30 Marzo 2018

Oltre 2mila persone si sono presentate alla piscina dell’Enjoy per prendere parte ad “Ab-bracciata”, l’iniziativa benefica (giunta alla terza edizione) a favore delle famiglie che seguono la Terapia multisistemica in acqua, tenutasi in contemporanea in 10 impianti natatori dislocati in tutta Italia. Una maratona di 30 ore, in occasione della giornata mondiale della consapevolezza autistica. A Cernusco sono stati 20 gli operatori Tma che si sono succeduti in acqua, mentre 10 ragazzi assistiti hanno dormito nel centro. E così nelle 10 sedi italiane si è nuotato per 20mila chilometri. Una segnalazione a parte la merita Luciano Vietri. Il nuotatore è partito da Brindisi e, passando per Foggia e Napoli, ha risalito l’Italia fino a Roma poi Firenze, per concludere il suo percorso a Milano in Enjoy. E in ognuna delle piscine ha nuotato per 30 chilometri. Tutti i metri percorsi in vasca da ogni singolo partecipante, comunicati all’assistente bagnante, hannp rappresentato simbolicamente il tentativo di avvicinarsi alle problematiche delle famiglie dei bambini con disturbo dello spettro autistico. Un segno di vicinanza e di condivisione attraverso lo sport che riesce ad abbattere le barriere e a rendere tutti uguali. In particolare il nuoto e l’attività in acqua, attraverso la Tma, metodo ideato da Ippolito Caputo che offre grandi opportunità di integrazione e di rieducazione. «Sono stati due giorni meravigliosi, caratterizzati da un clima bellissimo, umano e di grande apertura» spiega Patrizia, responsabile di Enjoy Care. «L’ennesima dimostrazione che la Tma rappresenta per il nostro centro una grandissima risorsa che restituisce un forte arricchimento educativo per tutti, grandi e piccini. Era palpabile il valore dell’inclusione. I bambini che hanno partecipato, da quelli della Scuola Nuoto a quelli di Enjoy School, hanno dimostrato la genuinità e la concretezza del valore inclusivo di questa iniziativa. È stato molto emozionante e gratificante sapere di essere riusciti ad aiutare gli organizzatori e ad avvicinarci ancora di più ai ragazzi e alle persone che li circondano. Una decina di loro hanno dormito nel centro, solamente con l’assistenza degli operatori: un ulteriore gesto di solidarietà e un supporto alle famiglie che dimostra apertura e speranza verso un spettro di patologie che purtroppo ancora oggi, troppo spesso, conduce all’isolamento».