L'ex premier Romano Prodi
24 Maggio 2013

Fa notizia e approda sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali. Se Renzi con il suo libro va “Oltre la rottamazione”, il sindaco Comincini e i renziani milanesi fanno di più, chiedono scusa a uno dei papabili rottamati. «Scriviamogli: Presidente Prodi, io ti chiedo scusa e ti chiedo di restare». Questo l’appello lanciato lunedì dal Comitato Milano per Matteo Renzi e diventato una raccolta firme on line consultabile su www.change.org che ha già raggiunto le 500 adesioni. A un mese dall’elezione del Presidente della Repubblica e dalla decisione di 101 parlamentari del Pd di voltargli le spalle arriva l’idea dell’iniziativa. Perché «da allora nessuno si è sentito in dovere di scusarsi» si legge nella nota stampa. Lo fanno ora i renziani milanesi chiedendo a tutti i cittadini di condividere questo gesto di solidarietà nei confronti di un uomo che ha contribuito a fare la storia dei democratici e che oggi, forse anche spinto dalla delusione per il tradimento nel voto presidenziale, si starebbe allontanando per sempre dal Pd. «Il 18 aprile, oltre cento parlamentari del Pd decisero di non votare Prodi Presidente della Repubblica, nonostante lo avessero acclamato candidato migliore possibile, senza eccezioni, poche ore prima» commenta spiegando il perché di questa petizione il sindaco Comincini recentemente riconfermato coordinatore dei comitati di Milano per Renzi. «Non sappiamo e forse non sapremo mai quali siano state le motivazioni che portarono un quarto dei grandi elettori del Pd a scrivere, invece che quello di Prodi, i nomi di Rodotà, Cancellieri e D’Alema. Probabilmente molti di loro hanno ritenuto di fare un’intelligente operazione politica, di sostenere un loro interesse o di un loro gruppo. Qualcuno avrà anche ritenuto di agire nell’interesse dello Stato. Il risultato è stato l’esultanza dei parlamentari del Pdl e un danno al Pd e al centrosinistra». Nessuno o quasi di quei 100, fino ad oggi, ha pensato di rivelarsi e giustificarsi o di fare mea culpa. «Nessuno di loro gli ha chiesto scusa» conclude Comincini. «Lo facciamo noi, a nome e per conto loro, per conto degli anonimi che lo hanno pubblicamente umiliato. Gli chiediamo scusa e gli chiediamo di restare con noi. Abbiamo ancora bisogno della sua presenza e della sua adesione a questo progetto che non si è mai completato e non ha mai raggiunto gli obiettivi che Prodi stesso aveva prefissato. Se il professore resterà con noi, sarà più facile per il Pd e il centrosinistra riprendersi dalla sconfitta morale e dal calo dei consensi».