I rugbisti del Cernusco

Due delle colonne portanti dei roadrunners sono impegnate a preparare la decima edizione del Milano Rugby Festival che è in scena da ieri sera fino a domenica 9 giugno

07 Giugno 2013

Nome 

«Dario (molti pensano Jacopo)».

Cognome 

«Dalla Mariga».

Soprannome 

«Iacopino».

Anni 

«26».

Ruolo 

«Pilone o tallonatore».

A che età hai iniziato a giocare a rugby? 

«18».

Perché hai scelto questo sport? 

«Ero un promettente canoista e istruttore della canoa fluviale Martesana e durante un campus estivo, in cui praticamente ho vissuto per 3 mesi al centro sportivo, ho conosciuto prima il terzo tempo e poi un giorno (in costume da bagno) il campo da rugby».

Perché lo consiglieresti? 

«Perché è più di uno sport. E a Cernusco è una famiglia».

Conosci un rugbista astemio? 

«Sì ed è anche molto forte, ma un terzo tempo senza birra non è un terzo tempo».

Vino o birra? 

«Entrambi, di qualità».

Il Ce in tre aggettivi. 

«Chiassoso, affettuoso, esigente compagno di vita... Io Ce credo!».

Se non fossi stato un rugbista saresti stato? 

«Magro. E forse un canoista». 

Le tante botte che prendete non vi rincoglioniscono? 

«Cerco di darle piuttosto che prenderle, ma è molto peggio la corsa delle botte».

Cosa significa terzo tempo? 

«Incontrarsi con chi condivide la tua stessa passione, scherzare e commentare i momenti salienti della partita».

Ma in campo davvero mai una litigata con gli avversari? 

«Eccome. Chi pensa a litigare, però, di norma non va in meta».

Tre aggettivi per il Festival del Rugby in scena questo fine settimana in via Buonarroti. 

«Sportivo, goliardico, solidale».

Cosa rispondi a chi dice che è solo un’occasione per bere e fare confusione? 

«Di partecipare e viverlo con noi dal mattino alla sera. Capirà che c’è molto di più». 

Cosa vi aspettate da questa nuova edizione? 

«Che le persone si godano un torneo ancora più avvincente e di alto livello. Vedremo un bel rugby».

Abbinerete anche iniziative sociali. Quali? 

«Certo, come tutti gli anni. Quest’anno abbiamo voluto sottolineare alcuni degli impegni solidali da cui il Rugby Cernusco non si tira mai in dietro. E da due anni a questa parte abbiamo deciso di concentrare le energie su progetti locali in cui possiamo fare la differenza e di cui possiamo toccare con mano i risultati».

Ma i rugbisti, come i calciatori, attirano le veline? Insomma cuccate? 

«Solo quelle con buon gusto».

Sei l’allenatore. Che ruolo daresti all’esile sindaco Eugenio Comincini? 

«Beh il mediano di apertura. Quale ruolo più indicato di quello del regista della squadra?».

E al più robusto assessore allo Sport Ermanno Zacchetti? 

«Decisamente più robusto, ma per quanto ne so gran corridore. Lo vedrei come terza linea ala. Ma indiscrezioni dicono che lo abbiamo convinto a partecipare alla partita di apertura dell’evento per il torneo Old, quindi vedremo la scelta di coach Fornaroli».

Chi proprio non può mancare alla vostra festa?

«Il sole».

Azzurri esclusi, per quale nazionale di rugby fai il tifo? 

«Irlanda».

I vostri rivali di sempre sono? 

«Gli amici del Cologno con cui disputiamo il sentitissimo derby».

Perché il rugby non è disciplina olimpica? 

«Il rugby a 7 lo diventerà».

Uno spot per la palla ovale.

«Citando un paio di frasi famose: il rugby è come una partita di scacchi giocata ad altissima velocità. E ancora: il rugby è come un concerto di pianoforte, c’è chi il pianoforte lo suona e c’è chi lo sposta».

Grandi, grossi e cattivi... Dì qualcosa per sfatare un mito. 

«Grandi, grossi, bassi, magri, belli e brutti. Il rugby è veramente uno sport per tutti, ma non possono mancare il coraggio e l’intelligenza. L’aggressività è una parte importante del gioco ma non ha nulla a che spartire con la cattiveria».

Gli Azzurri nel 2007 voltarono le spalle alla Haka. Se il Ce dovesse trovarsi di fronte agli All Blacks e alla loro danza maori, avete mai pensato a cosa potreste inventarvi? 

«Io voterei per onorarla con il rispetto dovuto. E di certo non mi perderei lo spettacolo girandomi di spalle».

Dì a Fabio qualcosa che in campo non gli hai mai detto, ma che avresti tanto voluto dirgli... 

«I passaggi dietro la schiena non li prendono in Serie A, Cosa ti fa pensare che ci possa riuscire io?».

Ultima cosa: prometti di rimanere sobrio per tutta la durata della festa? 

«Sobrio ed elegante».

 

 

 

Nome 

«Fabio».

Cognome 

«Scalvini».

Soprannome 

«Scalvo».

Anni 

«35».

Ruolo 

«Non gioco più da un po’, però adesso alleno».

A che età hai iniziato a giocare a rugby? 

«13».

Perché hai scelto questo sport? 

«Era l’unico modo per saltare la scuola durante i giochi della gioventù».

Perché lo consiglieresti? 

«Oggi al campo ci sono anche le ragazze».

Conosci un rugbista astemio? 

«Più di uno».

Vino o birra? 

«Tutti e due».

Il Ce in tre aggettivi. 

«Per citare un amico, il Cernusco si ama non si discute».

Se non fossi stato un rugbista saresti stato? 

«Non saprei, ma sicuramente avrei praticato uno sport di squadra». 

Le tante botte che prendete non vi rincoglioniscono? 

«Rincoglioniti si nasce, non si diventa».

Cosa significa per voi terzo tempo? 

«La domenica dalla fine della partita fino a quando si va a dormire».

Ma in campo davvero mai una litigata con gli avversari? 

«Ma scherzi? Avrò litigato mille volte, ma alcuni di quelli con cui ho litigato in tutte le partite nelle quali ci siamo sfidati, ora sono amici con i quali continuo a litigare».

Tre aggettivi per il Festival del Rugby in scena questo fine settimana in via Buonarroti. 

«Bello. Bello. Bello».

Cosa rispondi a chi dice che è solo un’occasione per bere e fare confusione? 

«Chi la pensa così sono quelli che vedono il rugby solo come una grande rissa collettiva che finisce a bere mille birre. Chi viene al Milano Rugby Festival a devastarsi con noi non ha nulla a che fare, anzi, faremo il possibile per evitare che sfruttino la nostra bella festa come pretesto per ubriacarsi di brutto». 

Cosa vi aspettate da questa nuova edizione? 

«Il bel tempo (minchia se piove pure quest’anno...), bel rugby, una marea di gente e di... belle ragazze».

Abbinerete anche iniziative sociali. Quali? 

«Continueremo con con il progetto “Solidarmeta” volto ad aiutare l’associazione “Gli occhi di Jack” e faremo due campagne di sensibilizzazione contro il bullismo e l’abuso di alcol in collaborazione con il Centro di aggregazione giovanile “Labirinto” di via don Sturzo».

Ma i rugbisti, come i calciatori, attirano le veline? Insomma cuccate? 

«A me non è mai capitato, ma conosco molti a cui succede».

Sei l’allenatore. Che ruolo daresti all’esile sindaco Eugenio Comincini? 

«Estremo».

E al più robusto assessore allo Sport Ermanno Zacchetti? 

«Centro».

Chi proprio non può mancare alla vostra festa?

«Tutti quelli che non l’anno mai vista. Gli altri verranno sicuramente».

Azzurri esclusi, per quale nazionale di rugby fai il tifo? 

«Argentina».

I vostri rivali di sempre sono? 

«La tradizione vorrebbe Cologno, ma lì giocano un sacco di amici per considerarli davvero dei rivali».

Perché il rugby non è disciplina olimpica? 

«E che ne so io!».

Uno spot per la palla ovale.

«Fosse per me, non ci sarebbe bisogno: ma non avete capito che è uno spettacolo?».

Grandi, grossi e cattivi... Dì qualcosa per sfatare un mito. 

«Passate alla festa e chiedete di vedere venti giocatori del Cernusco a caso: il mito verrà sfatato».

Gli Azzurri nel 2007 voltarono le spalle alla Haka. Se il Ce dovesse trovarsi di fronte agli All Blacks e alla loro danza maori, avete mai pensato a cosa potreste inventarvi? 

«Probabilmente l’attenzione non sarebbe rivolta all’Haka, te lo assicuro».

Dì a Dario qualcosa che in campo non gli hai mai detto, ma che avresti tanto voluto dirgli... 

«Sarò serio nella risposta: guarda che il tempo di giocare prima o poi finisce: lavora duro, gioca forte e divertiti!».

Ultima cosa: prometti di rimanere sobrio per tutta la durata della festa? 

«Mi hai mai visto ubriaco?».

Alessandro Ferrari

 Roberto Pegorini