2016-12-16

i era perfino presentato davanti alle telecamere assicurando che lui non aveva niente a che fare con l’omicidio e che non aveva mai avuto una relazione seria con Gabriella Fabbiano, la cernuschese 43enne uccisa con un colpo di pistola alla testa, legata ai piedi e alle caviglie, avvolta in un telo bianco e gettata nella cava Merlini con tre blocchi di cemento nel tentativo di occultare il cadavere. Mercoledì  sera invece la svolta. Messo sotto torchio per l’ennesima volta dagli inquirenti, Mario Marcone, operatore ecologico pioltellese di 42 anni, è crollato e ha confessato l’omicidio. La sua versione dei fatti tuttavia non è considerata del tutto attendibile. Sosterrebbe, infatti, che la sera del 30 novembre avrebbe avuto un litigio in auto con la donna e che lei, gelosa di lui, avrebbe estratto una pistola. Nel tentativo di sottrargliela sarebbe partito un colpo accidentale e letale. Dopodiché avrebbe portato il cadavere in casa. Per i carabinieri invece la vicenda sarebbe andata in modo diverso. A essere geloso delle troppe amicizie di Gabriella era proprio lui e l’arma era sua. Inquietante, invece, il fatto che abbia tenuto in casa il corpo senza vita della donna fino alla sera di domenica 4 dicembre quando ha deciso di sbarazzarsene gettandolo nella cava. La sua speranza di farla franca è però svanita 24 ore dopo quando il cadavere è riaffiorato dall’acqua. Fin da subito le indagini si sono concentrate sulla cerchia degli amici più intimi di Gabriella. E Marcone è risultato quello che la stava frequentando con maggiore assiduità. Ma le forze dell’ordine hanno considerato improbabile che una sola persona avesse potuto liberarsi del corpo con tanta facilità. Infatti mercoledì sera, oltre all’arresto di Marcone con l’accusa di omicidio volontario, porto illegale d’arma da fuoco e soppressione di cadavere, è  scattato il fermo anche per un suo amico, Fabrizio Antonazzo, 60enne residente in città, che avrebbe ammesso di essere stato messo a conoscenza del delitto il giorno successivo. Nelle prossime ore si cercherà di fare chiarezza sul suo reale coinvolgimento. A Cernusco sono in molti a conoscerlo e chi ha avuto a che fare con lui ne parla come di una persona con qualche problema di salute, ma molto puntigliosa sul lavoro. Tornando a Marcone, anche una serie di prove lo incastrerebbero in maniera inequivocabile. I Ris di Parma, infatti, avrebbero trovato macchie di sangue, il cui dna corrisponderebbe a quello di Gabriella, sia nella camera da letto dell’uomo che nel bagagliaio della sua vettura. Inoltre i carabinieri avrebbero la certezza che era in possesso di una pistola di piccolo calibro e di un silenziatore.