30 Aprile 2020

Cinquantasei tablet per l’ospedale di circolo di Varese per permettere alle persone ricoverate per il coronavirus di poter parlare con i loro cari che sono a casa in apprensione per loro. E a donarli sono stati i detenuti del carcere di Busto Arsizio. L’iniziativa, quasi superfluo dirlo, è stata portata avanti da don David Maria Riboldi che a Cernusco ricordano tutti ancora con grande affetto. Stamattina, giovedì 30 aprile, il prete insieme al direttore della casa circondariale, Orazio Sorrentini, e il comandante Rossella Panaro, si sono recati al nosocomio per consegnare gli apparecchi elettronici di marca Lenovo e Ipad Apple, corredati da cover antisettiche, proprio per essere usati nei reparti a rischio contagio. I detenuti hanno fatto la classica colletta, raccogliendo 2.177 euro, una cifra ragguardevole, visto che si tratta di circa 5 euro a testa, se rapportata a istituti di maggiore capienza come Poggioreale o di più ampie possibilità remunerative come Bollate, dove la media è stata di 1 euro a recluso. I tablet saranno suddivisi fra i vari reparti e anche in altre strutture del territorio , come l’ospedale Tradate.

Il Comandante ha sottolineato come il gesto abbia un valore ancora più grande, se commisurato alle violenze di cui i ristretti di diversi istituti penitenziari in Italia si sono resi protagonisti, poco più di un mese fa. Le persone detenute e Busto Arsizio non solo si sono mostrate recalcitranti alle rivendicazioni, che portarono a evasioni di massa e morti, ma hanno deciso di distinguersi in positivo, svettando per generosità.

“A coinvolgermi in questo iniziativa è stato un ’amico Gianluca Covino” racconta don David, “che ha pensato come la finalità di questa raccolta fondi potesse suscitare l’immedesimarsi dei reclusi da reato nei reclusi da covid. Molti di loro mi hanno detto che  sanno benissimo cosa voglia dire non poter sentire la famiglia e non poter vedere i propri cari”. Alla raccolta delle detenuti si è unita una colletta esterna, per generare la liquidità necessaria all’acquisto della mole imponente di tablet e cover. Tramite per l’acquisto e la consegna, la cooperativa sociale “La Valle di Ezechiele”, fondata dal cappellano per il reinserimento lavorativo dei detenuti, con sede presso la Casa Circondariale. Al momento della consegna don David è rimasto amareggiato per una situazione che vuole evidenziare: “Spiace che i telegiornali, pur avvisati per tempo, non abbiano voluto dar visibilità alla cosa. Sarebbe stato bello girare per le sezioni e dire: “Guardate che non finite in TV solo per le vostre malefatte o i vostri processi”. Mi piace comunque evidenziare come i nostri reclusi abbiano primeggiato in bontà: i più generosi in Italia”.