22 Gennaio 2016

Dopo la prima tappa in Expo, il Raviggiolo si è presentato anche “a casa sua”. Sabato scorso in Filanda grande evento dedicato al “raffiolo avviluppato nella pasta” che vanterebbe origini medievali e soprattutto cernuschesi. Numerosi i presenti, tra cui il sindaco Eugenio Comincini, l’assessore al Commercio Ermanno Zacchetti e l’ospite d’onore Giancarlo Morelli, lo chef stellato che ha reinventato il piatto “per come poteva essere”. Ma sono intervenuti anche relatori di grande spessore come Toni Sarcina, fondatore e titolare di Altopalato, e Paolo Albano, architetto e designer di Italia Mini per la Dominioni Group. Il pomeriggio è iniziato con lo show cooking di Morelli per i ristoratori locali che hanno potuto conoscere più da vicino l’antica ricetta di “Libista contadina lombarda da Cernuschio” (come viene definita l’inventrice del piatto dall’umanista milanese Ortensio Lando nel suo “Catalogo dell’inventori delle cose che si mangiano, delle bevande ch’oggidi s’usano” risalente al 1548) e  capire com’è stata interpretata dallo chef. Anche se, parole sue, «Ogni mano con gli stessi ingredienti crea cose diverse e nessuno inventa niente in cucina». Interessante poi la conferenza aperta a tutti sugli aspetti storici e culturali del raviggiolo, nome che tra l’altro identifica il formaggio che è parte del ripieno. «Tutta la cucina è nata per caso ed è legata a certi aneddoti, basta pensare al panettone o al risotto giallo» ha spiegato Sarcina. «Ecco perché il raviggiolo potrebbe dare inizio ad una nuova storia per Cernusco».
E in effetti questo strano raviolo, che lo chef bergamasco ha personalizzato con la forma di una stella, vuole essere per la città uno strumento di promozione territoriale, in termini di ecosostenibilità, educazione alimentare (la ricetta prevedeva e prevede ingredienti semplici e a km zero, come le erbe dei nostri campi) e perché no, di turismo. «L’ obiettivo è quello di creare una vera e propria sagra del raviolo che attiri gente da ogni dove» ha detto il sindaco Comincini, spiegando come l’iniziativa sia frutto della collaborazione di molti. Giancarlo Morelli innanzitutto, con le sue mani d’oro, ma anche il giornalista Luigi Frigoli che per primo scoprì l’esistenza del manoscritto e ne diede notiza (autore peraltro del libro “La vipera e il diavolo” dove troviamo la figura di Libista). E poi l’assessore Zacchetti il cui appoggio è stato, a detta del primo cittadino, fondamentale. «Il Comune metterà a disposizione degli interessati tutto il necessario per far decollare il progetto» ha puntualizzato l’assessore. «Il raviggiolo dovrà comparire nei menù, sugli scaffali dei negozi alimentari, nelle gastronomie, sulle riviste di cucina e così via». Una ricetta del passato, trampolino di lancio per il futuro, che ha bisogno quindi della collaborazione di tutti per diventare strumento di crescita e che già ha stimolato nuove idee. Come quella di Stefano Alberti e Daniele Daminelli (foto in alto a destra), due giovani cernuschesi che grazie a una stampante 3D e l’aiuto di alcuni designer hanno creato a partire dalla forma del raviggiolo una collezione di gioielli. Un disegno che a quanto pare ispira anche gli architetti: nel suo intervento, Paolo Albano ha dimostrato la somiglianza tra alcuni edifici del mondo e molti formati di pasta (e il raviggiolo si sovrappone perfettamente alla Tour Eiffel vista dall’alto). Divertimento anche per i più piccoli. Nel pomeriggio infatti una trentina di bimbi hanno partecipato ad un laboratorio di cucina insieme agli assistenti dello chef. E alla fine il momento più atteso, la degustazione del raviolo cernuschese. Molto buono, a giudicare dai commenti di chi si era prenotato per l’assaggio. E tutti gli altri? L’auspicio è che un domani potranno gustarlo direttamente al ristorante.
Francesca Lavezzari