchi e due mozioni di sfiducia non andate a buon fine. Lei però è sempre parso tranquillo: mai avuto il sentore che alla fine potessero riuscire davvero a mandarla a casa?
«La possibilità c’era, a dirlo erano i numeri del consiglio comunale. Tuttavia la mia tranquillità era data dal fatto che credevo molto nel lavoro che stavo portando avanti. Ho pensato che il mio coinvolgimento per il bene della città potesse essere anche quello dei consiglieri comunali che insieme a me avevano una responsabilità importante verso Peschiera. E poi caratterialmente io sono sempre positivo. Ripeto: tranquillo lo sono sempre stato assicuro che lo sono tuttora».
Però anche un suo fedele come il consigliere Galimberti l’aveva invitato ad allontanare dal Comune certi personaggi...
«Lo sgretolarsi della mia maggioranza non è dovuta a persone strane accanto a me come dice Galimberti che peraltro si è dimostrato persona leale nei miei confronti e dei peschieresi, pur non facendo mancare uno spirito critico».
Non l’ha letto come monito di avvertimento?
«No, solo come una sua rispettabile opinione. Il sentore l’ho avuto solo all’ultimo consiglio comunale dove la neoentrata del Pd Franca Costa ha subito aderito a Peschiera Riparte. In quel momento ho pensato che avrebbero potuto sfiduciarmi davvero, prima ero solo concentrato per il bene della città».
In quella seduta lei dichiarò: «Non vado a casa, se volete sfiduciatemi voi». Il capogruppo del M5S Davide Toselli ha dichiarato che non volevano più mandarla a casa, ma sentitisi sfidati l’hanno fatto. Si è tirato la zappa sui piedi?
«Ma no. Era un piano che avevano in mente da tempo. La verità è che dopo due mozioni di sfiducia saltate, tutta questa responsabilità non volevano prendersela. Se mi avessero sfiduciato una terza volta, e ci sarebbero riusciti in questo caso, avrebbero dovuto anche motivarla. In realtà erano privi di proposte concrete. A dirla tutta, dando le dimissioni, loro si sono autosfiduciati e hanno tradito la fiducia di chi li aveva votati. Si sono dimostrati irresponsabili. Poi bisognerebbe anche capire chi ha tirato le fila di tutto».
E chi sarebbe stato?
«Il vero regista è stato Forza Italia. I fuoriusciti del Pd si sono fatti trasportare. Poi chiaro che insieme a loro hanno spinto gli esclusi dal consiglio comunale di liste civiche e anche del Pd stesso».
Invece ha trovato per strada l’appoggio del suo rivale in campagna elettorale, Antonio Falletta...
«Direi di no. Falletta si è solo dimostrato un politico e ha ragionato da politico. La città non aveva bisogno di essere commissariata in questo momento. E poi per mesi hanno insinuato un inciucio tra noi due quando il vero enorme inciucio è quello di Forza Italia, Movimento Cinque Stelle e Peschiera Riparte, appoggiati all’esterno da Rifondazione Comunista e Fratelli d’Italia. Ditemi cosa hanno in comune questi partiti. Ecco il vero inciucio».
Eppure qualche errore l’avrà fatto, oppure no?
«Magari a inizio mandato mi sono trovato in una centrifuga inaspettata e forse non ho prestato la giusta attenzione a tutte le richieste dei consiglieri comunali. Però queste sono situazioni che non possono portare a sfiduciare un sindaco. Per giustificare un atto di tale gravità servono motivazioni politiche serie che non ci sono mai state. Ripeto: chi è  rimasto fuori dal consiglio comunale non l’ha accettato e ha  trovato quattro consiglieri comunali del Pd che gli hanno fatto da sponda per il loro rancore».
La cosa di cui va più fiero in questi suoi diciotto mesi da sindaco?
«La soddisfazione maggiore arriva dall’aspetto sociale. Nonostante le molte difficoltà economiche in questo settore abbiamo lavorato davvero bene anche grazie ai responsabili degli uffici, persone davvero competenti. E poi vado fiero del rapporto che si è creato con l’associazione degli anziani. Infine l’aver portato un piano urbanistico che nelle assemblee pubbliche è stato apprezzato, con zero consumo del territorio, il recupero delle cascine e il progetto dell’antico mulino del conte Borromeo. Queste sono cose concrete su cui si può vedere come mi sono mosso».
L’hanno chiamata sindachino, Zambella, Zambelletta. Hanno creato pagine Facebook ad hoc per spodestarla, eppure lei è sempre rimasto calmo...
«Coloro che hanno creato certi gruppi e messo certi commenti si sono rivelati per quello che sono. Però quello non è il mio modo di fare, non fa parte del mio stile. Non voglio e non mi abbasserò mai al loro livello. Chiaro che mi ha dato fastidio, però in un anno e mezzo hanno prodotto solamente attacchi personali giocando con i nomi perché a livello politico non erano in grado di produrre nulla».

Chi l’ha davvero delusa?
«Persone su cui avevo puntato, come gli ex assessori Righini e Perotti, che erano giovani di prospettive interessanti, ma che hanno avuto fretta di volere solamente apparire. Ovviamente quelli che covavano rancore perché rimasti fuori neppure li considero».
Chi invece si sente di ringraziare?
«Tutto il Pd e le liste civiche che mi hanno sostenuto in campagna elettorale e hanno continuato a credere in me e, soprattutto, i tanti peschieresi che in questi giorni mi hanno fermato per strada per dimostrarmi solidarietà. Il percorso che avevo intrapreso era valido e loro l’hanno capito».
Cosa farà alle prossime amministrative?
«Mi sono sempre assunto le mie responsabilità e lo farò anche questa volta. Sono a disposizione del Pd. Se il partito riterrà opportuno ricandidarmi non mi tirerò indietro».

Nel frattempo... andrà un po’ a lavorare?
(sorride) «Nell’ultimo anno e mezzo l’ho fatto tantissimo. E comunque anche questa storiella che non ho mai lavorato è messa in giro ad arte da gente invidiosa. È da quando ho 18 anni che lavoro. Hanno provato a infangarmi in tutti i modi. Mi spiace per loro perché non ci sono proprio riusciti».
Roberto Pegorini