Un plesso scolastico cittadino
22 Giugno 2012

Il tema della scuola resta caldo. E non parliamo della prima prova scritta a cui si sono sottoposti anche gli studenti dell’Ipsia e dell’Itsos mercoledì mattina. Ma dell’emergenza creata per il secondo anno consecutivo dagli esuberi della materna: trenta quest’anno, destinati probabilmente a triplicare nel prossimo. Martedì sera in aula consiliare si è trattato di questo, in approvazione c’era la delibera che dà il via al Servizio educativo integrato. Ma non solo sul fronte istruzione in città. Sul piatto, in occasione della discussione della variazione di bilancio che servirà ad avviare i cantieri di ristrutturazione della scuola media di piazza Unità d’Italia (nella foto), anche i pro e i contro ai lavori di maggioranza e opposizione. Quest’ultima contraria alla riqualificazione e favorevole al trasloco della media all’interno del nascente plesso scolastico di via Boccaccio. Andando con ordine, il parlamentino con i voti della sola maggioranza (Pd, Vivere Cernusco e Sinistra per Cernusco) ha approvato il nuovo servizio che dà una risposta alle trenta famiglie inserite tra gli esuberi del Secondo Circolo. Mamme e papà avranno tempo da oggi fino al 27 giugno di iscrivere i propri figli a questa particolare sezione che in parte si dovranno pagare, e che verrà gestita in una classe del plesso di via Buonarroti dalle educatrici della cooperativa “Il Melograno” con una programmazione didattica identica nei contenuti e negli orari a quella della scuola rimasta ancora orfana di due insegnanti. La novità della delibera approvata sta nella creazione di una fascia di esenzione totale per le famiglie con Isee al di sotto dei 6.500 euro. Dovranno pagare 50 euro al mese, invece, i genitori con Isee tra 6.501 e 15mila euro, 65 euro quelli con certificazione di reddito  da quest’ultima soglia fino a 25mila euro e 85 euro coloro che superano questa quota. A spiegare la bontà di questa opportunità studiata da Villa Greppi e definita più volte dal sindaco Comincini «di qualità», è stata Rita Zecchini, assessore ai Servizi Educativi: «Questa scelta è dettata dall’emergenza, perché l’amministrazione comunale si trova nella condizione di doversi sostituire allo Stato. Una situazione di indeterminatezza che si protrarrà finché la scuola dell’infanzia non diventerà dell’obbligo. E io mi battero per questa battaglia sui diritti». Dall’altra parte Claudio Gargantini di Persona e Città, il Pdl, la Lega e il Movimento 5 Stelle che prendendo le difese del Comitato di genitori che ha seguito da vicino tutta la vicenda spesso diventata aspra nei toni, ha sostenuto, anche sottoscrivendo un emendamento poi bocciato, che il servizio dovesse restare in carico completamente al Comune per una questione di equità tra bambini. L’intervento più accorato è stato quello di Gargantini, che puntando l’indice contro il Pd «che sta instaurando una piccola dittatura in città, la sinistra che non fa più la sinistra sui temi sociali, il silenzio di Vivere Cernusco e il sindaco democristiano Comincini sempre più simile a Berlusconi», ha accusato l’amministrazione di Villa Greppi di una mancata programmazione e di aver sottovalutato il problema noto dall’anno scorso. A Gargantini e all’opposizione hanno risposto il primo cittadino («Io non sono Berlusconi come tu non sei Scilipoti») e tutta l’opposizione spiegando ancora una volta che il Comune non può sostituirsi in toto alle carenze dello Stato soprattutto in questo periodo di crisi. In coro è stato ribadito che la soluzione proposta che dà ai bambini un servizio comunale identico a quello statale nella didattica, seppur migliorabile in futuro grazie anche al contributo delle direzioni scolastiche e dei genitori stessi, è la migliore possibile visto che la coperta è sempre corta. È stato poi Danilo Radaelli, capogruppo di Sinistra per Cernusco a indicare i suoi colpevoli: «Le responsabilità politiche sono ben chiare, hanno nomi e cognomi: Tremonti come mandante e Gelmini come esecutore, appoggiati da tutto il centrodestra, Lega Nord compresa, che hanno dato il via a una riforma della scuola devastante, pianificando tagli per circa 8 miliardi e mezzo in tre anni, a cui ci siamo sempre opposti ricevendo insulti». Prima di questo punto, però, a tenere banco, è stato un riassetto di bilancio che porterà soldi in cassa per iniziare la ristrutturazione della media di piazza Unità d’Italia. «Sarà un buco nero di denaro pubblico» ha tuonato Claudio Gargantini, «che si sarebbe potuto evitare decidendo di trasferire anche i ragazzini delle media nel nuovo plesso di via Boccaccio. Un’amministrazione che ha ben presente dove vuole arrivare avrebbe fatto anche questi conti restituendo al centro  un’area importante per lo sviluppo». Anche in questo caso la risposta è arrivata da Radaelli che alla «Media uno», come ama definirla, ha anche lavorato per tre anni: «Avere un istituto in centro è un valore aggiunto rispetto alla funzione educativa. Fondamentale anche per la mobilità visto che i ragazzini arrivano in bicicletta, e per le attività collaterali grazie alla vicinanza con biblioteca, municipio e cinema». 

Alessandro Ferrari