Collio dopo aver vinto l’argento agli Europei

La Procura del Coni ha chiesto per l'olimpionico una squalifica di due anni e tre mesi

05 Dicembre 2014

«Guarda, parlo con voi perché sono anni che mi seguite e conosco la vostra serietà. Altrimenti non avrei molta voglia di commentare». È un Simone Collio tutto sommato tranquillo, quello che risponde al telefono alla chiamata di Cernusco in Folio dopo la bufera che ha travolto lui e altri atleti simbolo dell’atletica italiana. Lo sprinter olimpionico cernuschese è entrato nelle carte della Procura di Bolzano che indaga sul caso di doping del maratoneta Alex Schwarzer. Nel mirino, la frequentazione con il medico Carlo Santuccione, arrestato nei mesi scorsi, e l’assunzione di un farmaco al cortisone giudicato proibito: il Bentelan. Proprio per questo la Procura del Coni ha deferito al Tribunale Nazionale Antidoping l’atleta nato sulle sponde della Martesana, 34 anni e oggi a fine carriera, chiedendo 2 anni e 3 mesi di squalifica. Stessa sorte anche per due dei suoi compagni di staffetta, con i quali Collio ha conquistato agli Europei di Barcellona del 2010 la medaglia d’argento, stabilendo anche il nuovo primato italiano nella 4x100. Si tratta di Maurizio Checcucci e Roberto Donati. Nei loro confronti sono state chieste rispettivamente squalifiche per 2 anni e 8 mesi. Richieste che Simone non esita a definire scioccanti. «Ma io confido nella giustizia sportiva, anche perché ho sempre detto la verità, sia ai pm di Bolzano che al Coni» il commento del velocista azzurro. «E proprio perché non ho niente da nascondere assieme ai miei legali andrò fino in fondo, respingendo ogni accusa». L’obiettivo principale è, ovviamente, difendere anni di onorata carriera e tenere lontana ogni macchia dai tanti prestigiosi risultati conseguiti in pista, su tutti la strepitosa performance ottenuta nella staffetta ai campionati continentali spagnoli di quatto anni fa. «Non voglio certo essere ricordato per un’iniezione di cortisone, fatta, tra l’altro, quando la potevo fare e avvisando chi di dovere» dice ancora lo sprinter. «Senza contare che il test dopo la gara di Barcellona, obbligatorio quando stabilisci un nuovo record, è risultato negativo. Una delle tante prove che esibirò per difendermi dalle accuse e dimostrare che ho sempre agito e gareggiato all’insegna della correttezza e della sportività».
Luigi Frigoli