22 Gennaio 2021

Un viaggio all’interno di un mondo che da qualche anno sta facendo moltissimo parlare di sé, tramite provocazioni, ostentazioni e un modo di fare musica del tutto nuovo, seppure affondi le radici in generi artistici non recentissimi. “Trap game: i sei comandamenti del nuovo hip hop”, edito da Hoepli, è il nuovo libro del cernuschese Andrea Bertolucci, giornalista e scrittore classe 1990 amante della trap, genere musicale che sta facendo tendenza tra giovani e meno giovani. Nata negli Stati Uniti da una costola del rap, la trap music si differenzia per sonorità, contenuti e metriche da quel genere che ha caratterizzato la black culture degli ultimi quarant’anni. “Da ragazzino ascoltavo musica punk rock, roba del tutto diversa dal rap”, racconta Bertolucci. “Nel 2005 sono finito, quasi per caso, a un concerto di Jay-Z, leggenda dell’hip hop americano, e mi sono innamorato all’istante del genere. Iniziando a frequentare quel tipo di ambiente artistico nei luoghi cult del rap milanese, sono venuto a contatto con quelli che negli anni successivi sono diventati i fautori della trasformazione dal rap alla trap”.

Sonorità profonde ed elaborate, musiche talvolta lente accompagnate da metriche variegate e contenuti estremamente espliciti: la trap in breve tempo è diventata mainstream, attirando l’attenzione di milioni di giovani in tutta Italia. “Con l’esplosione del fenomeno, i media ne hanno subito dato una narrazione molto superficiale, esaltando solo gli aspetti torbidi di una cultura musicale che non è affatto scontata nei suoi obiettivi e nella sua rappresentazione artistica”, continua l’autore. “Ho voluto, dunque, dire la mia e raccontare la verità su un movimento che non parla solo di donne, soldi e droga, ma che descrive gli impulsi di una generazione che cerca un vero riscatto sociale. Tutti ricordano la tragedia avvenuta a Corinaldo nel 2018, in cui sei persone persero la vita durante uno show di Sfera Ebbasta, uno dei più celebri esponenti del genere in questione. Ecco, mentre i media usarono quel fatto di cronaca per demonizzare tutta la scena, io ho voluto partire proprio da lì con questo progetto per far conoscere la trap a 360 gradi”.

Un viaggio all’interno delle tematiche che caratterizzano i testi degli artisti trap, compiuto proprio assieme agli artisti stessi che si raccontano e spiegano come mai hanno cominciato a rivolgersi ai più giovani trattando temi così crudi e all’apparenza pericolosi. Da Lazza a Vegas Jones, da Ernia a Ketama 126 e Beba, passando per Filippo Agostinelli, che cura il branding della maggior parte di questi artisti, e Maruego, pioniere di questa cultura. “I sei comandamenti rappresentano l’intera galassia trap, le parole chiave per descrivere le esperienze trattate nei testi e il modo in cui vengono affrontate. I soldi, il blocco, ovvero il quartiere, lo stile, le droghe, le donne e il linguaggio”, racconta Bertolucci. “Con questo libro non mi rivolgo solo agli appassionati, ma anche ai genitori che hanno bisogno degli strumenti giusti per parlare di queste cose ai loro figli affinchè capiscano che la musica trap è solo arte, non suggerisce per forza degli esempi da seguire. D’altronde anche negli anni ‘70 le rockstar parlavano di sesso e droga, questo non vuol dire che il loro talento musicale passasse in secondo piano. I cantanti con cui ho avuto il privilegio di scrivere questo libro vogliono far capire agli ascoltatori che con passione e dedizione si possono trasformare i sogni in realtà. Capisco che l’ostentazione e la provocazione possa dare fastidio, ma per criticare questo movimento bisogna immergercisi e non limitarsi alle narrazioni che ci vengono somministrate dai programmi televisivi. Solo così ci si può accorgere di quanto sia ricercata la musicalità e di quanto sia innovativo il linguaggio. Capisco anche che per un genitore sia pericoloso vedere ragazzi che parlano di farmaci e sostanze stupefacenti, ma i più lo fanno per criticare una società che induce le persone all’autodistruzione. Non bisogna mai fermarsi alle apparenze”. Insomma, nel bene o nel male quello di cui parliamo è un vaso di Pandora che andava scoperchiato per far uscire un disagio che, purtroppo, accomuna moltissimi ragazzi di oggi, e Bertolucci lo fa in maniera magistrale. La sua capacità di andare in fondo ai temi e di narrare una generazione uscendo dagli schemi è palese e clamorosa. E noi non vediamo l’ora di seguire i suoi progetti futuri.

Mattia Rigodanza