17 Gennaio 2020

Nel 2010 un terribile incidente in moto gli ha cambiato la vita, costringendolo sulla sedia a rotelle. Ma Andrea Liverani, allora 20enne, non si è lasciato sopraffare, si è rimboccato le maniche, ha lavorato sodo, e ha ottenuto 8 anni dopo, nel 2018, il record mondiale nel tiro con la carabina, che lo ha fatto entrare nella storia di questa disciplina e che gli permetterà di rappresentare l’Italia alle Paralimpiadi di Tokyo 2020.
Viso pulito, sguardo dolce, oggi Andrea, dopo mille vicissitudini, vive a Milano e si allena duramente a Monza: le Paralimpiadi, infatti, si disputeranno a fine agosto e il giovane atleta vuole arrivarci preparato. Ed ecco cosa c’entra questa storia con la Martesana: Liverani, infatti, una volta a settimana fa tappa a Cernusco, al Centro Medico Medeor di via Mazzini, dove è presente un’attrezzatura unica nel suo genere, Hunova, che per lui ha come obiettivo principale quello del recupero posturale e muscolare della parte superiore del tronco, incrementando stabilità e precisione nel tiro, in posizioni non di comfort.
«Nel 2018 ho provato il macchinario in via sperimentale all’ospedale Niguarda, dove sono stato seguito per la riabilitazione dopo l’incidente» racconta. «Ho notato veri miglioramenti nel tiro con la carabina, che era molto più preciso, anche se magari gli allenamenti diminuivano mi rendevo conto di essere al massimo. Ho poi capito che era stato merito del macchinario, per questo ho cercato la possibilità di poterlo utilizzare ancora, scoprendo che è presente a Cernusco». Il centro Medeor, infatti, è uno dei 5 in tutta la Lombardia che lo possiede. Ed è proprio qui che lo abbiamo incontrato: al termine di una seduta Andrea si è lasciato intervistare, raccontandosi con tranquillità e serenità.
«Dopo l’incidente sono stato in ospedale un anno, ho fatto tre mesi di rianimazione e poi altri sei di riabilitazione, ma quando sono uscito ero distrutto» spiega. «Ero sempre stato indipendente e autonomo, ma non riuscivo più a fare nulla da solo, anche le cose che pensiamo più banali, come mangiare o vestirmi. Per fortuna avevo accanto la mia famiglia: ho un fratello gemello, Davide, che mi è stato vicino e mi ha aiutato a comprendere come poter essere pian piano autonomo nella nuova condizione. Ho dovuto imparare tutto dall’inizio, ricominciando letteralmente una vita nuova». L’amore per la carabina è arrivato non molto tempo dopo, come un vero colpo di fulmine. «Prima dell’incidente ho sempre fatto sport» continua  Andrea. «Giocavo nella squadra di basket Briantea 84 Cantù, ma avendo un problema alla spalla non sono mai riuscito ad arrivare ad alti livelli. Un giorno, nel 2015, sono andato al poligono perché volevo richiedere il porto d’armi e mi sono state fatte provare delle pistole. Ma quando mi hanno messo in mano la carabina, mi sono innamorato: ho capito subito che volevo fare qualcosa di importante». Da quel momento, Andrea non si è più fermato, con l’exploit del record mondiale ottenuto in Francia durante la World Cup (2.557 il punteggio finale). In quell’occasione ha ottenuto tre medaglie individuali, oro, argento e bronzo, oltre ad altre tre portate a casa con la squadra italiana, posizionata prima assoluta con un totale di 14 medaglie. In palio c’erano 17 slot per Tokyo 2020 e una è stata conquistata proprio da Liverani, che ad agosto rappresenterà l’Italia alle paralimpiadi. Una storia di lotta e di resilienza che insegna tantissimo a tutti, ai giovani ma anche agli adulti, soprattuto a non arrendersi: quando tutto sembra perduto, c’è sempre un nuovo inizio. E su questo Andrea, che si è dimostrato abile a reinventarsi in più modi, ha anche scritto un romanzo, “La notte di San Possenti”, pubblicato da Inknot lo scorso dicembre. «Ci tenevo a raccontare la mia storia in un libro, che finalmente ha visto la luce, per spiegare come sono nato una seconda volta grazie allo sport e alla disciplina del tiro a segno»  conclude il giovane atleta. «Un percorso non facile, pieno di ostacoli, ma che mi ha permesso di riscoprirmi e di trovare una nuova strada».  
Eleonora D’Errico